Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 20 giugno 2004
Il 7 novembre 1919 Il Times di Londra a pag 12 titolava a centro pagina: I caduti gloriosi/Appello del re al suo popolo/La celebrazione del giorno dell’armistizio/Due minuti di interruzione dal lavoro
• Il 7 novembre 1919 Il Times di Londra a pag 12 titolava a centro pagina: I caduti gloriosi/Appello del re al suo popolo/La celebrazione del giorno dell’armistizio/Due minuti di interruzione dal lavoro. Insomma, la grande guerra, benchè finita occupava ancora le pagine dei giornali.
Nella sesta colonna però riusciva a trovare posto un fatto nuovo, sensazionale, che per la prima volta usciva dagli angusti spazi delle aule universitarie: si dava per la prima volta notizia di una nuova teoria, ideata da un certo Prof. Albert Einstein sulla curvatura della luce, che era stata inopinatamente confermata da due spedizioni scientifiche britanniche avvenute nel mese di maggio su di un eclissi totale di sole visibile da Sobral in Brasile e dall’Isola del Principe.
Da questo momento in poi Albert Einstein smise di essere un oscuro studioso tedesco, conosciuto solo da pochi addetti ai lavori e divenne per i media colui che aveva rivoluzionato, con la teoria della relatività, le concezioni di tempo e spazio. Le sue teoria, tanto ardite da sovvertire molte delle convinzioni dei fisici dell’epoca, furono spesso avversate dai suoi stessi colleghi. E pure dall’uomo della strada, che per la prima volta si sentiva dire che l’infinito era finito, che la luce aveva un peso e che il tempo non passa per tutti nella stessa maniera.
Demolito Newton
Ieri pomeriggio nelle stanze della Royal Society, alla sessione congiunta delle Royal and Astronomical Societies, sono stati discussi i risultati ottenuti dagli osservatori inglesi dell’Eclissi totale di sole del 29 maggio scorso.
L’attenzione massima è stata sollevata nei circoli scientifici dalla speranza che delle teorie rivali di una questione fisica fondamentale fossero messe alla prova e vi fu per questo una grande partecipazione di astronomi e fisici. Tutti hanno concordato sul fatto che le osservazioni compiute sono state decisive per verificare le previsioni del famoso fisico Einstein, annunciate dal Presidente della Royal Society come il più rilevante evento scientifico dalla scoperta della prevista esistenza del pianeta Nettuno.
Ma c’è stata discordanza di opinioni se la scienza dovesse fronteggiare semplicemente un fatto nuovo e inatteso oppure avesse a che fare con una teoria che avrebbe rivoluzionato completamente i principi fondamentali della Fisica.
• Sir Frank Dyson, L’Astronomo Reale, ha descritto il lavoro delle due spedizioni, mandate rispettivamente a Sobral nel Nord del Brasile e all’Isola del Principe, a largo della costa africana dell’ovest. In ciascuno di quei luoghi se il tempo fosse stato favorevole nel giorno dell’eclisse sarebbe stato possibile realizzare durante l’eclissi totale una serie di fotografie del sole oscurato e di un certo numero di stelle che si trovavano nelle immediate vicinanze del sole.
L’obiettivo era di accertare se la luce proveniente da queste stelle, al passaggio del sole si sarebbe diretta verso di noi come se il sole non fosse stato lì o se ci sarebbe stata una deflessione dovuta alla sua presenza. In pratica lo scopo era quelle di accertarsi se un corpo celeste con una grande massa avrebbe potuto attrarre un raggio di luce, curvandolo e, se il caso fosse stato quest’ultimo, di misurare tale deflessione.
Se la deflessione fosse avvenuta le stelle sarebbero apparse sulle lastre fotografiche ad una distanza misurabile rispetto alla loro posizione teorica. Egli spiegò nel dettaglio tutta l’attrezzatura che era stata utilizzata, le correzioni che erano state apportate per alcuni fattori di disturbo, e i metodi con cui era stata realizzato il confronto tra la posizione teorica e quella osservata direttamente. Egli spiegò agli astanti che i risultati erano decisivi e conclusivi. La deflessione era avvenuta e le misurazioni fatte mostravano che l’estensione della deflessione era in stretto accordo con quanto previsto da Einstein, al contrario se avessero concordato con la teoria di Newton il valore sarrebbe stato la metà di quanto osservato.
