7 gennaio 1980
A parte gli inglesi, l’Europa non vuole appoggiare Carter
PARIGI — «Solo Londra sostiene Carter, le altre capitali non s’impegnano». Con questo titolo l’Herald Tribune assume l’atteggiamento degli alleati europei al dopo-Kabul e alla decisione americana di "punire" con varie sanzioni l’URSS per l’invasione dell’Afghanistan. Soprattutto dopo il risultato delle elezioni indiane (che viene interpretato come un altro punto in favore di Mosca nel grande poker asiatico: lo spoglio è in corso ma Indira sta vincendo nettamente) gli americani scrutano infatti con attenzione se dall’Europa giungano segni di appoggio alla «politica di svolta» impressa da Carter ai rapporti Est-Ovest. Ma le fonti ufficiali Usa sono molto scettiche sulle «consultazioni ad alto livello» che dovrebbero tenersi tra i vari governi europei e la CEE sul «come e quando» cooperare con la linea Carter. Del resto, le risposte principali sono già state date e appaiono «negative o sfuggenti».
Soprattutto la posizione assunta dalla Francia è indicativa del «clima generale di disimpegno», dopo le dichiarazioni rese pubbliche domenica dal ministro degli esteri François-Poncet. «Noi escludiamo ogni rappresaglia verso l’URSS — ha detto il ministro — e semmai intendiamo aprire consultazioni con Mosca per ritrovare il modo di salvare la distensione». Per il governo di Parigi le spiegazioni fornite dall’URSS sull’occupazione militare di Kabul restano sempre «discordanti con la realtà». Pertanto va sempre sostenuta all’ONU la richiesta di ritiro delle truppe russe, «ma tra questo e associarsi a una politica di ritorsione il passo è talmente grande che la Francia non intende compierlo». La tesi francese s’attesta quindi su questa logica: proprio perché l’evento afghano ha significato un’altra minaccia per la distensione globale, la Francia intende perseguire il dialogo con l’URSS al fine di salvarla: se possibile su scala mondiale, altrimenti su scala europea (Alberto Cavallari sul Corriere della Sera).