Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 28 agosto 2001
Siete tra quelle che badano sempre alla salute e stanno attente a quello che mangiano
• Siete tra quelle che badano sempre alla salute e stanno attente a quello che mangiano. Al supermarket, per esempio, scegliete solo i «biologici». E poi non volete neppure sentir parlare di frutta transgenica, di pesticidi e di anticrittogamici. E per il vostro aspetto? Avete tante creme sul ripiano del bagno: magari ne avete una a base di retinolo per le rughe, un’altra agli alfa-idrossi-acidi per il colorito e una terza che combatte la formazione dei radicali liberi con un bel po’ di vitamine di sintesi. E quindi è inevitabile che un certo giorno vi rendiate conto che è un autentico controsenso. E se tornaste al naturale anche lì? Non siete le sole a pensarlo. ormai una moda. Ma è, come dire, un po’ scombinata perché la stragrande maggioranza di noi fa confusione fra quelle che sono le vere ricette di bellezza (bianco d’uovo sbattuto contro il luccichio del naso piuttosto che yogurt e acqua di rose contro le scottature solari) e le creme «alle erbe» o «alla frutta» che trova in vendita al supermarket o in erboristeria. Sono naturali anche quelle? O non lo sono? Parliamone con un’esperta, la dottoressa Marinella Trovato, responsabile scientifica dell’Unipro, l’Unione nazionale dei fabbricanti e dei distributori dei prodotti di bellezza: «Mi dispiace dare una delusione a chi ci credeva. Ma non esiste crema al mondo che possa essere definita naturale», spiega la dotteressa. Allora è un imbroglio? «No, non lo è. Perché anche se c’è la parola ”natura” o ”tutta frutta” sull’etichetta, gli ingredienti riportati sul retro dicono la verità: lì si può anche vedere se di quella famosa frutta ce n’è tanta o ce ne sono appena poche tracce». E allora? «Il prodotto è ugualmente valido. I cosmetici sono tutti uguali, sia che vengano venduti dal profumiere o dall’erborista. Pensare che non sia così è solo un’illusione».
• In profumeria le creme non pretendono mai di essere naturali. Anzi «giocano» allo scientifico perché i produttori si sono accorti che più il cosmetico ha un nome difficile più si vende bene: valga per tutti la definizione di crema agli alfa-idrossi-acidi. Che potrebbe benissimo essere chiamata anche crema agli acidi di frutta. O, se preferite, crema alla frutta.
In farmacia si pensa di trovare creme che oltre ad essere naturali sono anche più efficaci di quelle vendute per altri canali. Ma non è vero, perché se la crema è venduta al di qua del banco del farmacista è un cosmetico esattamente come quelli di profumeria. La scelta del canale farmacia è solo politica (si pensa cioè che si vendano meglio lì che altrove) e non è raro trovare prodotti che si comprano anche in erboristeria o al supermarket. La legge impone soltanto che i cosmetici venduti attraverso il canale farmaceutico siano ipoallergenici, cioè testati dermatologicamente: ormai però anche i prodotti venduti in altri canali lo sono e quindi... nessuna differenza.
In erboristeria. Se erano almeno tre anni che non ci venivate, preparatevi a delle sorprese: anche se la legge sull’erboristeria non è ancora passata gli erboristi si sono adeguati in anticipo: ad esempio evitano il più possibile di vendere erbe sfuse (che quando arriverà la legge saranno bandite). E persino l’henné per colorare i capelli, che prima vendevano a etti, ora arriva dal Marocco in pacchetti sigillati. Gli erboristi non fanno neppure più preparazioni cosmetiche nel retrobottega. Quindi tutte le creme che vengono vendute oggi nelle erboristerie sono cosmetici. Di erboristico c’è soltanto il colore delle scatolette che sfuma immancabilmente dal verde prato al verde bosco.
I cosmetici sono ormai prodotti di largo consumo: se ne vendono perciò centinaia di migliaia di pezzi all’anno, quando non sono milioni. Quindi non sono certo naturali, ma hanno un pregio indiscutibile: sono prodotti semplici, con poco profumo e sostanze già sicure da anni, studiati proprio per non incorrere in allergie «di massa».
• Le creme di bellezza potreste anche farle in casa. Peccato che i componenti non siano più come quelli di una volta, a cominciare dall’acqua piovana che adesso non farebbe che sporcare la pelle.
Quindi o preparate qualcosa di molto semplice - come una maschera all’argilla - o correte il rischio di spalmarvi sul viso una «maionese» piena di batteri. Ma non vi illudete: ormai siete abituate ad usare creme le cui sostanze penetrano bene in profondità. Prima di diventare una crema al cetriolo, per esempio, un cetriolo viene frullato, sterilizzato e inserito in nanosfere per poter penetrare a fondo. Un cetriolo che viene strofinato sulla pelle, invece, rimane in superficie. La conseguenza? Non è ugualmente efficace.
• All’estero, ma ormai anche nelle principali città italiane, ci sono negozietti di origine britannica che vendono cosmetici da consumare «entro pochi giorni», con l’etichetta vecchio stile su cui è scritto «preparato per voi da John». A girare per il negozio vi accorgete che John è una specie di robot stakanovista che ha riempito anche tutti gli altri vasetti. Un imbroglio? Niente affatto. Si tratta soltanto di un’azzeccata operazione commerciale che si basa su un principio: e cioè che la freschezza aiuta a vendere. E se vale per lo yogurt figuriamoci per le creme di bellezza. Soprattutto non state troppo a preoccuparvi: le scadenze sono sempre più lunghe di quanto si sostenga perché i chimici vogliono stare tranquilli e se dicono «un anno», in realtà pensano due e anche tre.
• Ci sono molti test che le aziende fanno prima di mettere un prodotto in vendita e capire se è sicuro. Uno dei più costosi è quello sugli animali. Ma è il più attendibile e così viene fatto solo sulle sostanze nuovissime. Un primo consiglio, se siete animaliste, è quello di non cercare mai «ultimissime novità» perché, quasi sicuramente, la prova è stata fatta. Altro consiglio: l’azienda che firma i cosmetici è quasi sempre un’assemblatrice, mette insieme, cioè, le sostanze che le arrivano dalla ditta A più quelle della B. Lei, l’azienda assemblatrice, non fa test sugli animali, ma chi garantisce che non li abbiano fatti le ditte A e B? La legge non impone di segnalarlo. La frase che si dovrebbe trovare su un cosmetico è quella che dice «garantiamo che noi non abbiamo fatto test». Spesso, invece, si leggono frasi come «contro i test sugli animali», che però non significano niente.