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 2001  agosto 08 Mercoledì calendario

Chicago, 1979: i primi veri telefoni cellulari del mondo fanno la loro comparsa

• Chicago, 1979: i primi veri telefoni cellulari del mondo fanno la loro comparsa. In strada, negli autobus, nei locali pubblici compaiono curiosi, anonimi uomini d’affari impegnati ad armeggiare con una pesante valigetta. Dalla quale, di fronte ai presenti sempre più incuriositi, estraggono cornette del telefono esattamente uguali a quelle di casa. Le reazioni? Stupore, incredulità, qualche risata: fino a quel momento il ”telefono mobile” era per tutti solo un sogno. I pochi modelli disponibili, pesantissimi, ingombranti (e costosissimi), erano riservati alle limousine dei miliardari. Oggi, invece, con una spesa accessibile, la magia della comunicazione a distanza senza fili è disponibile per tutti: e il futuro promette vere meraviglie a brevissima scadenza, con l’arrivo della cosiddetta «3G». Ovvero la terza generazione di telefoni cellulari. Saranno capaci di fare tutto: invieranno e riceveranno immagini in tempo reale, navigheranno in Internet alla stessa velocità delle connessioni più rapide oggi disponibili sui pc di casa, permetteranno lo scambio di messaggi arricchiti da video e musica. E ci faranno telefonare, naturalmente, ma con una qualità audio mai raggiunta prima d’ora. Dagli esordi della telefonia cellulare, cronologicamente, sono passati solo quindici anni. Ma lo sappiamo bene: da quando siamo entrati nella Digital Age, l’età digitale, il tempo della tecnologia corre almeno dieci volte più velocemente. Ma come siamo arrivati fino a qui? La storia della telefonia cellulare è un racconto affascinante. Che si può fare già oggi, passando di generazione in generazione, dai primi cellulari da automobile ai modelli-gioiello dell’estremo futuro.
• La prima rete di telefonia mobile, in Italia, nacque 28 anni fa, nel 1973. Si chiamava Rtmi, ovvero Radio Telefono Mobile Integrato. I pochi fortunati (e ricchi) possessori dovevano affrontare qualche complicazione per poter parlare con la persona desiderata. Non era possibile chiamare direttamente un abbonato, per esempio: era necessario un operatore. Il difetto più grave era, però, un altro: quando si passava da una cella all’altra la comunicazione si interrompeva. I radiotelefoni, poi, erano tanto pesanti da non poter essere portati con sé: il peso delle apparecchiature e delle batterie rendeva necessaria l’installazione in camion, autovetture, imbarcazioni. Il successo fu subito immediato: nelle due maggiori città italiane, Roma e Milano, il sistema divenne presto insufficiente. La richiesta di questo tipo di telefoni, infatti, fu subito maggiore del previsto. Ad ogni stazione mobile veniva assegnata una frequenza fissa e data la scarsità di frequenze, gli utenti non potevano essere molti. Il primo vero sistema trasportabile, nel mondo, fu l’Amps, o Advanced Mobile Phone Standard. Fu introdotto sul mercato per la prima volta nel 1979, a Chicago. I terminali erano trasportabili, era possibile la chiamata diretta e il passaggio da cella a cella. Ma l’Amps non era davvero portatile: occupava una valigetta. L’autonomia non superava le tre ore. Nel 1985 esordì in Italia un sistema simile: era l’Rtms, o Radio telephone mobile system. Era progettato per servire circa 40 mila utenti e durare fino al 1995, anno in cui si prevedeva di aderire al Gsm. Ma accadde qualcosa che gli esperti non avevano previsto: tutti volevano chiamare ”senza fili”. Il sistema Rtms entrò in crisi già nel 1988. Si decise allora di passare subito a un’altra tecnologia: nel 1990 venne attivato il sistema di telefonia mobile Etacs (in italiano: Sistema esteso di comunicazione ad accesso totale). Non è un cellulare digitale, non permette l’invio dei popolarissimi messaggi Sms, non consente il roaming internazionale, è facilmente clonabile. Ma nonostante questo, a dieci anni di distanza dalla nascita, ha ancora, nel nostro Paese, 3.200.000 utenti. Così la rete Etacs avrà ancora una lunga vita: cesserà di esistere solo nel 2008.
