Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 23 maggio 2004
uando, nel febbraio 1956, esce il primo numero di Quattroruote, in Italia ci sono già riviste di automobili, ma il nuovo mensile, diretto da Gianni Mazzocchi, in breve diventa una sorta di bandiera per gli automobilisti, che nella rubrica ”la voce dei lettori” sfogano frustrazioni, si confessano e chiedono consigli
• uando, nel febbraio 1956, esce il primo numero
di Quattroruote, in Italia
ci sono già riviste
di automobili, ma il nuovo mensile, diretto da Gianni Mazzocchi, in breve diventa
una sorta di bandiera per gli automobilisti, che nella rubrica ”la voce dei lettori” sfogano frustrazioni, si confessano
e chiedono consigli.
preghiera
Questa è la mia preghiera prima di mettermi al volante: vuole Quattroruote insegnarla ai suoi lettori? Sono sicuro che se gli automobilisti invocassero Dio molti problemi di circolazione sarebbero risolti.
’Dalla superbia del volante, dalla vanità della potenza e dalla peste della velocità
liberami o Signore.
Dalla leggerezza e dall’indifferenza, dal demone dell’impazienza e dalla tirannia del tempo
liberami o Signore
Dall’ignoranza e dalla scortesia, dall’asprezza del giudizio e dal torrente dell’invettiva
liberami o Signore.
dalla distrazione e dalla sonnolenza, dall’inganno e dall’ebbrezza e dall’annebbiamento della stanchezza
liberami o Signore
Concedimi una divina cortesia, verso tutti: desta in me una premura vigile per il vecchio tardo e per il giovane irruento, fa’ che la mia auto diventi uno strumento della Tua volontà, dia gioia ai miei compagni di viaggio e non lasci dietro di sé dolore e pianto.
Così sia
Giorgio Valenti, Milano
Febbraio 1965
• Non mi importa di morire
Sono un agricoltore e ho una grande passione per le corse di automobili. Mi piacerebbe partecipare a gare ma non posso comprarmi un’auto per motivi finanziari. Io vorrei correre per qualsiasi scuderia, e non mi interessa se italiana o straniera. L’importante per me è avere una macchina da corsa e non mi importa di morire.
Antonino M. Volizzi, Volterra
Aprile 1970
• Automobilista antiposteggiatori
In qualità di automobilista antisegue dalla prima
L’uomo si adatta all’inquinamento
Vi avevo scritto mesi fa esprimendo la mia sorpresa per il vostro insistere sulla questione dell’inquinamento (...) Non vi sembra di esagerare, seminando panico? Proprio in un recente film si parla di un flagello che colpiva, anni fa, una celebre città balneare italiana: le autorità e gli albergatori e gli addetti al turismo cercarono di soffocare le cose, e nascondere il pericolo; non sarà stata una faccenda molto encomiabile, però non successe nulla di catastrofico (...) Oggi non c’è nessuna pestilenza, ci sono i mari non puliti come qualche anno fa, c’è lo smog, che invece, nonostante quello che volete far credere voi, è in buona parte causato dalle automobili, però non si può parlare di epidemie dovute a questo. proprio necessario che anche voi insistiate tanto? Non dovete ignorare che tanto allarme è anche esagerato, anche perché l’organismo animale si adatta a tutto: c’è un’evoluzione nell’adattamento all’ambiente, per cui veleni che un tempo uccidevano certi insetti oggi sono da essi tollerati, come le medicine un tempo infallibili, oggi sono inefficaci: è il caso di molti tipi di penicillina.
Quindi anche l’anno scorso l’esortazione a non fare i bagni: tutti li hanno fatti, e nessuno s’è ammalato. Torno a dirvi che fate male a pubblicare articoli come ”Inquinamento: una minaccia spaventosa” perché esagerano e ci si chiede perché li pubblichiate. Scusatemi se vi scrivo la seconda volta muovendovi rimproveri.
