Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 27 luglio 2001
Un esame, un colloquio di lavoro, il primo appuntamento
• Un esame, un colloquio di lavoro, il primo appuntamento. Situazioni diverse, ma la vostra reazione è sempre la stessa. Il cuore vi scoppia dentro il petto, le mani sudano, la voce trema. Il vostro è un problema di timidezza. Non vi preoccupate, siete in buona compagnia: l’80-85% delle persone sostiene di avere avuto problemi di timidezza, e più del 40% si considera ancora timido.
Siete affette da quella che gli psicologi chiamano «Sindrome di Mammolo», come il più timido e goffo dei sette nani. Fino a non molto tempo fa, a soffrirne erano soprattutto i giovani e le ragazze, per le quali anzi la timidezza era considerata quasi un pregio, una virtù da incoraggiare. Oggi non è più così. Capita sempre più spesso di trovarsi in situazioni che richiedono capacità di cavarsela. Proprio quella che spesso manca alle timide.
• Ma insomma, cos’è la timidezza? Il professor Filippo Petruccelli, direttore dell’Istituto per lo studio delle psicoterapie di Roma, la definisce così: «Una difficoltà, più o meno accentuata, nel gestire le relazioni interpersonali. La vita in società è regolata da un insieme di norme che impongono precisi tipi di comportamento. Le timide le conoscono, ma non riescono a rispettarle. E quindi sembrano inadeguate».
Durante la crescita, si fanno esperienze che permettono di acquisire e riconoscere queste norme. per questo, ad esempio, che vi rivolgete istintivamente a un professore dandogli del lei. «In realtà», continua Petruccelli, «questo meccanismo automatico viene disturbato da interferenze emotive. Il cervello ragiona per immagini visive, veloci e inconsapevoli, che fanno prevedere i possibili sviluppi della situazione che si sta affrontando. Le timide prevedono esiti negativi e quindi diventano ansiose, arrossiscono, tremano, s’inceppano nel parlare, sudano».
Insomma, se in passato vi è capitato di fare una figuraccia sull’autobus, ogni volta che ci salite di nuovo vi aspettate inconsciamente di rifarla, e assumete un atteggiamento «da timida». Ma c’è un momento in cui la timidezza deve essere affrontata come una malattia? «La gravità della situazione si capisce dalla quantità di rinunce che la timidezza vi costringe a fare e dal numero di persone che frequentate. Alcune, a furia di evitare situazioni che le mettono a disagio, finiscono col diventare un po’ orse. Altre riescono ad avere rapporti sereni solo coi parenti più stretti o con un’amica». Come potete rimediare, allora? «Di trucchi ce ne sono tanti. Il più frequente è quello di usare a vostro vantaggio lo stesso meccanismo da cui nasce la timidezza». Gli esperti la chiamano «visualizzazione creativa»: «Si tratta», conclude Petruccelli, «di pensare positivo, di immaginare volontariamente che le cose vadano nel verso giusto».
• Quanto ti imbarazzi?
Se ti capita di fare una brutta figura al lavoro e tu cominci a sudare, non sai da che parte guardare e diventi inquieta. Non preoccuparti: le brutte figure danno sempre fastidio.
Se ti capita di ricevere un complimento o un apprezzamento e tu arrossisci e ti comporti automaticamente in maniera più schiva, può dipendere dall’educazione che hai ricevuto: a volte è considerato un pregio.
Se ti capita di essere schernita (bonariamente) dagli amici resti in silenzio, hai difficoltà a parlare e ti metti in disparte, vuol dire che le piccole prese in giro tra amici sono normali. Cerca di affrontarle con un po’ di ironia.
Se ti capita di avere un appuntamento o una cena fuori e tu ci metti ore per scegliere il vestito e resti comunque insoddisfatta, vuol dire che: l’abbigliamento è soggetto a norme sociali: se non vuoi rischiare di sentirti inadeguata, adotta uno stile sobrio.
• Ci sono situazioni che più di altre vi fanno sentire inadeguate o vi spaventano? Sapete già come imparare ad affrontarle? Ecco alcuni consigli dello psicologo Filippo Petruccelli e del dottor Renzo Galassi, direttore dell’Accademia omeopatica di Macerata, che ricorda: «I rimedi omeopatici non vanno considerati come le normali medicine, perché fanno sempre parte di un percorso curativo che si basa sulla valutazione dell’individuo nel suo complesso». Prima di seguire questi consigli, dunque, è meglio farsi visitare da un omeopata, che saprà indicarvi i rimedi (e le dosi) che fanno davvero al caso vostro.
