Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  giugno 18 Lunedì calendario

Il Giro 2001 è stato vinto da Gilberto Simoni: «L’ha vinto s

• Il Giro 2001 è stato vinto da Gilberto Simoni: «L’ha vinto s.d., salvo doping, la formuletta che Ormezzano suggeriva di usare ai tempi di Ben Johnson. Il blitz dei Nas prima del Fauniera ha fruttato 250 verbali, la fuga «da un infisso» (testuale dal rapporto) di Giuseppe Di Grande, il licenziamento di Dario Frigo che era secondo dopo 9 giorni in rosa. Per due fiale di RSR13, emoglobina ricombinante umana. « il frutto di ingegneria genetica, deve avere uno spacciatore molto potente: neanche il ministro Veronesi ci sarebbe riuscito» è il commento del cardiologo Pierluigi Fiorella. Avevano deciso di non finire il Giro per protesta, i ciclisti. E Claudio Corti, manager Saeco, ha risposto «sono i marcatori del torneo di calcetto» ad un ufficiale dei Nas che gli chiedeva conto di alcune crocette sull’agenda».
• Il 13 giugno una riunione del Consiglio Federale del ciclismo ha deciso di sospendere l’attività italiana da lunedì 18 giugno al 23 giugno. Il provvedimento riguarda le categorie di corridori a partire dagli juniores fino ai professionisti. In pratica non succederà nulla, perché in quel periodo non ci sono corse di rilievo: «La fermata insomma rappresenta un segnale, com’era nelle intenzioni del Coni che aveva suggerito un simile atteggiamento, ma non certo un segnale forte. La settimana di stop servirà alla federazione ciclistica italiana per stilare un codice di comportamento al quale i corridori dovranno d’ora in poi attenersi. Ma è utopia pensare che coloro i quali finora hanno barato cambino percorso soltanto perché viene messo loro per iscritto un manuale. Serviranno di più le inchieste della magistratura».
• I magistrati sono impegnati nella lotta al doping, dubbi sul Coni: «All’interno del comitato olimpico, mi risulta che le due persone che più si sono battute contro le sostanze proibite, il maestro dello sport Sandro Donati e il dottor Pasquale Bellotti, siano fortemente emarginate e abbiano addirittura rischiato il licenziamento [...] Cipollini nel 1996 è stato mandato alle Olimpiadi di Atlanta con valori di ematocrito alle stelle». Conclusione: «Finché ci sarà lo sport ci sarà chi utilizzerà sostanze proibite. il doping elevato a sistema che va combattuto».
• Giorgio Squinzi, patron della Mapei, la più forte squadra ciclistica del mondo, punta su due giovani promesse, Filippo Pozzato («straordinario motore») e Fabian Cancellara («l’Indurain del futuro»): li ha scovati che avevano 18 anni e li ha portati immediatamente tra i professionisti perché tra gli Under 23 «il doping è peggio che tra i grandi. A essere onesto non posso garantire al 100 per cento neanche per i miei corridori». Squinzi è nel ciclismo professionistico dal 1993: «Quando ho creato la mia squadra [...] non ne capivo nulla [...]. Al Giro d’Italia del 1996 il nostro uomo di punta era Abraham Olano, che si piazzò terzo dietro a Enrico Zaina e al vincitore Pavel Tonkov, e davanti a Ivan Gotti. Ebbene, tutti questi d’alta classifica avevano per preparatore il dottor Michele Ferrari, lo stesso che per sei mesi, due anni prima, avevamo avuto alla Mapei. Ma ce ne eravamo liberati quando scoprimmo che lui, oltre alla Mapei, seguiva anche una squadra avversaria, la Gewiss, e rivali di spicco come Moreno Argentin, Eugeni Berzin, Bjarne Rijs. Con risultati strabilianti. Non solamente gli uomini di Ferrari mietevano vittorie, ma lui stesso si arrogava l’autorità di decidere addirittura quali corse dovesse disputare ciascuno, compreso il nostro Olano. Alt, dissi, così non va. Dobbiamo cambiare assolutamente filosofia [...] Primo. Basta con i preparatori esterni. la squadra con i suoi tecnici e i suoi medici che deve seguire in esclusiva gli atleti, curarne l’allenamento, tutelarne la salute».
• Secondo Squinzi il doping riguarda solo le corse a tappe, non le corse di un giorno: «La differenza è fisiologica. Le gare in linea come la Roubaix, o il Fiandre, o il Lombardia, il corridore le affronta ricorrendo nel suo organismo al motore lattacido, mentre i Giri si vincono sulle grandi salite e a cronometro, che esigono motore aerobico con grande consumo di ossigeno. Per questo il doping ematico falsa i risultati soprattutto delle corse a tappe: perché alza l’ossigenazione, e dà un 15-20 per cento in più di potenza aerobica [...] Nelle corse a tappe fa diventare purosangue anche i ronzini. E chi non vi ricorre non vince».
• "Oggi abbiamo vinto noi. Noi che fumiamo sigarette, mangiamo il salame, prendiamo la bici e sudiamo come dannati per arrivare in cima. Siamo venuti qui perché doveva essere una festa, perché crediamo in un’ idea. Il fatto è che arrivare fino lassù, a Sant’Anna Vinadio, è una punizione divina, davvero, a tre tornanti dalla fine c’è un crocifisso che ti guarda e pensi di svenire, ma quando ce la fai, ti viene da piangere e sei soddisfatto. Ecco oggi abbiamo vinto noi, appassionati e puliti. Il ciclismo dei professionisti si è sputtanato del tutto" (Davide Rosso, 24 anni, studente di lettere a Milano).
• "Il campione migliora con se stesso continui primati. Sfiora l’ascetismo nell’informare la sua vita a questa che è pure una missione. Studia regimi dietetici adeguati alla sua costituzione fisica. Influisce perfino sulla propria conformazione scheletrica sviluppando le facoltà respiratorie, correggendo movimenti magari in lui spontanei ma sbagliati. E intanto rifugge dal vizio. E’ frugale nel prendere cibo. Non beve. Non fuma. Si mantiene casto per mesi e, tuttavia, nel donneare è franco e leale come chi del proprio fisico non deve e non vuole nascondere magagne" (Gianni Brera, prefazione di "Atletica leggera").