3 gennaio 1980
Carter richiama l’ambasciatore Usa a Mosca e chiede al Congresso di rinviare la decisione sul Salt 2.
Mentre in Afghanistan l’offensiva delle truppe sovietiche contro i guerriglieri islamici incontra più resistenze del previsto, il presidente americano Carter ha annunciato le sue prime misure di replica. Dopo aver richiamato a Washington per consultazioni il suo ambasciatore a Mosca Watson, ha chiesto al Senato di rinviare la decisione sulla ratifica dell’accorde SALT 2 per la limitazione delle armi nucleari strategiche. Gli Stati Uniti inoltre appoggiano una iniziativa dei Paesi islamici che chiederanno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di condannare l’intervento sovietico. In una prima replica alla decisione americana, l’agenzia sovietica TASS ha accusato ieri «l’amministrazione Carter e gli ambienti reazionari» di voler «intensificare la corsa agli armamenti nucleari» sottolineando che «gli USA hanno bisogno quanto l’URSS del SALT 2». La TASS poi ha condannato il proposito americano di rafforzare la difesa del Pakistan perché ciò «potrebbe accrescere la tensione e suscitare scontri pericolosi».
Le «Izvestia», giornale del governo sovietico, accusano invece Washington di voler sfruttare la situazione per allargare la zona di influenza della NATO. Sul piano politico, una condanna eplicita dell’intervento sovietico è venuta, dopo iniziali cautele, dal partito comunista spagnolo, che si richiama ai principi di sovranità e indipendenza. Dal teatro degli scontri, dove i giornalisti occidentali non sono ancora stati ammessi, sembra che in alcune zone sia in atto una controffensiva di guerriglieri islamici, ai quali si i sarebbero uniti fedeli del deposto e ucciso presidente Amin che hanno disertato dalle forze regolari afghane.