È interessante ricordare che Sir Oliver Lodge, parlando alla Royal Institution lo scorso febbraio era giunto anche lui a fare alcune previsioni. Egli dubitava che la deflessione sarebbe stata osservata ma era fiducioso che se fosse avvenuto i dati avrebbero concordato con le osservazioni di Newton e non con quelle di Einstein.
Il Dottor Crommelin e il Prof. Eddington, due degli osservatori delle spedizioni, si dissero d’accordo con l’Astronomo Reale e fecero un interessante rapporto del proprio lavoro confermando in tutto quanto già annunciato prima.
Un annuncio straordinario
Fino a questo punto la questione era chiara ma quando iniziò il dibattito fu evidente che l’interesse scientifico era incentrato sulle conseguenze teoriche dei risultati piuttosto che sui risultati stessi.
Anche il Presidente della Royal Society nel dichiarare che ”aveva appena ascoltato uno degli annunci più rivoluzionari, se non il più rivoluzionario, della storia del pensiero umano”, ha dovuto ammettere che nessuno era ancora riuscito a esporre in un linguaggio chiaro in cosa consisteva realmente la Teoria di Einstein.
Tuttavia fu reso noto che Einstein sulla base della sua teoria aveva fatto tre previsioni. La prima sul moto di Mercurio è stata verificata. La seconda sull’esistenza e sul grado della deflessione della luce nel passaggio nella sfera di influenza solare, è stata verificata in questa occasione. Sulla terza che dipende dalle osservazioni spettroscopiche c’è ancora incertezza. Ma è certo che la Teoria di Einstein debba essere affrontata e che le nostre concezioni sulla nascita dell’Universo debbano essere fondamentalmente modificate.
A questo punto, Sir Oliver Lodge il cui contributo al dibattito era atteso molto fortemente lasciò la riunione.
I relatori seguenti si congratularono con gli osservatori e furono concordi nell’accettare i loro risultati. Più di uno tuttavia, compreso il Prof. Newall di Cambridge esitò sul pieno significato delle deduzioni e suggerì che il fenomeno fosse dovuto ad una sconosciuta atmosfera solare più ampia di quanto si pensasse e con proprietà sconosciute. Nessun relatore riuscì a dare una chiara esposizione non matematica della questione teorica.
LO SPAZIO CURVO
Detto in generale potrebbe essere descritto come segue: i principi newtoniani dichiarano che lo spazio è invariabile, che, per esempio, i tre angoli del triangolo debbano essere uguali e sempre uguali a due angoli retti. Ma questi principi si basano sull’osservazione pratica che in effetti gli angoli di un triangolo equivalgono a due angoli retti e che un cerchio è circolare.
Ma ci sono alcuni eventi fisici che sembrano gettare dubbi sull’universalità di queste osservazioni e suggeriscono che lo spazio possa acquisire una torsione o una curvatura in certe circostanze come per esempio, sotto l’influsso della gravitazione, una dislocazione leggera in sé e applicabile agli strumenti di misurazione così come alle cose misurate.
La dottrina di Einstein dice che le caratteristiche dello spazio, finora ritenute assolute, dipendono dalle circostanze. Egli dedusse dalle sue teorie che in alcuni casi l’effettiva misurazione della luce mostrerebbe gli effetti della curvatura e che essi possono essere previsti e calcolati. Le sue previsioni in due di tre casi sono state in questa occasione verificate ma la questione resta aperta se le osservazioni provino la teoria su cui sono state formulate queste previsioni.
The Times
(7 novembre 1919)
• Einstein contro Newton
L’argomento (la relatività ndr) è stato oggetto di una vivace conversazione alla Camera dei Comuni ieri e Sir Joseph Larmor, membro della Royal Society e rappresentante in Parlamento dell’ Università di Cambridge, (...) ha dichiarato di essere assediato dalle domande di chi voleva sapere se Newton fosse stato detronizzato e Cambridge ”fatta fuori”.
