16 gennaio 1980
L’oro a 18 mila lire il grammo, tensioni sugli altri metalli preziosi
È con l’oro (ieri a 18 mila lire il grammo) che Mosca raccoglie abitualmente valuta estera per finanziare buona parte dell’importazione di derrate alimentari dall’Occidente. Ma è ormai su tutta la gamma dei metalli di cui l’Urss è tra i maggiori produttori mondiali che si manifestano crescenti tensioni. Il palladio, per esempio, è salito tra lunedì e ieri ad un nuovo massimo storico di 216-220 dollari sul mercato libero di Londra; prezzi in forte ascesa anche per nichel, titanio, tungsteno, manganese, cromo e per i due metalli preziosi — argento e platino — di cui si fa ampio uso industriale. L’Urss, dicono gli csperti, sarebbe in grado di «tagliare» queste vendite mettendo in difficoltà alcuni comparti strategici della produzione in Occidente poiché ha raggiunto un grado di autosufficenza di gran lunga superiore persino a quello degli Stati Uniti.
Sulla possibilità di affamare davvero l’Urss con il taglio alla vendita di grano: attenti alle triangolazioni. La Francia vende abitualmente frumento alla Somalia e parte di queste forniture vengono poi ritrasferite verso l’Urss.
Resta il fatto che i 13 paesi interessati produttori di cereali (13 come i membri i dell’OPEC, fa notare qualcuno) hanno deciso di «congelare» 163 milioni di tonnellate di cereali assegnate quest’anno per l’esportazione, circa il 90 per cento di quel che sarebbe stato messo in commercio in tutto fl mondo nel 1979. L’Argentina da sola avrebbe immesso sul mercato 13,7 milioni di tonnellate, un quantitativo sufficiente a «coprire» il «buco» sovietico ed evitare all’economia russa un periodo di grave i crisi soprattutto per quanto riguarda il settore zootecnico e quindi la disponibilità di carne.