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 2001  dicembre 03 Lunedì calendario

Il vicepresidente americano Dick Cheney, venerdì scorso: "Pensiamo proprio che bin Laden si trovi ancora in Afghanistan, nascosto in quelle grotte"

• Il vicepresidente americano Dick Cheney, venerdì scorso: "Pensiamo proprio che bin Laden si trovi ancora in Afghanistan, nascosto in quelle grotte". Si riferiva alla zona montagnosa, 56 chilometri a nordovest di Jalalabad: Tora Bora, le Sabbie Nere
• Rinforzata con l’aiuto pakistano e soprattutto della Cia, Tora Bora è un dedalo infinito di corridoi, grotte naturali e artificiali, stanze e depositi situati sino a centinaia di metri sottoterra. "Ci sono generatori di corrente, carburante, riserve di cibo, acqua, arsenali bellici capaci di mantenere efficiente un piccolo esercito determinato a resistere per mesi e mesi". Il terreno che la circonda è costituito da gole strette, pareti friabili e un labirinto di wadi e cime rocciose lungo la strada da Kabul al Khyber Pass. Da qui è facilissimo attraversare la frontiera verso il Pakistan .
• "In un recente articolo pubblicato sulla rivista americana ”Journal of Slavic Military Studies” due esperti del settore, l’ex ufficiale afghano Ali Jabali e il colonnello Usa in pensione Lester Grau, raccontano che nel 1986 le truppe sovietiche ebbero bisogno di 57 giorni per espugnare Zahawar, una base molto simile a Tora Bora. I sovietici impiegarono oltre 6.000 uomini contro 700 mujaheddin asserragliati". Persero un migliaio di uomini, oltre a 24 elicotteri abbattuti. Non fecero neppure in tempo a minare i bunker che, con un contrattacco a sorpresa, i mujaheddin li ricacciarono. Nella base di Zahawar (41 caverne, per una lunghezza complessiva pari a quella di sei campi da calcio) i mujaheddin avevano costruito una moschea con la facciata ornata di mattoni decorati, un ospedale perfettamente attrezzato, una biblioteca con libri in farsi e in inglese, un’area residenziale con salotti imbottiti e tappeti.
• Larry Goodson, autore di Afghanistan endless war, racconta che sin dai primi anni Ottanta la Cia aiutò le tribù che combattevano i sovietici a sfruttare i canali sotterranei dell’antichissimo sistema idrico afghano (chiamato ”carduz” o ”canat”) per costruire i loro bunker. "In questo modo possono utilizzare molte uscite poste a decine di chilometri tra loro. I missili e le bombe intelligenti sono inutili: i canali spesso passano sotto le montagne, scorrono in valli irraggiungibili"
• John Shroder, professore di geologia all’università del Nebraska, studia le caverne dell’Afghanistan dagli anni 70, è l’autore dell’Afghanistan Atlas ed è stato scelto come consulente dal Pentagono. Le caverne dove si nasconde bin Laden hanno sorgenti d’acqua naturale e la temperatura all’interno resta costante, grazie a delle correnti di calore, anche durante l’inverno afgano. Un tipo di tunnel, chiamato ”karez”, fa parte di un antichissimo sistema di irrigazione sotterraneo usato per portare acqua ai villaggi montani. I karez erano già usati, con scopi difensivi contro l’invasione dei Macedoni di Alessandro il Grande, e ancora per combattere le orde mongole di Gengis Kahn. "Molti sono artificiali, piccoli, ma fanno parte di una rete estesissima. Alcune sono grandi abbastanza per potervi tenere dentro veicoli e carri armati. Ci sono diverse vie di fuga, per cui non basta chiudere l’ingresso principale per intrappolare le migliaia di abitanti che ci vivono dentro"
