Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 5 maggio 2002
«Non era fatta per filare la lana e tenere un focolare: sdegnosa nel dominare un semplice cittadino, voleva dominare un dominatore»
• «Non era fatta per filare la lana e tenere un focolare: sdegnosa nel dominare un semplice cittadino, voleva dominare un dominatore». Questa frase, con cui Plutarco definisce Fulvia, l’intrigante moglie di Marco Antonio, vale, a tanta maggior ragione, per la sua ambiziosa amante, Cleopatra, l’ultima regina d’Egitto, di cui il condottiero romano s’innamorò perdutamente. Lana e focolare identificavano nell’immaginario antico lo spazio esistenziale della donna, che doveva accontentarsi di una tranquilla vita domestica. Guerra e politica erano questioni da uomini. Per lo stesso principio anche il piacere sessuale era questione eminentemente maschile. La donna, in tale ottica, era uno strumento che permetteva il raggiungimento del piacere e, in una prospettiva politica, permetteva, col matrimonio e la nascita di eredi, di stringere buone alleanze tra famiglie e trasmettere il patrimonio alla generazione successiva. Ovviamente però questo era solo un modello ideale, cui non tutte le donne si conformavano. Chi aveva la fortuna di disporre di un buon patrimonio poteva tentare di crearsi un’esistenza più attiva e interessante, anche se magari non ben vista dai tradizionalisti.
• Le nostre fonti su Cleopatra sono di fatto principalmente romane o riconducibili alla cultura romana. Non è un caso quindi che la libertà di questa donna, divenuta regina a quindici anni e transitata in vari letti di mariti e di amanti, tra cui fratelli di sangue e generali romani, sia stata molto chiacchierata. Cleopatra rappresentava esattamente il contrario del modello ideale di donna romana: non solo dominava, ma addirittura dominava i dominatori, condottieri come Cesare e Antonio, che per Roma avevano conquistato o stavano conquistando un impero. Non era tanto la supposta dissolutezza della regina a spaventare i romani (l’antropologia insegna che gli stranieri sono spesso rappresentati come ”diversi” e ”pericolosi”), ma il fatto che questa donna era riuscita a entrare nei maschilissimi meccanismi del potere romano. I suoi amori rischiavano di compromettere l’unità e la sicurezza dello Stato. Questa almeno era la voce che la propaganda di Ottaviano diffondeva per Roma per screditare, agli occhi del Senato e dei cittadini, Marco Antonio, che stava consolidando un potere che preoccupava il futuro imperatore.
• L’incesto non era così scandaloso. Ma procediamo con ordine: Cleopatra salì al trono in una situazione politica estremamente difficile. La pressione di Roma, allora in piena fase espansionistica nel Mediterraneo, era molto forte. L’Urbe aveva acquisito il controllo della maggior parte dei ricchi dominii egiziani nel Vicino Oriente. A Cleopatra venne affiancato nel regno il fratello Tolomeo XIII. Lei aveva 17 anni, lui 10. Nel rispetto della tradizione egizia i due fratelli si unirono in matrimonio. La famiglia reale con questa pratica, riscontrabile anche nel sistema mitico egizio, riafferma infatti la sua diversità rispetto al resto della comunità: il sangue reale non si mischia con quello di altre famiglie. I faraoni in Egitto erano divinità e la stretta endogamia famigliare riaffermava il loro ruolo speciale. L’incesto era però considerato estraneo alla cultura greco-romana, di cui pure Cleopatra faceva parte (la dinastia tolemaica era di origine greca) e probabilmente contribuì al consolidamento del mito ”demonico” della regina egizia.
