21 gennaio 1980
Il procuratore di Roma apre l’inchiesta sul calcioscommesse
ROMA — Il procuratore capo della Repubblica, Giovanni De Matteo, ha deciso ieri sera di condurre personalmente l’inchiesta sul presunto scandalo delle scommesse clandestine in cui sarebbero coinvolti alcuni calciatori di serie A (sette, se non di più). La Federcalcio aveva aperto una sua inchiesta la settimana scorsa. Risulta che i calciatori coinvolti avessero scommesso un totale di cento milioni contro le proprie squadre, comportamento incomprensibile. C’è anche l’ipotesi che la somma della puntata sia stata fornita agli scommettitori proprio dal loro avversari. In altri termini: la squadra X avrebbe offerto cento milioni a un gruppo di giocatori della squadra Y per garantirsi la vittoria e questi avrebbero a loro volta girato la somma a un bookmaker, puntando sulla propria sconfitta (attraverso un incaricato di fiducia non calciatore), favorendola poi sul campo e quindi vincendo la scommessa e intascando duecentocinquanta milioni. Le rivelazioni proverrebbero da un bookmaker che dice: «Se i giocatori, sulle partite che disputano, scommettono a favore dell’avversario e poi le perdono a bella posta, il nostro banco salta, per noi è finita!». Di qui la decisione di far dare una punizione solenne a quei calciatori — perché valga da esempio per tutti — spifferando i particolari ad alcuni giornalisti. Il bookmaker «bruciato» pare sia molto noto negli ambienti milanesi, dai quali sarebbe stato di recente allontanato, trasferendosi a Roma. I giornalisti testimoni della vicenda sono Mimmo De Grandis e Gianni Melidoni, caporedattori rispettivamente di Paese Sera e II Messaggero. I sospetti di un illecito sembra che investano anche un’altra partita, non di campionato ma di Coppa Italia, fra due squadre di serie A: la stessa squadra X coinvolta nel primo caso e una squadra Z. L’attività sotterranea della fitta ragnatela dei bookmaker va avanti da anni, smuove centinaia di milioni alla settimana, si allarga a macchia d’olio, fino a rappresentare un serio pericolo per la stessa schedina del Totocalcio. (Marco Nese-Nino Petrone sul Corriere della Sera del 22 gennaio).