• "Tra gli anni 50 e 60 gli Stati Uniti fecero un accordo con il governo afgano per realizzare mappe aeree del territorio. L’Unione Sovietica protestò con forza contro il progetto. Gli afghani, allora, chiesero agli Stati Uniti di non fotografare il quarto settentrionale del Paese, quello al confine con l’Unione Sovietica. Fu Mosca, allora, a mappare quella sezione di territorio, mentre noi ci occupammo dei tre restanti. Quando i sovietici invasero l’Afghanistan, nel 1979, cercarono di prendersi le mie mappe, ma io le misi in salvo facendole portare dal mio cuoco all’ambasciata americana, da cui partirono per Washington in una valigia diplomatica. Poi, durante la resistenza antisovietica, il dipartimento di Stato realizzò un’accuratissima mappatura del territorio afghano. Tutte le carte sono all’Università del Nebraska, a Omaha, dove insegno"
• Nell’agosto del ’98 Tora Bora protesse Osama dai Cruise lanciati dal presidente americano Bill Clinton in risposta agli attentati alle ambasciate in Kenya e Tanzania. "Sotto le vette dello Spingar (Le Montagne Azzurre) sorge una vasta rete di tunnel, un complesso di grotte blindate, adattate per ospitare da due a quattromila uomini, la guardia pretoriana di bin Laden. I cunicoli penetrerebbero a profondità superiori ai 200 metri rispetto alla superficie. L’ingresso è in una gola tra due picchi, raggiungibile solo a cavallo, quasi invisibile dal cielo. Il primo villaggio abitato - Bachera Gam - è a tre ore di cammino: gli abitanti sarebbero stati pagati in dollari (50 a testa) per non dar informazioni e ”non accorgersi” del passaggio dei rifornimenti. La strada che da Jalalabad sale verso le montagne, attraverso il borgo di Pachir, sarebbe controllata da arabi armati - dicono gli abitanti della zona. ”Vi sono parecchi lavoratori che stanno rendendo più accoglienti le grotte”, afferma Sohrab Qadri, uomo dell’intelligence di Hazrat Ali, capo della sicurezza dell’Alleanza a Jalalabad"
• Viktor Kustensko, un omon che partecipò all’assedio di Zahawar del 1986, scriveva in un articolo uscito nel 1996 su ”Soldat udachi”, la versione russa di ”Soldier of fortune”: "Non so quanti aerei usammo, e quante bombe sganciammo su quel complesso, ma alla fine le caverne e i ricchi arredamenti interni erano tutti intatti". Per stanare i mujaheddin le uniche armi in mano ai sovietici erano la tortura dei prigionieri, o la promessa, ai traditori, di una nuova identità e di un luogo sicuro dove fuggire con le famiglie. Individuate le caverne, l’Armata rossa non andava troppo per il sottile. Nel 1982, in un karez della provincia di Logan, nell’Afghanistan orientale, i sovietici usarono benzina, gasolio e fosforo per incenerire 105 tra uomini, donne e bambini. Un’altra tecnica era quella di lanciare fuochi d’artificio nelle caverne. Le luci e i colori, i fischi e i botti erano innocui, ma i mujaheddin, che non li conoscevano, uscivano terrorizzati con le mani in alto. I soldati sovietici, comunque, si rifiutavano di entrare nei tunnel: erano pieni di trappole esplosive e gli afghani vi si muovevano come fossero a casa loro .
• Sin dall’8 ottobre i bombardieri americani hanno preso di mira la zona. "Dalla cabina di un pilota di caccia le caverne ”appaiono come un’ombra sul terreno”, spiega il contrammiraglio John Stufflebeem e anche quando sono colpite con precisione e le bombe ”laserguidate” - le devastanti ”bunker buster” - entrano accuratamente dall’ingresso del tunnel esplodendo e devastando tutto quello che c’è all’interno, la possibilità che restino intatti altri tunnel è alta. Vengono usate anche bombe ”termobariche” che fanno esplodere una miscela di carburante e aria che provoca un’onda devastante"
• Venerdì 29 novembre si sarebbe svolta la prima battaglia a Tora Bora. Novanta commando inglesi delle Sas (Special air service) avrebbero assaltato uno dei complessi fortificati delle basi. Nello scontro, violentissimo e finito in un corpo a corpo nei tunnel, sarebbero morti 18 uomini di al Qaida e solo quattro inglesi sarebbero rimasti feriti. Si sarebbe trattato di un’operazione senza precedenti per le Sas, che di solito si muovono in piccoli gruppi. Motivo dell’assalto in grande stile: battere sul tempo gli americani della Delta force e aggiudicarsi la preda più ambita della guerra, bin Laden .