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 1997  settembre 08 Lunedì calendario

Scusi Giribaldi, ma chi gliel’ha fatto fare? Sarà banale, ma qui, mentre il sole illumina il residence Mirabeau, balcone sul mediterraneo, la domanda sorge spontanea: perché uno ricco come Luigi Giribaldi, un patrimonio smisurato, decide a 72 anni di muovere battaglia a Carlo De Benedetti, a suon di centinaia di miliardi, e da allora acquista a piene mani azioni Cir, Cofide e Olivetti? Lui, è ovvio, una domanda così se l’aspettava

• Scusi Giribaldi, ma chi gliel’ha fatto fare? Sarà banale, ma qui, mentre il sole illumina il residence Mirabeau, balcone sul mediterraneo, la domanda sorge spontanea: perché uno ricco come Luigi Giribaldi, un patrimonio smisurato, decide a 72 anni di muovere battaglia a Carlo De Benedetti, a suon di centinaia di miliardi, e da allora acquista a piene mani azioni Cir, Cofide e Olivetti? Lui, è ovvio, una domanda così se l’aspettava. «Oggi - dice - cercherò di essere chiaro: mi sono basato su un’intuizione: la famiglia De Benedetti non poteva più, dopo gli avvenimenti del recente passato, permettersi nuove pericolose avventure, pena il rischio di una totale débâcle. Certo, ho corso un rischio, ma come imprenditore ci sono abituato. La famiglia, mi sono detto, non poteva che assumere una politica di tutto il gruppo. E ho avuto ragione...». Ma la ragione vera, sotto sotto, è un’altra. «Sa - attacca all’improvviso - che nostalgia ho di Torino... Qui è tutto bello, ma che noia. Se uno non si difende lavorando si finisce con l’indossare lo smoking tutte le sere». E Giribaldi, basta guardarlo davanti a un monitor di Borsa, è animale da lavoro e da combattimento. Non da party o salotto, nonostante le sue nove stanze che dominano la piazza del Casinò siano tra le più belle del Principato. Ed è probabilmente questa la ragione per cui questo finto pensionato di lusso, residenza a Montecarlo per motivi fiscali («la successione, sa - confessa -, speriamo tra cinquant’anni») ha deciso di scendere in campo dimenticando per un attimo il suo lavoro («ho comprato - spiega - la Protech, che ha prodotti magnifici, rivoluzionari, per il lavaggio auto. Vendiamo in Martinica, in Russia, stiamo entrando in Italia e nei supermarket francesi») e i suoi hobby da favola: la straordinaria collezione di orologi («penso ad una fondazione da donare a Torino», confessa); le sue pietre preziose; soprattutto, le sue 34 auto da collezione. Una decina di Ferrari, quattro Aston Martin, due Rolls-Royce, una, magnifica, del ’27. Il garage? Un piano alto del Montecarlo Palace. «Doveva - spiega - servire per un casinò. Poi ho comprato tutto io. Un’occasione». E alla sola parola i suoi occhi brillano. «La regola - aggiunge - è di comprare per dieci soldi ciò che vale una lira».
• Proprio come la Cofide... «Proprio così. Io ho collaborato a lungo con Camillo De Benedetti, sapevo cosa poteva valere quel titolo. E quando l’ho visto così in basso mi sono detto: perché no?». All’insaputa di Carlo De Benedetti? «No, all’inizio abbiamo parlato più volte. E ci siamo anche accordati. L’obiettivo era che arrivassi al 10%». Poi qualcosa è cambiato. O no? «Una sera c’è stata una telefonata burrascosa dell’Ingegnere, è vero. No, non mi faccia scendere in particolari. Chiamava da New York e mi accusava di aver violato i patti. A un certo punto sono sbottato; non credo di dover sentir prediche da quel pulpito, mi creda». E allora gli acquisti sono proseguiti? O no? «Il titolo era depresso, e come potevo resistere alla tentazione di comprare? Sono andato avanti fino al 15%, poi al 20%. E lui niente. Chissà, forse non abbondava di quattrini perché io una diga a difesa della mia cassaforte l’avrei fatta. Dopo mi sono mosso sulla Cir. E lui niente, si è mosso solo quando avevo il 19%...». Infine l’Olivetti... «Ne ho comprato qualcuna per intervenire in assemblea. Poi non ce n’è stato bisogno. Ho molta fiducia, del resto, in Colaninno. Farà grandi cose, mi creda» (Luigi Giribaldi a Ugo Bertone).
• Sta comprando altre Olivetti? «Siamo sui 220 miliardi». Una bella somma... «Tutti titoli miei, pagati fino all’ultima lira. Roba che ho messo nel cassetto. Oddio, non ci si deve mai innamorare delle azioni. Ma quei titoli potrei anche dividerli e lasciarli ai miei figli... Certo, è un’investimento molto consistente, devo stare all’erta. Non crede?». Eppure c’è chi dice che lei ha dei soci, che vorrebbero monetizzare. Anche perché l’assalto alla Cir è impossibile, data l’esistenza del sindacato di controllo. O no? «Queste azioni, ripeto, sono tutte pagate e sono tutte mie. E sia ben chiaro che io sono un uomo paziente e testardo. Chiuderò questo investimento - investimento e non avventura - quando avrò raggiunto i miei obiettivi. Non prima. Soci? Non ci sono. Certo, qui ci si conosce, si scambiano idee, si fanno affari; uno va in spiaggia e gli amici si lamentano: ho letto sul giornale che hai fatto questo e quest’altro. Perché non me l’hai detto? E così c’è chi ha comprato lo 0.3%, chi lo 0.5%. In tutto è una bella quota...». Ma il sindacato di controllo... «Primo, di fronte a una bella offerta non c’è sindacato che tenga. Secondo, basta con questa storia del raider o scalatore. Io non ho mai voluto scalare nessuno, prova ne sia il fatto che conoscevo benissimo l’esistenza del sindacato di controllo. Ho solo fatto un investimento giusto, e l’ho accresciuto a mano a mano che vedevo la conferma delle mie teorie». (Luigi Giribaldi a Ugo Bertone).
• E adesso? Ha visto ancora De Benedetti? «Il figlio. Lui è un ragazzo educato, ragionevole. Ci vediamo, discutiamo, non combiniamo nulla. Del resto sia l’operazione Sasib che la cessione di Cerus sono state positive. Credo che voglia piazzare Tecnost, quando sarà possibile. Per ora ciò che ha fatto De Benedetti ultima maniera ci sta bene. Ma vigiliamo». Sembra un poker, dottor Giribaldi. E qualcuno bluffa. vero che il suo investimento è cresciuto di valore, ma il mercato non sarebbe in grado di dirigere un pacco del genere. Non crede? «Non esiste solo il mercato. Ci sono tanti investitori fuori mercato. Eppoi potrebbero esserci altre soluzioni, oggi premature ma domani più fattibili». E Giribaldi, nonno terribile della finanza, chiude qui e va a godersi le sue nipotine sulla terrazza che domina il Principato. Sui monitor scorrono i guadagni dei suoi investimenti: Gildemeister, Sci, dollari, yen e tanta altra roba. Ma l’attenzione corre sempre lì: «Quanto hanno fatto le Cir stamane?». (Luigi Giribaldi a Ugo Bertone).