Secondo Premoli, Pavia
Novembre 1971
•
automobilista e Maoista
Leggendo l’articolo ”Suggeriamo una nuova formula per il bollo di circolazione” (...) ho arguito che il vostro è un giornale al servizio del capitalismo. Ci vuole poco a comprenderlo; infatti come dice Mao-Tse-Tung: ”In una società divisa in classi ciascuno vive come un appartenente ad una determinata classe”, ed ogni pensiero porta necessariamente l’impronta di una classe, e anche troppo forte è l’impronta che voi lasciate sulla vostra rivista. Infatti prima svelate la vostra tendenza capitalista nell’articolo sul bollo di circolazione, riducendo di più di un terzo la tassa della ”Iso Rivolta”, macchina da milionari, mentre aumentate quella delle ”500” e delle ”600” Fiat, diffuse più che altro tra i lavoratori; poi confermate il vostro vile servilismo al capitale affermando che preferite occuparvi delle imbarcazioni piuttosto che delle motociclette, essendo le prime il secondo stadio cui giungono i ricchi dopo le automobili, mentre vi fa schifo occuparvi delle seconde che rappresentano il primo passo verso la motorizzazione.
E per citare di nuovo Mao-Tse-Tung, sappiate che: ”Lo spietato sfruttamento economico e la crudele oppressione politica esercitati dalla classe dei capitalisti sugli operai hanno costretto questi a numerose rivolte contro il dominio di quella classe”: forse volete scatenare una rivoluzione?
Sappiate che bisogna rimanere nella legalità e ci rimarremo, a costo di dover imbracciare il mitra e di dover appiccicare al muro tutti i nemici del popolo!
Antonello Dominici, Roma
Novembre 1967
• Donne al volante /1
Quando siete per strada e v’accorgete d’un grande ingorgo stradale, state certi, ed è sempre così, che è una donna che con la sua impazienza l’ha creato.
Io non acquisterei mai una automobile usata, se so che una donna l’ha guidata sia pure una volta. Infatti le loro macchinette, piccole perché nel più dei casi si spaventano a portare un macchinone, sono inconfondibili: la frizione è bruciata (guidano sempre con il piede sulla frizione); il cambio rumorosissimo (sempre che funzioni); il freno a mano pressoché inservibile (in quanto camminano anche col freno tirato...).
Gaetano Pucci, Roma
Giugno 1965
• Donne al volante /2
La guida degli automezzi è funzione di natura perfettamente maschile; la ”donna al volante” è un caso aberrante: vorrei vedere cosa succede in casa di dette ”autiste”! Vorrei vedere come vengono curati ed accuditi i figli e ”cosa” mangia il marito!
Se avessi una moglie, una sorella, una fidanzata, una amante, la quale mi intrattenesse sullo spinterogeno, malgrado il mio temperamento pacifico le farei, d’urgenza, un bel ”visone” (a furia di schiaffi, si capisce!).
Roberto Castellucci, Napoli
Giugno 1965
• L’infrazione del ministro Preti
Sono un giovane lettore abbonato a Quattroruote. (...)
Mi trovavo il 30 settembre a passare con il mio mezzo per via Marsala, dietro la stazione Termini, ove esiste un passaggio pedonale regolato da apposito segnale semaforico. erano circa le 17 e 30 quando da una Fiat 2300 nera fermatasi accanto al marciapiede opposto alla stazione vedevo scendere il Ministro delle finanze, on. Luigi Preti. Conoscendo la fama di uomo ligio alle leggi, abile tecnico e amministratore, ed esperto politico, della quale gode l’onorevole Preti, ed avendo letto a più riprese le sue dichiarazioni, sempre sobrie, serene, anticonformiste e lodevoli, se mi posso permettere il modestissimo plauso, anche se non condivido del tutto l’idea del Ministro, mi sarei aspettato da lui che, presa visione di un vistoso Alt rosso destinato a lui e agli altri pedoni in attesa e di un altrettanto vistoso ed ingente traffico che data l’ora cominciava ad infittirsi paurosamente, si fermasse in attesa del verde ormai prossimo, in memoria del ”buon esempio”, sempre così scarso, del rispetto delle leggi.
Invece l’onorevole Preti, con passo deciso, attraversava la strada, diretto verso la stazione, con la logica conseguenza di costringere il flusso veicolare a una serie di brusche frenate. (...)
Io posso solo aggiungere che è ancora vivissimo nella mia memoria un analogo episodio, accaduto tempo fa. Vidi il sen. Merzagora, in quei giorni anche Presidente della Repubblica, a bordo della lancia Flaminia ”presidenziale” e scortato da cinque automezzi civili della polizia, rientrava alla sua residenza all’ora di pranzo, facendo pazientemente la fila ai semafori rossi, mentre valendosi delle sirene avrebbe potuto disimpegnarsi facilmente.