• Il pronto soccorso per chi è troppo emotiva: il Colloquio di lavoro (o l’esame)
«Spesso si arriva agli appuntamenti importanti cariche di previsioni negative: s’immagina che tutto debba andar male e questo aumenta il carico di tensione. Meglio fare prima le prove generali: con l’aiuto di una persona di cui avete soggezione (magari uno zio con cui avete poca confidenza), ricreate la situazione che dovete affrontare. Se potete, riprendetela con una videocamera o registrate la vostra voce su un nastro. Rivedendovi o riascoltandovi avrete la possibilità di individuare i comportamenti sbagliati e di correggerli».
Il consiglio dell’omeopata
«Per accrescere la fiducia nelle vostre capacità e farvi affrontare la situazione ricorrete alla Silicea, che aiuta a combattere anche ”l’ansia da anticipazione”, cioè l’agitazione che si prova immaginando un esito negativo della prova da superare».
• Il pronto soccorso per chi è troppo emotiva: il primo appuntamento
«Innanzitutto non caricatelo di significati che non ha. Chi l’ha detto che è davvero quello più importante? Un rapporto non si decide mai in una sola occasione e comunque mai alla prima. indipendente dall’impatto iniziale che abbiamo sull’altro. Il primo incontro va visto appunto come il primo di una serie più o meno lunga. Chi ci dice che l’incontro fondamentale per il nostro rapporto non sarà invece il centesimo?».
Il consiglio dell’omeopata
«L’approccio con l’altro sesso è motivo d’ansia anche per le più sicure, figurarsi per una timida. L’omeopatia ha a disposizione un percorso curativo profondo, adatto alle persone (soprattutto alle ragazze) che si commuovono facilmente o diventano rosse. In genere si ricorre alla Pulsatilla, che aiuta a superare le insicurezze legate ai rapporti sentimentali».
• Il pronto soccorso per chi è troppo emotiva: parlare o esporsi davanti a una folla.
«Un incontro a due, per quanto fonte di preoccupazione, sarà sempre più piacevole dell’idea di affrontare una massa di gente. Il trucco sta nel pensare alla folla come a un insieme di persone, guardandole negli occhi: appena notate in qualcuno segnali d’approvazione o interesse, focalizzate l’attenzione su di lui. Per mantenere vivo l’interesse gesticolate, fate battute, e anche qualche pausa».
Il consiglio dell’omeopata
«L’ansia da palcoscenico è molto diffusa e si manifesta diversamente da persona a persona: chi suda, chi ha mal di stomaco, chi va in bagno in continuazione. In questi casi prendete, dal giorno prima, un po’ di Argentum Nitricum. un rimedio tampone, da usare per non più di due giorni. Gli effetti? Maggiore lucidità mentale, serenità e capacità di sfruttare le vostre potenzialità».
• Il pronto soccorso per chi è troppo emotiva: a cena con gli amici (o con i genitori di lui)
«L’importante è non strafare: se prendete un qualsiasi argomento di conversazione, state certe che avrete di fronte qualcuno che ne sa più di voi. Lasciate quindi che siano gli altri a decidere di cosa parlare, intervenite di tanto in tanto, senza esagerare o farvi notare. Trovate il giusto compromesso tra lo stare in disparte e il voler apparire a tutti i costi».
Il consiglio dell’omeopata
«La timidezza è legata alla mancanza di fiducia in se stesse. Se avete avuto una famiglia molto presente, oppressiva, potreste aver paura di affrontare novità o persone sconosciute. Questo disturbo si cura con una terapia profonda a base di Phosphoro, Baryta Carbonica, Calcarea Carbonica. Oppure, subito prima della cena, provate il Gelsenium, che ha un effetto immediato, anche se superficiale».
• Quando si dice che avere fiducia in se stesse aiuta. Raccontano gli storici che già Napoleone si affidava alla psicologia per individuare i suoi uomini di comando. Quando doveva scegliere tra due generali, a parità di merito, decideva in base alla loro risposta a una semplice domanda: «Ti ritieni un uomo fortunato?». Affidava il comando sempre e soltanto a chi gli rispondeva di sì, manifestando così un approccio positivo alla vita. «In pratica», sostiene il professor Petruccelli, «se ci s’immagina un esito favorevole, s’impedisce che la mente faccia emergere le immagini negative della situazione che si sta affrontando». Quando temete una situazione, dunque, il trucco è convincervi che le cose andranno a lieto fine.