Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 4 aprile 2002
Drosophila
• Drosophila. "L’amante della rugiada" è un moscerino che ha un patrimonio genetico molto simile al nostro. Introdotto nei laboratori circa cent’anni fa, oggi è diventato la star dei ricercatori.
VEDI ARTICOLO L’uomo con le ali di Isabella Vergara uscito si Macchina del Tempo Anno 3 n.4 aprile 2002 pagg. 68-69
• Un verme per conoscere meglio l’uomo Il Caenorhabditis elegans è famoso: nel 1998 è stato sequenziato il suo genoma, il primo di un animale. Ma perché si è investito tanto su un verme microscopico, formato da appena 959 cellule? Perché condivide tante caratteristiche biologiche con l’uomo. La sua semplicità rappresenta quindi un vantaggio per studiare i geni coinvolti nello sviluppo dell’embrione, l’attività nervosa, l’invecchiamento. E poi le scoperte potranno essere usate per aumentare le conoscenze sul nostro organismo.
• Una lumaca di mare dai neuroni giganti Solo 20mila cellule nervose, ma di dimensioni enormi: ecco le caratteristiche che hanno reso l’Aplysia l’organismo ideale per studiare il funzionamento del sistema nervoso. Eric Kandel voleva scoprire quali fossero i meccanismi coinvolti nella memoria e l’apprendimento. Gli occorreva quindi un modello animale semplice: pochi neuroni (l’uomo ne ha miliardi), poche connessioni e delle cellule grandi per comodità tecnica. La sua scelta fu ricompensata dal premio Nobel nel 2000.
• Il pesce zebra, nuovo cocco dei genetisti Dopo la drosofila, il Danio rerio conquista i laboratori di genetica. I geni coinvolti nello sviluppo di questo pesciolino di tre centimetri sono simili a quelli umani. Le sue uova (duecento a settimana) si sviluppano fuori dal corpo della madre, come per tutti i pesci, e la loro trasparenza permette di osservare facilmente tutte le tappe dello sviluppo. Un modello comodo, anche perché lo sviluppo è veloce: dopo tre giorni, l’embrione esce dall’involucro dell’uovo.
• Una star dell’embriologia Sono le sue grosse uova che hanno convinto i ricercatori: facili da prelevare, manipolare e osservare, deposte tutto l’anno. Insomma, il modello ideale per capire lo sviluppo embrionale dei vertebrati. Ma negli ultimi anni, l’impiego di Xenopus laevis è diminuito: un po’ perché si riproduce tardi (quando ha uno o due anni di età), un po’ perché, invece di avere due copie di geni, come l’uomo, ne ha quattro, e questo complica le analisi di espressione genetica. Perciò si comincia a usare un suo cugino, lo Xenopus tropicalis.
• Un grande classico: il topo di laboratorio Fecondo già a tre mesi, con una dozzina di cuccioli a ogni gestazione: questo piccolo mammifero è molto comodo per la ricerca. E poi, grazie al suo breve ciclo di vita e ai suoi geni così simili a quelli degli esseri umani, permette lo studio di varie malattie in un arco di tempo rapido. Sono stati creati topi ad hoc: topi transgenici diabetici, affetti da cancro, Aids... Prima di fare i test sull’uomo, le medicine vengono provate su di loro. Certi sono addirittura drogati e diventano cocainomani per il bene dell’umanità. Unico svantaggio: il costo di acquisto e di allevamento.
• La cavia meno accettata dal pubblico la scimmia, un animale troppo simile a noi. Il macaco Tetra è stato clonato e nel macaco Andi è stato inserito un gene di medusa. I macachi sono indispensabili per gli studi sul comportamento e sui meccanismi neurologici, sulle malattie immunitarie dell’uomo, sull’HIV e sul futuro vaccino contro l’Aids.