Giovanni Ferrante, Roma
Dicembre 1966
• Viva il rumore
D’accordo sulla lotta all’inquinamento ma non a quella sui rumori. Io dico che il rumore non è proprio un pericolo. Ma perché per sensibilizzare sull’inquinamento si cerca di accusare anche i rumori? Ma anzi, i rumori fanno allegria: che c’è di più noioso di quei paesini tagliati fuori dal traffico, dove non si sente un solo rumore? E come sono tristi le città di notte, quando le automobili sono ferme. Per fortuna contro il bel rombo dei motori e delle motociclette non c’è niente da fare e questo rumore che è un po’ il simbolo dell’allegria e della vitalità dei nostri giorni.
Mauro Borghesani, Milano
Maggio 1970
• Bambina povera
Carissima Quattroruote, io sono una ragazzina di appena nove anni e la mia famiglia è molto povera. Io abito in campagna e lavoro nei campi con i miei genitori; in questi giorni ho visto sul vostro giornale che ogni barzelletta la ricompensate con lire 2000. Ora io ho pensato di inviarvene una; spero che vada bene e che voi la possiate gradire e inviarmi i soldi. Eccola:
Due ragazzini stanno giocando con un pezzo di legno ed il più piccolo esclama: «Se avessi quattro ruote potrei costruirmi un carrettino». Il compagno risponde: «Comprale, costano solo lire trecento in tutte le edicole».
Ora non mi resta che farvi i miei migliori auguri.
Bruna Bongiovanni, Neive (Cuneo)
Luglio 1962
• La mia bianchina non fa neanche i 140 all’ora
Ho appena acquistato una Bianchina 1959, usata alla quale ho fatto apportare alcune modifiche: abbassamento delle sospensioni, lucidatura dei condotti, smerigliatura delle valvole, abbassamento della testata, elaborazione del carburatore, alleggerimento del volano, adozione di un asse a camme elaborato, sostituzione dei pistoni normali con altri super compressi speciali.
Non essendo soddisfatto della mia autovettura, che non raggiunge nemmeno i 140 km/h, e poiché i miei amici possiedono Fiat 500 preparate, le cui prestazioni sono superiori a quelle della mia Bianchina, desidererei conoscere quali altre modifiche potrei apportare per superarli nelle frequenti gare improvvisate in cui ci cimentiamo.
Dario Calendino, Cosenza
Giugno 1962
• I pedoni
Sono un automobilista che si vuole confessare (...) e la causa principale dei miei peccati è il pedone e contro di esso, nei limiti consentiti dalla legge, sfogo la mia ira. Non voglio dire che non rispetto nessun pedone. Io voglio bene ai bambini, alle vecchie, agli storpi, ai malati e anche agli animali, per quanto di questi ultimi non ho potuto evitare una strage. Ed è così che mi trovo sulla coscienza una pecora, sei galline, diciotto gatti e un cane, che quando ci penso mi vengono ancora le lacrime agli occhi. A costo della mia vita non ucciderò più un cane. Un cane no, ma un pedone giovane e vigoroso non so quanto mi tratterrò ancora da farlo in briciole.
Se lo può immaginare, Signor Direttore, il piacere di arrotare un giovin signore che fresco di sonno e ben sbarbato la mattina compra il suo giornale ed invece di starsene in pace a leggerlo sul suo marciapiede, si ferma proprio nel bel mezzo della strada dove tu devi transitare, perché non resiste alla tentazione di dare un’occhiata? Beh, io devo confessare che in una simile circostanza ho accelerato a tutta birra e gli ho fatto una frenata a due millimetri, che se non lo tiene ancora in stato di choc certo lo sta ancora facendo pensare alla vita eterna, alla vanità delle cose eccetera eccetera. A mia discolpa in questo episodio sta il fatto che neanche 50 minuti prima avevo perso un minuto ad un passaggio pedonale.
Quale pena poi infliggerebbe lei, Signor Direttore, al pedone che si ostina a ignorare il suo clacson? Io in una simile circostanza ho agito così: approfittando della strada in discesa ho levato il piede dal freno e con la parte rotonda del cofano ho battuto sulla parte rotonda della signorina che mi sculettava davanti, costringendola ad un rapido ed involontario passo di corsa (non potevo mica perdere il treno!).
Mario Pozio, Cisternino (BR)
Gennaio 1961