Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 24 giugno 2004
Titoli - L’editoriale che commentò l’assassinio Calabresi su ”Lotta Continua” fu scritto da Sofri
• Titoli. L’editoriale che commentò l’assassinio Calabresi su ”Lotta Continua” fu scritto da Sofri. S’intitolava ”La posizione di Lc” (e non ”Giustizia è fatta”, come molti hanno scritto in seguito): "L’omicidio politico non è l’arma decisiva per l’emancipazione delle masse", anche se queste considerazioni "non possono indurci a deplorare l’uccisione" del commissario. Molti protestarono perché l’omicidio non fu esplicitamente approvato.
• Il pentito. Leonardo Marino, operaio delle carrozzerie di Mirafiori, meridionale straniato dall’arrivo a Torino. Sofri lo conquista ai cancelli della fabbrica (’ci sapeva fare”), Marino lo elegge a suo punto di riferimento umano e politico: il leader non ha la patente e il ”pentito” lo porta in giro in macchina e fa coppia con lui a calciobalilla (contro Pietrostefani e Bonfiglio). Il primo figlio si chiama Adriano.
• Preistoria. La volta che - era il marzo del 1963 - Palmiro Togliatti tenne una conferenza alla Normale di Pisa. Il segretario del Pci parlò del suo rientro in Italia e della svolta di Salerno: "Il generale MacFarlane si meravigliò con me che il Pci non volesse fare la rivoluzione". Voce nasale dal fondo della sala: "Ci voleva l’ingenuità d’un generale americano per pensare che un partito che si proclamava comunista volesse il comunismo". Togliatti di rimando: "Devi ancora crescere. Provaci tu, a fare la rivoluzione". "Ci proverò, ci proverò", fu la risposta di Sofri.
• L’inizio. Nella primavera del ’69 partono i primi scioperi spontanei alla Fiat. Il 9 aprile a Battipaglia la polizia aveva sparato sugli operai che protestavano per la chiusura del tabacchificio: due morti. L’11 aprile i sindacati indicono tre ore di sciopero, ma per quelli di Mirafiori non basta. Il 13 si fermano le Ausiliarie, il 20 seguono i carrellisti, il 21 i gruisti, il 22 le Grandi Presse. Il 27 maggio il primo corteo interno percorre la Fiat, i capireparto insultati, derisi, costretti a sfilare. I ribelli di mezza Italia si precipitano a Torino. Tra loro, Sofri.
• Violenza. Enrico Galmozzi, militante di Lc poi tra i fondatori di Prima Linea: "Alla Breda i cortei interni erano talmente violenti che dovevamo intervenire io e Arialdo Lintrami, due terroristi, a strappare i capi dalle mani degli operai". (probabilmente Gilmozzi: vedi in Frammenti sua intervista a Massimo Fini)
• Frigo. A Torino punto di riferimento dei giovani rivoluzionari è casa Bobbio: il capofamiglia Norberto insegna all’università, il figlio Luigi è un membro di Lc. Nell’abitazione arriva chiunque, a qualunque ora, anche se non c’è nessuno (ci si arrampica su un garage e da lì sul balcone). La caratteristica più apprezzata: il frigo sempre pieno.
• Lotta continua. Il nome nacque dalla frase che chiude tutti i volantini ditribuiti a Mirafiori nell’autunno caldo: "La lotta continua". In quei giorni Sofri è sempre presente ai cancelli Fiat: lo chiamano ”il piccolo Lenin” per via della statura e del cappello scuro che porta sempre.
• Il giornale. Sofri lo affida agli studenti di Milano e Torino. Esce il 1° novembre ’69, è un settimanale (diverrà quotidiano nella primavera del ’72), direttore responsabile: Piergiorgio Bellocchio. I costi erano stati coperti grazie alla vendita di un quadro regalato da Giovanni Pirelli (in uno degli articoli si prometteva, tra l’altro, di "sgonfiare" suo fratello Leopoldo). Sofri è a Napoli impegnato con un altro giornale: ”Mo che il tempo s’avvicina” (direttore responsabile è Giampiero Mughini, che colleziona 26 querele in 4 mesi).
• La prima foto. Un’immagine di Luigi Calabresi compare per la prima volta su ”Lotta Continua” il 20 dicembre ’69, cinque giorni dopo la morte di Pino Pinelli, l’anarchico precipitato da una finestra della Questura di Milano mentre lo interrogavano sulla bomba di piazza Fontana. Il 17 febbraio ’70 c’è anche il suo nome (sbagliato: "il dott. Calabrese") con un breve curriculum in cui si parla di viaggi negli Usa e legami con la Cia. Tutte notizie false. "Calabrese" è indicato come il responsabile della morte di Pinelli.
• Processo. Il 20 aprile ’71 Calabresi querela ”Lotta Continua”. Il 14 ottobre depone in Tribunale interrotto da militanti di estrema sinistra che gridano "buffone", "assassino", "buttati dalla finestra". Il vicequestore Vittoria guida una carica nel palazzo di Giustizia per consentire al commissario di tornare a casa.
• La miccia. Il 7 maggio 1972, nel carcere di Pisa, muore Franco Serantini, arrestato due giorni prima durante i disordini seguiti a un comizio del missino Niccolai. Ventuno anni prima, a Cagliari, qualcuno l’aveva abbandonato in orfanotrofio: il nome lo doveva a un carabiniere che aveva appena letto su un giornale una novella di Francesco Serantini. Per Lc il ”figlio di nessuno” è il nuovo Pinelli: sabato 13 maggio, Sofri parla a Pisa. Per Leonardo Marino, è al termine di quel discorso che Sofri gli ordinò di uccidere Calabresi. Il commissario vivrà ancora 4 giorni.