Corriere d’informazione, 8 gennaio 1979
Tags : Brunella Gasperini • Cultura • Donne • Giornalisti • Posta del cuore
Biografia di Brunella Gasperini
Brunella Gasperini (Bianca Robecchi), Milano 22 dicembre 1918 - 7 gennaio 1979.
Se n’è andata di fretta, improvvisamente, senza il tempo di avvisare nessuno. Un infarto ieri, poco dopo le 13 all’Ospedale Fatebenefratelli dove era ricoverata da qualche giorno. Un cuore che non regge più. Che non ce la fa più a battere, ad andare avanti. Quasi, un’ultima volta, non prendendosi ancora sul serio. O forse perché, dopotutto, non bisogna mai scaricare sugli altri i propri problemi, i propri guai. Lei, Brunella, i guai suoi era abituata da una vita a tenerseli per sé. A inghiottirli, a starci male. Ma senza dirlo in giro, senza farlo sapere. Tanto il suo mestiere era un altro, quello di stare a sentire i guai altrui, di venire continuamente e ininterrottamente investita delle ansie, angoscie, paure e batticuori di migliaia e migliaia di donne che da oltre venticinque anni la consideravano un po’ l’amica del cuore, la sorella più grande, forse una mamma sempre pronta a capire e mai a giudicare. Per 25 anni Brunella Gasperini ha risposto a tutte. La cosiddetta «posta del cuore», un termine che la faceva un po’ arrabbiare. «Adesso si potrebbe chiamarla posta del “privato"», aveva detto di recente lei stessa con ironia alludendo all’invasione sulle prime pagine dei quotidiani di lettere di cinquantenni dai cuori infranti e dall’adulterio coccodrillesco. «In venticinque anni – diceva – non ho parlato certo solo dei problemi sentimentali. Il mio rapporto con le donne che mi scrivono è andato via via crescendo, mutando con i tempi. E cosi si è cominciato a parlare di aborto, di divorzio, della droga, della solitudine... Tutti argomenti che mi pare difficile racchiudere sotto il titolo “posta del cuore”». Aveva iniziato a tenere una rubrica di corrispondenza con le lettrici nel 1952 a «Novella», nascosta sotto lo pseudonimo di Candida. Due anni dopo passa ad «Annabella» e diventa solo Brunella. Un nome magico, diventato poi anche mitico per la singolarità e i tratti spiccati del personaggio. Una donna fragile ma fortissima «nevrastenica», come lei stessa si definiva, con tante paure e tante fobie. «Somatizzo tutto – raccontava agli amici – Non per niente qualche anno fa hanno dovuto operarmi d’ulcera lasciandomi solo un quinto di stomaco. Sono molto vitale, questo sì, anche quando sto male. E poi ho molto senso dell’umorismo. Il che è una fortuna e un limite insieme. Nel senso che non riesco mai a sfogarmi del tutto, come fanno tanti. Poi sono disordinata, ho le mani bucate, sono estroversa, ma anche molto timida...». Ma Brunella non ha passato la vita solo rispondendo alle sue lettrici settimanali. Ha scritto anche qualcosa come sedici romanzi (l’ultimo Una donna e altri animali, edito da Rizzoli, è uscito solo un palo di mesi fa). Romanzi, tranne qualcuno, ignorati dalla critica e lettissimi dal pubblico, snobbati dalla «cultura», e presi d’assalto in libreria. Perché tutti veri, tutti con dentro un pezzo dì sé, senza fronzoli, senza contrabbandi. Una donna e altri animali, l’ultimo è una garbata e divertente storia della sua vita di tutti i giorni. La donna, ovviamente era lei, gli altri animali, tutti quelli che continuamente le giravano attorno, figli e marito, pardon, «compagno della sua vita», compresi. Sposata da 38 anni sempre con lo stesso uomo, Brunella era anche madre di due figli, Massimo, 30 anni e Nicoletta, 26. Adesso che i due «bambini» erano grandi, cresciuti e ognuno fuori di casa con una propria vita, lei, sempre in tuta da ginnastica, scarponi dopo-sci e quegli enormi occhiali da miope, girava per casa dividendo il suo tempo tra il «compagno della sua vita», ormai con i baffi bianchi e i capelli brizzolati e tanti, tantissimi animali. Un cane yorkshire di nome Due (Uno, purtroppo, era morto da qualche mese), una gatta nerissima di nome Lucia, due usignoli del Giappone, quindici canarini, un merlo fischiettante e uno parlante: i suoi -pezzi forti», glieli aveva insegnati lei, erano «Bandiera rossa» (per il marito) e «Addio Lugano» (per lei, più anarchica come idee): un merlo ormai famosissimo, conosciuto da tutte le sue lettrici. Affezionatissìmo a Brunella. Tanto che ogni volta che lei entrava nella stanza intonava subito il motivo preferito dalla sua padrona. E lo sbagliava regolarmente. «Scacciati senza “polpa” gli anarchici van via».