• Ma i difetti dell’Etacs erano comunque innegabili. E, secondo gli esperti, erano tanto gravi da poter condizionare lo sviluppo stesso della telefonia mobile. La corsa verso lo standard Gsm prese allora una forte accelerazione. Il Gsm (Global System for Mobile Communication), a differenza dell’Etacs, era sicuro, potente, internazionale, digitale: la voce, infatti, non viene inviata così com’è, ma trasformata nel nostro cellulare in una sequenza di dati. Che vengono inviati, smistati nella giusta direzione, e poi tornano ad essere voce nel telefonino del ricevente. Il primo gestore Gsm, Oy Radiolinja Ab, nacque nel 1992 in Finlandia, patria della telefonia mobile. Alla fine dell’anno nel mondo c’erano già 13 gestori attivi in 7 aree. Nel 1994 venne lanciato il primo network Gsm in Sud Africa. Nello stesso anno fece il suo esordio anche in Italia, ormai alle prese con il collasso della rete analogica Etacs. Oggi i gestori di reti Gsm nel mondo sono 185. E tutti sono legati insieme da accordi di roaming internazionale (utilizzo della rete di un altro gestore nelle aree non coperte dalla propria rete). Il Gsm è il primo cellulare universale. Solo gli Usa resistono ancora a questo sforzo di mondializzazione. Ma cosa significa, effettivamente, digitale? Che non esistono più le centraline telefoniche tradizionali. Il cellulare oggi è un computer, che genera una sequenza di dati che viene poi trasferita al server dell’operatore telefonico: in pratica, una telefonata oggi è una comunicazione senza fili tra computer, che si scambiano lunghe file di dati. Diventa automatico, a questo punto, integrare sempre più Internet e telefonino. per questo che è nato, nel 1998, il Wap (Wireless Application Protocol): un sistema che tenta di rendere compatibili le pagine web con i piccolissimi schermi a cristalli liquidi dei telefoni cellulari. La maggioranza degli apparecchi di oggi può connettersi alla Rete con il sistema Wap ma gli utenti di questo servizio sono ancora molto pochi. La trasmissione, infatti, è lenta e i dati vengono scambiati alla stessa velocità (da tartaruga) di un modem casalingo di cinque anni fa. E la grafica, condizionata dal display limitatissimo dei telefonini, è davvero molto spartana. Le tariffe, ancora elevate, fanno il resto: navigare in Rete con il cellulare, insomma, non è una possibilità che affascina l’utente medio italiano.
• Una soluzione al grande problema delle lentezza? La cosiddetta generazione di mezzo, quella che gli esperti chiamano 2,5G: il Gprs, ovvero General Packet Radio Service. Gli apparecchi tecnicamente capaci di sfruttare questo standard sono già in vendita nei negozi, ma il sistema Gprs italiano è ancora in fase di sperimentazione: lo usano solo 300 fortunati tester nella zona di Milano. La situazione non è diversa nel resto d’Europa: in tutto il continente non c’è ancora, infatti, un gestore di telefonia cellulare che offra un abbonamento commerciale Gprs. Tecnicamente la nuova ”mezza generazione” di telefonini è un vero progresso. Perché è in grado di offrire connessioni senza fili, in voce e dati, a una velocità superiore a quella del più veloce dei modem tradizionali. Il sistema Gsm, in questi cellulari, è stato ottimizzato per inviare, invece di flussi continui di dati, una serie di ”pacchetti”: esattamente come già avviene per le connessioni Internet. La velocità teorica arriva a circa 171,2 Kbps, circa dieci volte quella dell’attuale connessione Gsm. Abbastanza per far dialogare pc e cellulare senza lentezze ed esitazioni. E per navigare in Rete con facilità e spese ridotte. Il punto dolente restano i tempi. Quando arriverà il nuovo cellulare? Nessuno sa rispondere. L’attivazione della rete Gprs era prevista per i primi mesi di quest’anno, ma i tempi non sono stati rispettati. E adesso la data dell’esordio si sta spostando in avanti. Forse dovremo attendere Natale: lanciare un nuovo servizio nel periodo in cui gli italiani sono più invogliati a cambiare modello di cellulare è quasi una garanzia di successo. Vedremo qualcosa, insomma, entro la fine dell’anno.
• Se vi piacciono le vere rivoluzioni è meglio che lasciate perdere le ”mezze misure”: attendete la 3G, la terza generazione di cellulari. annunciato per il 2002, infatti, l’arrivo in Italia dell’Umts (Universal mobile telecommunication system), il primo sistema mobile di terza generazione. Sarà di certo una nuova rivoluzione: l’enorme velocità del sistema Umts (pari a quella che oggi si raggiunge con le moderne linee fisse Adsl) contribuirà ad aprire nuove frontiere per il telefonino, che diventerà un ”videofonino”. Un solo apparecchio sarà capace di gestire, insieme, testo, voce, video e multimedia. I risultati? Videoconferenze, videostreaming, trasmissione di musica hi fi direttamente nel telefonino. E persino la forma dell’apparecchio cambierà: il cellulare diventerà un centro di comunicazione capace di gestire appuntamenti, inviare E-mail, riconoscere la scrittura del proprietario, girare brevi filmati, ricordare appunti vocali e inviarli via Internet. E ancora, sarà possibile scaricare musica e notizie dalla Rete, libri, persino film. E probabilmente si potranno inviare comandi in tempo reale agli elettrodomestici. I contro? I costi legati ai nuovi investimenti. Il sistema infatti non può essere ”montato” sulle reti di comunicazione già esistenti come quella Gsm. Bisogna costruire un’altra rete di antenne, di ripetitori e di trasmettitori. Visti i ritardi del Gprs, non c’è da essere troppo ottimisti sulla data d’esordio. I tempi rischiano di allungarsi. C’é già chi afferma che il servizioUmts partirà non prima del 2004.