6 gennaio 1980
Boom delle scommesse, viaggi organizzati ai casino
L’Italia della crisi invoca la dea bendata e punta sulla ruota della speranza. Anche i grandi scandali, o la crociata di un vescovo ribelle, diventano cabala e scommessa. Book-makers improvvisati, in una clandestinità nemmeno troppo segreta, pagavano venti contro uno la scomunica di Lefèbvre e accettano giocate sull’incriminazione di Gui e Tanasst nell’epilogo della vicenda Lockheed. Si scommette su tutto: la squadra che scende in campo la domenica, l’esito della finale di Coppa Davis, la prossima evasione di Vallanzasca, il prezzo dell’oro, le decisioni degli emiri che segneranno la sorte del barile di greggio. Psicologi e sociologi interpretano la realtà e danno risposte: sono l’incertezza del presente e il buio del domani che stimolano il senso del rischio. C’è il boom del gioco, nell’illusione di catturare un destino diverso. I casinò hanno perso re senza trono e nobili con la rendita, ma vedono ai tavoli verdi rappresentanti di commercio e bottegai, impiegati e palazzinari senza blasone, che arrivano con il charter ’tutto incluso’. E c’è la esplosione delle lotterie. La lotteria di Capodanno, sulle ali delle storielle di Beppe Orlilo e delle piroette di Heather Parisi, ha distribuito 4 miliardi e 140 milioni. Sei maximilionari e 144 milionari, che la fortuna ha scelto fra quattordici milioni di biglietti. Significa che un italiano su quattro ha investito mille lire nel tagliando. Se si considera che la famiglia media è composta di quattro persone, si può concludere che ogni famiglia Italiana ha seguito «Fantastico» con l’inconfessata speranza di entrare nella volata dei vincitori. L’anno scorso, erano stati venduti otto milioni di biglietti; quest’anno, sei milioni in più (Fabio Felicetti sul Corriere della Sera)