Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 4 aprile 2002
Al grande naturalista inglese Charles Darwin spetta senza dubbio la fama di ”padre dell’evoluzione”, per le sue teorie sull’evoluzione delle specie
• Al grande naturalista inglese Charles Darwin spetta senza dubbio la fama di ”padre dell’evoluzione”, per le sue teorie sull’evoluzione delle specie. Meno noti al pubblico sono invece i suoi avi più lontani. E tra questi, uno può fregiarsi di tale appellativo a pieno titolo: Erasmus Darwin, scienziato e scrittore, nonno paterno di Charles, e dunque antenato doppiamente autentico dell’evoluzione stessa. Del singolare personaggio, ricorre il prossimo 18 aprile il bicentenario della morte. L’Università di Birmingham dedica all’evento un convegno, nel quale saranno ricordati i contributi che egli portò in un’ampia varietà di discipline.
• Erasmus Darwin era nato nel 1731, in un piccolo centro di campagna, figlio di un avvocato appassionato di scienze naturali. Medico di professione, fu attivo in molti campi, dalla poesia, alla filosofia, fino all’ingegneria, e scrisse diversi trattati di scienze naturali. Si stabilì a Lichfield, nei pressi di Birmingham, dove oggi la sua casa è sede di una fondazione a lui dedicata. Lì visse con la prima moglie, Mary Howard, che morì appena trentenne, dopo aver messo al mondo cinque figli, due dei quali morti nella prima infanzia.
• Erasmus movimentò la vita culturale di quella tranquilla landa di provincia. Uomo gioviale e incline alle amicizie, fu l’animatore di un circolo di intellettuali, scienziati e inventori, cultori di filosofia progressista, e sostenitori entusiasti dello sviluppo tecnologico. Quel ritrovo di amici si trasformò in un’associazione culturale chiamata ”Società Lunare”. Il nome del circolo non alludeva all’eccentricità dei suoi membri, ma al fatto che le riunioni si tenessero una volta al mese, nelle serate di Luna piena, in modo da poter rientrare a casa più facilmente a notte alta! Nel gruppo, spiccavano molti rappresentanti delle professioni e dell’industria: James Watt, innovatore della tecnologia della macchina a vapore, da cui prese il nome l’unità di misura della potenza motrice; Joseph Priestley, chimico, che contese con il francese Antoine Lavoisier il merito della scoperta dell’ossigeno; e Josiah Wedgwood, decano di una dinastia di imprenditori della ceramica, inventore di uno stile tecnologico e artistico che ancor oggi porta il suo nome. Erasmus stesso si dava da fare come inventore: condusse esperimenti sui gas, progettò canali, mezzi di trasporto e motori a vapore. Si interessò anche al lavoro degli italiani Volta e Galvani, pionieri della scienza dell’elettricità. Il legame con Wedgwood, tuttavia, rimase il più importante ai fini della storia successiva: in quel periodo, infatti, il giovane Robert, figlio di Erasmus, ebbe modo di stringere amicizia con una delle figlie di Wedgwood, Susannah. Quell’amicizia, anni dopo, sarebbe stata destinata a trasformarsi in amore e in matrimonio: dall’unione sarebbe nato Charles Darwin.
• Ma di quanto fu debitore, quest’ultimo, al suo eclettico avo? Lo abbiamo chiesto al professor Marco Vannini, direttore del museo di scienze naturali La Specola di Firenze, ed esperto di zoologia evolutiva. «L’idea che le specie non fossero immutabili era emersa già da tempo» dice il naturalista. «Il più noto, tra i primi evoluzionisti, era stato il francese Jean-Baptiste de Monet, meglio conosciuto come il Cavaliere di Lamarck. Egli sosteneva che gli individui potevano trasmettersi di generazione in generazione i tratti fisici e caratteriali acquisiti nel corso della vita. Oggi sappiamo che questa ipotesi è errata: soltanto i tratti impressi nel nostro patrimonio genetico, per ereditarietà diretta, o per mutazione casuale, possono passare ai discendenti. Ma fu importantissimo l’aver compreso che esiste un’origine comune tra tutti i viventi; che questi non si evolvono in linea retta, dal più primitivo al più sofisticato, ma possono differenziarsi in parallelo, dando origine a più specie diverse». E quali sono stati, dunque, i contributi originali di Darwin senior alla sintesi finale compiuta poi da suo nipote? «Erasmus introdusse il concetto di selezione, e di competizione tra individui per accoppiarsi e riprodursi: i più validi generano più figli, ”migliorando” in tal modo la specie».
• Soltanto una sessantina di anni dopo, Charles Darwin comprese appieno il meccanismo di questa selezione: le mutazioni non sono mirate, ma casuali e, semplicemente, chi è portatore di caratteri più adatti si riproduce e li trasmette, mentre gli altri si estinguono. Erasmus continuò invece a credere in un’evoluzione attiva, in cui gli organismi, sforzo dopo sforzo, tendevano sempre più a una presunta perfezione. Nel suo ultimo lavoro, intitolato Il Tempio della Natura e pubblicato dopo la sua morte, lo studioso afferma infatti:«La vita organica, in fondo alle onde sconfinate, nacque e fu cullata nelle perlacee grotte dell’Oceano; dapprima minuscole forme, ad ogni lente invisibili, si muovono nel fango, o sfidano le masse d’acqua; poi, al fiorire delle generazioni successive, acquistano nuova potenza e sviluppano membra più forti; da loro sorgono famiglie innumerevoli di vegetazione, e regni palpitanti di pinne, di zampe e di ali».
• L’eredità culturale di Erasmus Darwin non si limita alle sue intuizioni in biologia: lo ricordiamo infatti anche come multiforme uomo di pensiero illuminista. Fu sostenitore degli ideali della Rivoluzione francese, si schierò contro l’assolutismo e lo sfruttamento dei più deboli, e sostenne la necessità di fornire una buona istruzione alle donne. Morì esattamente duecento anni fa, poco più che settantenne: aveva fatto in tempo a conoscere le prime due nipoti, avute da Robert e Susannah, ma non gli altri numerosi figli che essi ebbero in seguito. Charles Darwin nacque infatti nel 1809, sette anni dopo la morte del nonno.