Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 1 gennaio 2002
Rane blu, zebre senza strisce e pavoni con le piume candide come quelle di un cigno
• Rane blu, zebre senza strisce e pavoni con le piume candide come quelle di un cigno.Sono solo alcuni esempi di animali albini, nati così per via di due copie difettose di un particolare gene, responsabile della sintesi della proteina che produce pigmenti.
Un animale può nascere albino anche se i genitori sono entrambi portatori sani, ossia hanno un solo gene difettoso. Più raramente il fenomeno è dovuto a mutazioni genetiche, come nel caso delle rondini di Chernobyl. La mancanza di pigmenti porta allo schiarimento della pelle, delle piume, dei peli, e in particolare dell’iride: i vasi sanguigni, normalmente invisibili, fanno sì che gli occhi prendano una sfumatura dal rosa al rossastro. Ma esistono anche albini con gli occhi azzurri come quelli dei neonati. Si tratta di un fenomeno molto raro, tipico degli albini detti ”quasi puri”: quando l’iride non è del tutto trasparente, i pochi pigmenti della membrana, pieni di minuscole particelle proteiche, riflettono la componente azzurra della luce (proprio come succede per il cielo, che noi vediamo azzurro perché lo spazio assorbe le radiazioni di tutti gli altri colori). Solo gli animali che possiedono un unico pigmento sono bianchi (tra questi i mammiferi, che hanno esclusivamente la melanina). Quelli che nel loro patrimonio genetico contano più di un pigmento cambiano semplicemente di colore. Ad esempio il ”Corn snake” (Elaphe guttata), serpente molto diffuso in Florida e nel Sud-Est degli Stati Uniti, da verde si fa giallo e rosso perché gli restano i pigmenti della famiglia dei carotenoidi, mentre la rana arboricola australiana (Hyla caerula) diventa tutta blu (in questo caso è sparito il giallo).
• Per un esemplare albino, la particolare colorazione significa la perdita di tutti i privilegi selezionati dalla Natura, che in migliaia di anni ha provveduto a mantenere solo le tinte vantaggiose per la riproduzione o la sopravvivenza della specie. Ad esempio nel regno vegetale le piante e i fiori dai colori sgargianti attirano di più gli insetti, assicurandosi un’impollinazione, una diffusione e una riproduzione maggiori, mentre le piante meno vistose, ignorate, rischiano l’estinzione. Tra gli animali le specie notturne, come alcuni tipi di farfalle, non hanno bisogno di farsi notare e sono quindi meno colorate delle specie che vivono di giorno. Ma per altre bestie la perdita del colore significa emarginazione, solitudine e spesso morte. Tra gli uccelli, che hanno una capacità visiva più sviluppata di quella umana, il colore delle piume è fondamentale nei rituali di corteggiamento che si svolgono durante le parate nuziali. Ad esempio un pavone maschio tutto bianco, quando fa la ruota per far ammirare le penne della coda alle femmine da conquistare, è senz’altro condannato al celibato (più fortunato l’orso polare, che si differenzia dai suoi compagni solo per il muso rosato e gli occhi rossi).
• Il problema diventa ancora più evidente se si considera la vita sociale del branco. Il manto colorato permette agli animali di sfuggire ai predatori e, quando cacciano, di confondersi nella vegetazione per sorprendere la preda, come fa il leone nella savana (la natura ha perfezionato questa strategia permettendo ad alcune bestie, ad esempio il camaleonte, di cambiare colore a seconda delle stagioni o dell’ambiente). Un animale albino, troppo visibile, diventa una minaccia oltre che per se stesso anche per il gruppo: viene perciò emarginato e spesso allontanato dal branco. In molte specie animali, inoltre, il colore è un segno di riconoscimento: la zebra albina, senza striatura, è considerata un’estranea e cacciata via. Stessa sorte tocca ai cervi e alle giraffe. Non solo: gli animali albini non sono in grado di condividere alcune attività del gruppo, in particolare le battute di caccia diurne. L’assenza di pigmenti rende la pelle più fragile e gli occhi sensibilissimi alla luce del sole, costringendoli a rintanarsi in ambienti scuri e ad andare in giro solo di notte (la forte miopia, oltre tutto, gli impedisce di avvistare prede e predatori).
• Mentre l’uomo si diverte a produrre in laboratorio esemplari albini delle razze più disparate, la Natura, con una selezione spietata, le elimina rapidamente. Gli esemplari albini naturali, molto rari, si riescono a vedere solo nei parchi zoologici: il più famoso è Copito de Nieve (’Fiocco di Neve”), il gorilla albino dello zoo di Barcellona, mascotte dei Giochi Olimpici del ’92. E poi c’è Louie, un alligatore dagli occhi blu che vive nello zoo di New Orleans. Mentre Onya Birri è l’unico cucciolo di koala albino, pelo candido, occhi e naso rosa, nato in cattività nello zoo di San Diego. Nessun animale albino, però, riuscirebbe a sopravvivere nel suo ambiente naturale.
Ad esempio gli scoiattoli bianchi di Olney, nell’Illinois, non sarebbero tanto numerosi (nel ’99 rappresentavano addirittura un quarto dell’intera popolazione degli scoiattoli della città), se la gente del posto non li avesse spostati dai boschi in cui vivevano: il primo esemplare apparve ad Onley, chissà perché, nel 1869, adesso i piccoli roditori sono la principale attrazione turistica della città. John Stencil, ricercatore dell’Olney Central College: «Gli scoiattoli sono protetti dalla popolazione locale con leggi e multe. Solo i gatti rappresentano una minaccia, ma chiunque voglia un micio in casa deve prima comprare una licenza e ha l’obbligo di portarlo a spasso col guinzaglio».