31 dicembre 1979
Ceausescu condanna l’invasione sovietica dell’Afghanistan
VIENNA — Il presidente romeno Nicolas Ceausescu si è dissociato dall’intervento sovietico in Afghanistan e ha riaffermato la validità dei principi della non ingerenza e del non ricorso alla forza come criteri fondamentali delle relazioni internazionali. In un discorso al corpo diplomatico straniero accreditato a Bucarest, Ceausescu non ha menzionato esplicitamente l’Afghanistan, ma l’allusione è stata capita da tutti quando ha affermato: «Ci auguriamo che in tutte le regioni del mondo si adotti una politica di moderatezza, e che finisca ovunque il ricorso alla forza e agli interventi militari in modo che venga finalmente rispettato il diritto dei popoli all’indipendenza». Ceausescu ha detto che se si facesse un sondaggio demoscopico su scala mondiale, «più dell’ottanta per cento» della popolazione del pianeta si pronuncerebbe per il disarmo, per la non ingerenza e per la pace. Ceausescu non ha imitato i suoi colleghi degli altri stati del patto di Varsavia che hanno inviato telegrammi di felicitazioni al nuovo leader afghano Karmal. Lo hanno fatto il magiaro Kadar e il bulgaro Zivkov e i loro giornali hanno elogiato «l’aiuto internazionalistico» dei sovietici. Altro linguaggio è usato dal giornale di Tirana «Zeri i Popullit», che ha definito l’impresa sovietica «un atto aggressivo e fascista dei socialimperialisti dell’URSS». Il giornale del PC albanese ha scritto che «anche i popoli dell’Iran e di tutto il medio oriente devono stare in guardia davanti alle azioni e ai trucchi dell’imperialismo americano e del socialimperialismo sovietico»