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 2017  marzo 06 Lunedì calendario

Vetture elettriche, costi ancora alti americani e cinesi pronti alla sfida

Le auto elettriche costano troppo. A giudicarle anti-economiche sono sette gestori di parchi auto su dieci, secondo i quali è il prezzo uno dei principali freni alla loro diffusione. Non è un caso che in Italia ne venga immatricolata a mala pena una ogni 10mila veicoli. È questo il quadro tracciato da un’indagine appena pubblicata dall’Osservatorio Top Thousand, che ha preso a campione i responsabili di sessanta grandi società. «Ma le cose stanno per cambiare», assicura Riccardo Vitelli, presidente di questo Osservatorio, dedicato alla mobilità aziendale. Le imprese ora sono in attesa dell’uscita dei nuovi modelli di auto elettrica. «Ci sono gli americani di Tesla – prosegue Vitelli – che a breve dovrebbero lanciarne uno molto meno costoso di quelli attuali». E poi nella stessa direzione «si stanno muovendo diverse case francesi, tra cui Renault». I Fleet e i Mobility Manager, che gestiscono i parchi di auto aziendali, sono insomma affacciati alla finestra per osservare le proposte dei grandi player. In questo momento ci sono circa cinquanta modelli che si contendono il mercato mondiale. A produrli una quindicina di case automobilistiche. Ma è la Nissan Leaf la macchina elettrica più venduta al mondo grazie al grande successo che ha ottenuto in Europa e negli Stati Uniti. Segue la Model S di Tesla, che nonostante il prezzo molto più alto, si piazza al secondo posto con una quota di mercato significativa, circa il 7 per cento, secondo i dati dell’E-Mobility Report pubblicato di recente dal Politecnico di Milano. Il gruppo Tesla è uno di quelli che ha abbracciato con più decisione lo sviluppo dei nuovi mezzi. Ma poi ci sono agguerrite società cinesi, in particolare la Byd Auto, che con i suoi modelli di punta copre quasi il 10 per cento del mercato globale. In Europa, sono invece appena venti modelli che si contendono il mercato ma entro la fine del 2020 sono altre quattro case automobilistiche porteranno i loro. Si tratta dei giapponesi di Honda, i tedeschi di Opel, Porsche e Audi, e l’offerta arriverà quasi a triplicarsi, fino a raggiungere i cinquantaquattro modelli. Così nell’aria c’è ottimismo. L’indagine dell’Osservatorio Top Thousand mostra come quasi sei intervistati su dieci tra i Fleet manager siano convinti che le auto elettriche sostituiranno le vetture a benzina e diesel e persino le ibride. Un cambiamento graduale che richiederà però circa dieci anni. E si avrà solo a determinate condizioni. «Affinché il mercato possa evolversi – afferma Vitelli – oltre agli investimenti delle case automobilistiche in nuovi modelli è necessario però che ci sia la volontà dei governi a dare incentivi per l’acquisto di questi mezzi e a investire nella costruzione di una adeguata rete di punti di ricarica». Proprio la difficoltà nel ricaricare le auto elettriche è il secondo grande freno alla loro diffusione. Nel nostro Paese si possono stimare circa 9mila punti di ricarica, cresciuti nell’ultimo anno di 2.500 unità. Non sono tantissimi, ma il problema maggiore è che manca, secondo il Politecnico, l’interoperabilità. Ovvero ogni comune ha le proprie regole per consentire ai cittadini di utilizzarle e chi arriva da un’altra città si troverebbe in difficoltà. «Gli stessi dipendenti delle aziende – spiega il presidente dell’Osservatorio – non apprezzano questi veicoli, persino se vengono dati loro come benefit, proprio perché non sanno dove ricaricarli e temono di restare fermi in mezzo alla strada». L’uso di un’auto tradizionale è più semplice. «A mio avviso – afferma Vitelli – sta succedendo adesso, quello che è accaduto anni fa quando negli uffici sono stati introdotti i primi computer. All’inizio si preferiva fare una telefonata piuttosto che mandare una mail. Poi tutto è cambiato». Le sempre più stringenti limitazioni alla circolazione dei veicoli diesel e benzina nei centri delle grandi città fanno poi ipotizzare che in futuro ci sarà un’accelerazione decisiva dell’uso dei veicoli elettrici. «La nostra analisi – commenta Vitelli – ci dice che i gestori della mobilità aziendale sono pronti a svolgere il ruolo di apripista e sono disponibili a far parte di un tavolo di lavoro insieme a Case costruttrici, noleggiatori e istituzioni per agevolare la svolta elettrica». La difficoltà nel ricaricare le auto elettriche è il secondo grande freno alla loro diffusione. In Italia si possono stimare circa 9mila punti di ricarica.