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 2000  gennaio 03 Lunedì calendario

Quando nel 1993 Gregory Maffei lasciò una delle posizioni più alte alla Citicorp per diventare il ”Chief Financial Officer” della Microsoft, la sua decisione venne letta come un segno dell’economia in trasformazione, il passaggio da un sistema produttivo fondato sulla terra a una ”New Economy” dove contano soltanto le idee

• Quando nel 1993 Gregory Maffei lasciò una delle posizioni più alte alla Citicorp per diventare il ”Chief Financial Officer” della Microsoft, la sua decisione venne letta come un segno dell’economia in trasformazione, il passaggio da un sistema produttivo fondato sulla terra a una ”New Economy” dove contano soltanto le idee. Pochi giorni fa Mr. Maffei ha preso un’altra decisione che è stata un’altra volta letta come un segno dei tempi che cambiano: ha dato l’addio alla Microsoft, per dirigere una piccola società Internet canadese, la Worldwide Fiber, che produce reti per connessioni ad alta velocità. Non è che Maffei alla Microsoft stesse male: calcolando le opzioni sulle azioni, in sette anni è riuscito ad accumulare circa 115 milioni di dollari, oltre 200 miliardi di lire. Ma che cosa è quella cifra di fronte a ciò che può rendere una nuova società Internet che diventa pubblica, di fronte alla prospettiva di creare da zero la nuova Amazon o la nuova E-Bay? E così Maffei ha dato le dimissioni, andando ad aggiungersi a una lunga lista di executives che negli ultimi mesi sono andati da Bill Gates, lo hanno ringraziato e gli hanno annunciato il passaggio a una società ”puntocom”. Gente come Brad Silverberg, noto come ”Mr Windows”. Come Pete Hiiggins, o come Paul Maritz. Mentre anche aziende come la Microsoft e la Cisco, due società leader nel high-tech che hanno fatto di migliaia di dipendenti dei milionari (in dollari) hanno difficoltà a tenere il loro personale, le scuole di Management e di Business Administration hanno visto negli ultimi anni un significativo calo nel numero delle domande di iscrizione e quindi nella qualità del pool al quale possono attingere.
• Per chi aspirava a una posizione di comando nelle più importanti corporations d’America, un master alle scuole di management di Harvard piuttosto che di Stanford è stato per generazioni un passaggio quasi obbligato. Ancora adesso, un neo-laureato può partire facilmente da 120 mila dollari l’anno. Ma dal M.I.T. a Berkeley, dalla UCLA a Dartmouth le domande nell’ultimo anno sono calate di circa l’11 per cento. Poi ci sono quelli che vengono accettati e non si presentano. Tipi come John Griggs, che ha lasciato la scuola di business di Harvard per andare a Salt Lake City ed essere uno dei primi a unirsi a Campus Pipeline, una società Internet dedicata ai college. O come Mallika Chopra, la figlia di uno dei più noti guru della New Age (Deepak Chopra) colpita anche lei dalla febbre Internet: ha lasciato a metà la scuola di management della Northwestern University per andare a fondare una sua società, Mypotential.com, che offrirà in rete alcuni degli insegnamenti del padre. Le hanno offerto 5 milioni di dollari e come spiega Mallika, 28 anni, la scelta non è stata così lacerante. «Il mio momento è adesso, non tra un anno quando avrò finito gli studi».
• In quegli stessi campus universitari che trent’anni fa sono stati il teatro di continue proteste contro il Vietnam e contro le multinazionali, la nuova controcultura è Internet e tutti sembrano impegnati nella corsa a prendere il treno della rete prima che sia troppo tardi. Le università rispondono mettendo in piedi curriculum in commercio elettronico e organizzando viaggi di studio nella Silicon Valley, ma l’esodo continua. «Non c’è più bisogno di avere 15 o 20 anni di esperienza, tutto ciò che conta sembra essere un’idea e qualcuno che la finanzi», commenta David Schmittlein, direttore della Wharton School. Una volta trovato il capitale pronto a finanziare l’idea, le nuove società hanno però sempre più bisogno di mani esperte per gestirle e per rassicurare gli azionisti. Ed è qui che entrano in ballo i Maffei e gli altri executives che a ritmi senza precedenti lasciano aziende del high-tech come la Microsoft e aziende della vecchia economia come Citibank, Andersen, Hasbro, Disney e ITT per andare a lavorare in ”start-ups” con nomi come ”Cyberian Outpost” o ”E-Toys”. Ogni giorno si legge di una importante defezione, gente per la quale l’avere accumulato un capitale di 10 o di 20 miliardi di lire sembra troppo poco e che vorrebbe potere aggiungere un po’ di zeri a quella cifra. Se i venticinquenni che hanno fondato Yahoo o Priceline sono riusciti ad accumulare fortune difficili da calcolare, perché non loro? Perché continuare a lavorare per uno stipendio alto ma che non gli consentirà mai di raggiungere il traguardo del miliardo di dollari, la nuova soglia della vera ricchezza? Tutti su Internet, dunque. E tutti a sognare l’accumulazione immediata di immense fortune.