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 1980  gennaio 21 Lunedì calendario

Tito operato forse senza anestesia e con l’agopuntura cinese. A suo fratello vennero amputate entrambe le gambe

BELGRADO — Si contano le ore: più passano e più Tito ha la possibilità di  sopravvivere. I medici sono laconici e i due bollettini diramati nella giornata di ieri, uno a  mezzogiorno e l’altro nel tardo  pomeriggio, dicono soltanto che, sino a questo momento, non  sono state registrate crisi postoperatorie. Il polso e la pressione «sono nei limiti del normale» e lo stato generale del  presidente Tito «è buono».
Ma tutto è relativo, la vita di Tito seguita ad essere appesa ad un filo che potrebbe  spezzarsi e le ansietà non hanno ancora fatto posto ad una  fondata speranza. Si contano le ore, si attende che trascorrano questi primi giorni critici e che Tito superi il duplice trauma dell’amputazione e dell’anestesia, se anestesia c’è stata veramente, stando a certe voci che farebbero credere  all’intervento di uno specialista cinese di agopuntura e che Tito dunque avrebbe sostenuto  l’amputazione con il soccorso degli aghi delle cllniche di Pechino.  Qualcuno ricorda che un destino quasi analogo si era abbattuto sul fratello del presidente, Slavko, al quale erano state amputate le due gambe e Slavko aveva vissuto ancora per molti anni. Tito, si dice, può sopravvivere anche lui, come il fratello.
Le voci allarmistiche hanno ripreso virulenza e sono lì per ammonire che l’orizzonte è minaccioso e che i pericoli non sono stati neutralizzati. Certo, Belgrado ha ripreso il volto tranquillo di tutti i giorni con la piccola  eccezione che alcuni edifici di interesse pubblico — la radio, la televisione, la stazione  ferroviaria, ma non il parlamento federale — sono vigilati da soldati armati. E anche in un perimetro di venti o trenta  chilometri intorno a Belgrado non si scorge nulla di inconsueto. Ma le voci resistono e si accavallano, dicono che i mezzi cingolati dell’esercito sono  stati concentrati nelle zone  strategiche, soprattutto quelle della pianura pannonica che si apre sull’Ungheria e che in quelle zone sono avvenute  esercitazioni militari. (Enrico Petta sul Corriere della Sera del 22 gennaio)