Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 27 luglio 2006
Sfide - "La globalizzazione non è ciò che credete che sia – un’integrazione senza fratture dell’economia della finanza globale
• Sfide. "La globalizzazione non è ciò che credete che sia – un’integrazione senza fratture dell’economia della finanza globale. Le Cine e le Indie del mondo ci sfidano a ripensare la nostra visione del futuro" (Stephen Roach).
• Elicotteri. Nel 2005 l’americana Lockheed si è aggiudicata la riprogettazione del Marine One, l’elicottero in uso al presidente degli Stati Uniti, ma si tratta solo di una facciata, perché le parti principali degli elicotteri saranno progettate e costruite dall’italiana Agusta Westland, che così si è assicurata anche la commessa per il rinnovamento dell’intera flotta di elicotteri del Pentagono.
• Industria. La produzione industriale negli USA è scesa dal 23 per cento del prodotto interno lordo negli anni Ottanta al 12,7 nel 2005 (meno dell’assistenza sanitaria).
• Bilancia. Gli Usa esportano rispettivamente manufatti e servizi per 620 e 340 miliardi di dollari. Ammontando il deficit della bilancia commerciale a 650 miliardi di dollari, soltanto per dimezzarlo occorrerebbe aumentare le esportazioni del 30 per cento, ma non è possibile, dal momento che molte industrie già producono all’80-85 per cento delle loro possibilità. Conseguenza: per ridurre il deficit gli Stati Uniti dovranno diminuire le importazioni.
• Outsourcing. L’indiano Raju Ramalinga, fondatore del provider di servizi informatici Satyam, nel 1972 stipulava i primi contratti con clienti americani inviando i suoi programmatori negli Usa. Adesso gestisce tutti i suoi servizi in India, facendo lavorare i suoi programmatori a Bangalore, con un risparmio per i clienti del 70 per cento
• Lingotti. La prima volta che la bilancia commerciale degli Stati Uniti andò in deficit fu nel 1971. Mentre gli Europei e i Giapponesi investivano e producevano, gli americani aumentavano i loro consumi, con la conseguenza che si accumulavano sempre più dollari nelle banche estere. Se ne preoccupò il presidente francese Charles De Gaulle, che allora convertì i dollari in eccesso in lingotti d’oro, ma così facendo, per non svuotare la riserva aurea custodita a Fort Knox, il governo di Washington avrebbe dovuto adottare misure di austerità e ridurre i consumi. Invece il 3 marzo 1971 il presidente Nixon pensò bene di bloccare la possibilità di convertire dollari in lingotti d’oro.
• Crescita. Crescita economica annuale in Cina: 7-8 per cento. Secondo Il Fondo Monetario Internazionale, di questo passo, il PIL cinese supererà quello del Giappone nel 2016 e si avvicinerà a quello degli USA nel 2040 (ma in termini di potere di acquisto sul mercato interno già nel 2025).
• Esportazioni. Dal 1990 l’esportazione cinese è aumentata di otto volte, per un valore di 400 miliardi di dollari nel 2005. Attualmente la Cina è la principale potenza industriale e manifatturiera a livello mondiale: produce i due terzi delle fotocopiatrici, delle scarpe, dei giocattoli, dei forni a microonde; metà dei lettori DVD, delle macchine fotografiche digitali, del cemento e dei tessuti; un terzo dei lettori DVD-ROM e dei computer portatili; un quarto dei telefoni cellulari, dei televisori, dei palmari, dell’acciaio e delle autoradio.
• Offshoring. Secondo il Boston Consulting Group trasferire la produzione industriale da un Paese ricco in Cina comporta un risparmio dal 20 al 50 per cento sui costi di produzione e spedizione. La manodopera in Cina costa talmente poco che è più conveniente dei robot e sistemi automatici, tanto che un’importante azienda produttrice di elettrodomestici americana che ha trasferito la sua produzione in Cina ha eliminato i nastri trasportatori. Inoltre il governo cinese offre esenzioni fiscali e incentivi finanziari così generosi che alcune aziende sostengono di aver costruito fabbriche in Cina a costo zero.
• Demografia. Nell’Unione Europea gli anziani sono il 16 per cento della popolazione, nei prossimi cinque anni saranno il 27 per cento. La popolazione totale raggiungerà il livello massimo vero il 2022, verso il 2050 sarà diminuita del 13 per cento rispetto al 2000 (l’Italia perderà un quinto della sua popolazione). L’attuale età media, intorno ai 37,7 anni, salirà a 52,3 nel 2050, quando la popolazione in età lavorativa scenderà al 50 per cento.