Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  dicembre 12 Mercoledì calendario

Nell’acquario sembrano le solite lumachine, tutt’al più con una bella conchiglia arancione o viola

• Nell’acquario sembrano le solite lumachine, tutt’al più con una bella conchiglia arancione o viola. Poi si scopre che questi molluschi, i conidi, sono carnivori. Cacciano i pesci e per ovviare alla loro lentezza usano un arsenale di veleni da fare invidia a una vipera. Infine si viene a sapere che, tra le oltre 25 mila tossine di cui dispongono, i medici potrebbero trovare un farmaco, una supermorfina, per alleviare il dolore nei pazienti di cancro e di Aids. Una sostanza, la Snx-111, è già in fase di sperimentazione clinica. Alcuni ricercatori propongono di usare il veleno anche per la cura per l’epilessia. Non male per questo piccolo organismo, originario delle barriere coralline dell’Oceano Pacifico e Indiano e presente anche nel Mediterraneo.
• Il genere Conus è comparso molto tardi sui fondali marini, quando già i dinosauri si erano estinti. Nel corso di cinquanta milioni di anni di evoluzione ha avuto un gran successo biologico e si è diversificato in circa cinquecento specie, a dimostrazione della bontà delle sue «invenzioni»: un veleno composto da molte sostanze e un sistema unico per iniettarlo. Ogni specie produce un cocktail velenoso, mescolando secondo una ricetta personale da 50 a 200 peptidi che, come le proteine, sono catene di amminoacidi. Nel caso del veleno dei Conus questi peptidi sono lunghi 12-30 amminoacidi. I molluschi li producono a partire da peptidi più grandi, che poi tagliano e modificano chimicamente.
• La strategia di caccia di alcuni conidi è degna del capitano Achab. Il Conus consor, per esempio, ha una specie di «proboscide», uno stretto tubo, con la quale spara un dente a forma di arpione. Riesce così a colpire, lui così lento e impacciato, la sua preda, in genere molto veloce e guizzante. L’arpione si comporta come una siringa usa e getta, e inietta il veleno nella preda, che si tratti di un pesce, un verme o un altro mollusco. Le tossine del veleno agiscono come un commando ben addestrato che attacca e distrugge vari obiettivi: alcune sostanze bloccano l’attività delle cellule nervose, altre quella dei muscoli. L’azione sinergica è micidiale, la preda non ha scampo e alla fine viene ingerita dal mollusco. Purtroppo le vittime non sono solo pesci e altri molluschi: ogni anno alcuni pescatori, dopo aver toccato le conchiglie, muoiono per asfissia in seguito alla paralisi dell’apparato respiratorio. Nelle Filippine sono particolarmente colpiti i bambini, che raccolgono gli animali per i collezionisti.
• I conidi sono una speranza per molti malati. Ogni componente del veleno blocca in modo selettivo il funzionamento di una proteina. questa caratteristica che rende le tossine dei conidi tanto interessanti per l’industria farmaceutica. I ricercatori hanno isolato e raggruppato i peptidi del veleno in poche grandi famiglie. Alcune tossine, per esempio, agiscono sulle proteine presenti sulla membrana delle cellule nervose. Queste proteine formano dei canali che fanno entrare il calcio nelle cellule e ne permettono l’attività elettrica. Le omega-conotossine agiscono su particolari canali per il calcio, quelli che dipendono dalla differenza di potenziale. Una di queste, la Snx 111, agisce solo sui canali delle cellule del midollo spinale ed è in fase di sperimentazione clinica per trattare il dolore. Rispetto alla morfina non dà tolleranza ed è da cento a mille volte più efficace. Tuttavia non è priva di effetti collaterali e abbassa la pressione sanguigna, per questo i medici sono perplessi sul suo utilizzo. Ma il repertorio velenoso-curativo dei conidi è vasto e i ricercatori hanno appena cominciato a sfruttarlo. Le speranze certo non mancano.