• Cleopatra, invisa alla stessa comunità greca residente in Egitto, cercò di ottenere il sostegno popolare (fu la prima della sua stirpe a imparare la lingua del Paese) e avviò allo stesso tempo un’attenta attività diplomatica per ingraziarsi una parte della classe dirigente romana, ormai avviata a drammatiche guerre civili. In questo quadro, a quanto sembra, si colloca il primo amore romano della regina. Cleopatra sedusse il giovane Gneo Pompeo, inviato in Egitto, in cerca di truppe e di rifornimenti, dal padre, il potente condottiero Pompeo Magno. Cleopatra venne esiliata dal fratello, che non gradiva l’attivismo politico della consorte. Ma ecco la svolta. Roma è ormai dilaniata dai contrasti. Cesare sconfigge l’antico alleato Pompeo Magno, che cerca rifugio in Egitto, inseguito dall’avversario. Tolomeo, per ingraziarsi Cesare, fa uccidere Pompeo e ne presenta la testa mozzata al vincitore. Cleopatra, in questo cruento scenario, coglie l’occasione per rientrare in gioco. Il mito vuole che si facesse condurre nel palazzo, da cui era stata bandita, avvolta in un tappeto.
• il primo incontro col nuovo padrone di Roma, che resta affascinato dalla sua astuzia e dal carattere. amore a prima vista, come vuole la tradizione. Più probabilmente Cesare ha capito come ottenere il controllo del regno, ricchissimo produttore di grano e quindi dominio strategico per chiunque volesse ingraziarsi le frange più povere del popolo romano con distribuzioni di cibo, o volesse mantenere un proprio esercito. Cleopatra da parte sua intuisce la forza di Cesare e intravede la strada per ritornare sul trono. Cesare impone così una riconciliazione tra i due fratelli, destinata peraltro a rivelarsi rapidamente impossibile. Il popolo insorge e proclama una nuova regina. Cesare reagisce, Tolomeo viene affogato e Cleopatra viene reinsediata sul trono, come sposa di un altro dei suoi fratelli, l’undicenne Tolomeo XIV.
• Marco Antonio, il grande amore. L’amore con Cesare non è infruttuoso. L’anno successivo Cleopatra gli dà un figlio, Cesarione, il futuroTolomeo XV. La nascita di questo figlio cambia la situazione. Cesare si trova ad avere un figlio erede di uno dei regni più ricchi del Mediterraneo. Cleopatra, da parte sua, con un figlio dell’uomo più potente di Roma, sa di essersi guadagnata un posto di prima fila nell’esclusivo teatro del potere romano. La realtà era però più complessa. Cesare probabilmente intendeva modificare, più o meno ufficialmente, l’assetto istituzionale dello Stato romano. Il suo carisma personale e il suo enorme potere militare già delineavano una forma di leadership poco repubblicana. Non sappiamo se il fascino di Cleopatra abbia influenzato Cesare, ma non è improbabile che il condottiero abbia guardato con ammirazione alla fastosità ”orientale” di cui si ammantava quest’ultima. Quando Cesare celebra il suo trionfo a Roma, invita la regina, ospitandola, col fratello, in una dimora di sua proprietà. Cesare, pur sposato con una donna romana, non nascondeva la relazione con la regina straniera, cui dedicò addirittura una statua d’oro nel nuovo tempio di Venere da lui voluto. La dea straniera, che aveva dato un figlio al futuro dio romano, fu accolta in un tempio romano dedicato alla dea che Cesare considerava progenitrice della sua famiglia. Prima però che Cesare potesse diventare re di Roma, un gruppo di congiurati lo colpì a morte. Cleopatra, di nuovo sola e in pericolo, abbandona Roma con Cesarione, l’erede di Cesare. La morte del marito le permette di insediare il figlio sul trono come Tolomeo XV, Theos Philopater, ”il dio che ama il padre”, tanto per ribadire la preziosa discendenza. Ma la situazione politica internazionale volge al peggio. Cleopatra ha bisogno di un nuovo protettore. Ed ecco il grande amore: Marco Antonio. Il condottiero romano, che Cleopatra aveva già incontrato come luogotenente di Cesare, stabilisce un patto con Ottaviano e ottiene il controllo dell’Egitto e delle province orientali dello Stato romano. una storia d’amore complessa, che per secoli ha affascinato letterati e poeti. Lussuria, amore vero o ambizione? Ognuno ha detto la sua. La storia, come si sa, è sempre scritta dai vincitori e questa guerra venne vinta da Ottaviano, che, dopo anni di scontri, riuscì a eliminare l’avversario, ottenendo il controllo di quello che ormai era divenuto un impero.
