22 gennaio 1980
La Fiat chiuderà l’anno in rosso per almeno cento miliardi
La Fiat Auto chiude l’esercizio 1979 in rosso. Si è parlato di un buco compreso tra i 100 e i 600 miliardi. Nel 1979, anno di forte espansione del mercato interno e internazionale, la Fiat ha prodotto lo stesso numero di vetture del 1978 (ancora al di sotto dunque dei livelli del 1972-1973), dando via libera alle aziende straniere. La tanto attesa ripresa dell’auto ha visto invece la Fiat perdere quote di mercato: nove milioni di ore di sciopero e le rigidità organizzative imposte dal sindacato sono costate una mancata produzione di 300 mila vetture in un anno, calcolabili in migliaia di clienti passati ad altre marche e difficilmente recuperabili
Nella sua lettera agli azionisti Agnelli ammonisce: «È necessario che sia posta in atto una politica industriale europea capace di rendere effettiva la concorrenza tra le case, di aprire la strada a razionalizzazioni continentali che privilegino nel contempo riallocazioni produttive nelle aree depresse della Comunità ... ». Anche il Pci sembra disponibile a dare una mano e ha avanzato un’ipotesi di collaborazione con lo Stato. E’ un discorso che a Corso Marconi è stato esaminato molto attentamente. La risposta è stata immediata: «Non ci sarebbe da stracciarsi le vesti gridando allo scandalo — ha dichiarato Luca Montezemolo, responsabile per le relazioni esterne del gruppo — se lo Stato ci garantisse un sostegno finanziario nel campo della ricerca, oppure se contribuisse ad iniziative capaci di creare maggiori economie di scala a livello internazionale».
A Torino, tuttavia, le aperture improvvise del PCI e di una certa area sindacale hanno suscitato molte perplessità: «Non possiamo non notare — dice Montezemolo — come molti argomenti costantemente sostenuti dalla Fiat in questi anni vengano ora fatti propri dal PCI che è stato invece a lungo assertore di tesi diverse, se non addirittura opposte a quelle attuali, contribuendo in maniera determinante a creare intorno all’auto un clima di sfiducia, quando non di dichiarata ostilità, e dando ai sindacati un decisivo supporto nell’alimentare una conflittualità permanente in fabbrica».