The Times
(8 novembre 1919)
• Uniti in nome della nostra civiltà
Ecco i titoli dei paragrafi dell’articolo pubblicato dal New York Times sulle teorie di Einstein: La luce va storta in Cielo/Gli scienziati pressoché sconvolti per i risultati dell’osservazione dell’eclissi/ La teoria di Einstein trionfa/Le stelle non si trovano dove appaiono o nella posizione calcolata, ma non c’è da preoccuparsi/ Un libro per dodici saggi/ Non più di tanti in tutto il mondo possono comprenderlo, disse Einstein, quando i suoi coraggiosi editori lo accettarono.
New York Times,
(9 novembre 1919)
• Non è possibile, punto e basta
Questa è una notizia sconvolgente, che farà sorgere dubbi perfino sull’affidabilità della tavola pitagorica.(...) Semplicemente non è possibile, per definizione e la cosa finisce lì (.... ) almeno per la gente comune, quale possa essere l’opinione degli specialisti in alta matematica.
New York Times,
(11 novembre 1919)
• i Fisici come logici fanno pena
Questi signori saranno forse grandi astronomi, ma come logici fanno pena. I profani dotati di spirito critico hanno già obiettato agli scienziati, i quali proclamano che lo spazio ha un termine da qualche parte, che essi sono tenuti a dirci, che cosa c’è al di là.
New York Times,
(16 novembre 1919)
• è blasfemo
Il levarsi di voci blasfeme contro lo spazio e il tempo ha gettato alcuni astronomi in uno stato di angoscia nel quale hanno avuto l’impressione, per alcuni giorni almeno che i fondamenti di tutto il pensiero umano siano stati minati.
New York Times,
(7 dcembre 1919)
• Elementare, Times
«Non posso fare a meno di esprimere sorpresa per il fatto che, secondo quanto riferisce il Times ci sarebbero tante lamentele per la difficoltà di comprendere la nuova teoria».
Hendrik Lorentz, nobel per la fisica nel 1902
(Niewe Rotterdam Courant, 19 novembre 1919)
• Einstein relativamente ebreo
Einstein scrisse sul Times del 28 novembre un articolo sulla sua teoria. Era attratto dalla possibilità di comunicare ”dopo la deplorevole interruzione della relazioni fra gli uomini di scienza dei diversi paesi”.
E continuava: ”Era conforme alle grandi e fiere tradizioni della scienza del vostro paese che scienziati inglesi dedicassero tempo e fatiche alla verifica di una teoria compiutamente formulata e pubblicata nel paese dei vostri nemici nel bel mezzo della guerra”.
Infine, facendo riferimento agli articoli a lui dedicati dalla stampa: ”Ecco l’applicazione della teoria della relatività ai gusti dei lettori: oggi vengo definito in Germania uno scienziato tedesco e in Inghilterra un ebreo svizzero: se un domani la mia teoria cadesse in disgrazia i termini si invertirebbero e diventerei un ebreo svizzero per i tedeschi e uno scienziato tedesco per gli inglesi”.
The Times
(28 novembre 1919)
• La replica del Times
Il Dottor Einstein rivolge un complimento sincero anche se un po’ superfluo all’imparzialità della scienza inglese.
Comunque gli concediamo la sua piccola facezia sulla nazionalità, ma facciamo notare che in accordo con il tenore generale della sua teoria il Dott. Einstein non dà alcuna descrizione assoluta di se stesso.
The Times
(29 novembre 1919)
• La relatività è frutto (anche) dei bolscevichi
Charles Poor, professore di meccanica celeste alla Columbia University, intervistato sulla relatività, dichiara: ”Negli ultimi anni il mondo intero è diventato turbolento. Può essere benissimo che gli aspetti materiali di questa turbolenza, la guerra, gli scioperi, le sommosse bolsceviche, siano in realtà manifestazioni di un disagio spirituale profondo, su scala mondiale (....) Questa stessa irrequietezza ha contagiato anche la scienza”.
New York Times,
(15 dicembre 1919)