• Semidea o concubina? Ottaviano usò l’amore di Antonio per Cleopatra come una potentissima arma di comunicazione di massa per distruggere la credibilità del concorrente. Cleopatra venne dipinta come una lasciva regina orientale che aveva soggiogato, quasi come una maga, una novella Circe, un ingenuo, ma ambizioso generale romano. La virilità, immagine fondamentale nel sistema simbolico romano, sembrava irrisa da una concubina. L’immagine della dotta regina, esperta di lingue e di scienze, si trasformò così in quella di una ”puttana insoddisfabile”, esperta tutt’al più - l’ironia è facile - di opere di ginecologia. Certo la coppia non fece nulla per farsi amare dai romani: Cleopatra-Iside si presentava come una nuova Afrodite, compagna di Antonio, nuovo Dioniso; Antonio proclamò i due gemelli avuti da Cleopatra, Cleopatra ”Luna” e Alessandro ”Sole”, sovrani di terre che aveva sottomesso come generale di Roma. Anche nell’iconografia assistiamo a un interessante cambiamento: in un bronzetto appare Cleopatra-Iside che allatta Cesarione-Horus. Il ragazzo è però presentato in piedi, mentre sugge il seno della madre. Il bambino, nella raffigurazione artistica, diventa adulto, quasi per riaffermare con maggior forza le sue prerogative di erede di Cesare. D’altra parte la raffigurazione del giovane appare carica di un’ambiguità che accompagna Cleopatra: il figlio ha l’appellativo ufficiale di ”amante della madre”, espressione che aveva un diverso significato culturale in Egitto e a Roma. Cleopatra insomma continuava a difendere il sistema culturale su cui poggiava il suo potere politico, mentre Antonio stava costruendo per sé quel regno ”orientale” che Cesare non era riuscito a creare e, assumendo le valenze simboliche delle monarchie orientali, di fatto spregiava il sistema culturale tradizionale romano.
• L’epilogo è noto. Mito e storia si confondono. Come in Romeo e Giulietta, Antonio sconfitto, credendo morta Cleopatra, si uccide con la propria spada. La regina, ormai sola, lascia ancora una volta avvicinare il suo bellissimo corpo che aveva piegato i più potenti uomini di Roma. Questa volta però sono aspidi e il loro bacio mortale la consacra definitivamente al mito.
• Il mito di Cleopatra mostra bene come nel mondo antico la donna libera e, soprattutto, di potere venisse demonizzata. La mitologia classica ricorda molte di queste donne: Elena, che scatena col suo adulterio la guerra di Troia, Clitennestra, che tradisce e quindi trucida il marito, o Circe, inquietante maga divoratrice di uomini. Vi è però almeno un altro personaggio storico in grado di competere con Cleopatra, se non addirittura di superarla: Teodora, imperatrice di Bisanzio. La sua fu una carriera folgorante. Orfana di un allevatore di orsi, sin da bambina frequentava bordelli, dove si dilettava in rapporti anali con schiavi e pervertiti. Raggiunta la pubertà, poté finalmente dedicarsi alla duplice attività di attrice e prostituta. ”Era così priva di pudore - racconta con malcelata morbosità lo storico Procopio - che nessuno la vide mai vergognarsi”. Le sue energie sessuali erano inesauribili. ”Partecipava a banchetti con più di dieci giovani nel pieno delle loro forze e dissoluti di professione e, dopo aver giaciuto per l’intera notte con tutti i commensali e averli sfiniti, passava ai loro servi, che potevano essere una trentina, e aveva un rapporto con ciascuno di loro e - prosegue Procopio - neppure così saziava la sua lussuria”. Con un’immagine divenuta celebre, lo storico la ricorda imprecare contro il destino, perché ”sebbene ella agisse già su tre aperture del suo corpo, la natura non le aveva reso i capezzoli più larghi per escogitare un nuovo genere di rapporto”. Ovviamente, dove c’è sesso c’è anche magia ed infatti viene rappresentata, proprio come Elena e Circe, esperta di inquietanti sostanze con cui si assicurava gli aborti. Giustiniano, erede al trono di Bisanzio, restò irretito dalle sue arti e, a quanto sembra, pur di sposarla, abrogò una legge che impediva il matrimonio con le etere.