15 gennaio 1980
L’intervento chirurgico sulla gamba di Tito non ha funzionato
BELGRADO — L’intervento chirurgico al quale il maresciallo Tito era stato sottoposto domenica mattina non ha dato il risultato sperato. I medici avevano tentato di agevolare l’irrigazione sanguigna della gamba sinistra mediante un’arteria artificiale, ma l’operazione non è riuscita. La sensazione diffusa a Belgrado è che dai primi di gennaio, dai giorni cioè del primo ricovero in clinica, le condizioni di salute del maresciallo non siano affatto migliorate. In quei giorni, dopo le analisi e i consulti con specialisti di fama mondiale, come l’americano De Backey, pareva legittimo un certo ottimismo e lo stesso specialista americano aveva espresso la speranza che un trattamento a base di farmaci sarebbe stato efficace per riattivare la circolazione sanguigna dell’arto. Tra i tanti documenti prodotti in quest’occasione, quello sulla mobilitazione, diffuso venerdì della scorsa settimana dalle presidenze della repubblica e del partito, ha avuto l’effetto di una precisa parola d’ordine: l’eco è rimbalzata nelle singole repubbliche e province autonome dove si è sviluppata una sequenza impressionante di riunioni a tutti i livelli fino a quelli più bassi delle sezioni locali di partito e dei consigli locali della difesa territoriale. Nelle fabbriche e in tutte le altre istituzioni sono stati introdotti turni di vigilanza. Le licenze ai militari sono state sospese. Quando aveva varato il sistema della sua successione — la direzione collegiale — dandogli forza di legge, Tito non aveva probabilmente previsto che il suo collaudo poteva avvenire in mezzo a un rigurgito di guerre fredde capaci di mettere a dura prova la saldezza di nervi dei dirigenti jugoslavi e la robustezza delle strutture portanti dello Stato (Enrico Petta sul Corriere della Sera)