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 2004  aprile 10 Sabato calendario

Il popolo del rugby

• «Dio ci ha creati per giocare a rugby» (Michael Jones, neozelandese, campione del mondo nell’87).
• Pallone. "Nel rugby tutto comincia con la conquista del pallone e tutto finisce con la conquista del pallone" (Fabien Galthié, mediano di mischia e capitano della Francia).
• Regole. Il rugby è uno sport semplice. Basta un rettangolo verde, un pallone ovale e qualcosa che delimiti le linee di meta. Poi, come diceva un tecnico d’altri tempi: "Capa sotto e menà!". Un giocatore (15 per squadra) può: prendere il pallone e correre, calciare, passare (solo indietro), placcare, tenere o spingere l’avversario, partecipare alla touche (rimessa laterale), alla mischia organizzata, alla ruck (mischia aperta con la palla a terra), alla maul (mischia spontanea con il pallone conteso dai giocatori in piedi), segnare una meta schiacciando la palla oltre la linea, tirare un calcio di rimbalzo (drop), un piazzato o una trasformazione in mezzo ai pali della porta (che è a forma di H).
• Religione/1. "Allenare la seconda squadra è un atto di fede. Giocatori scaricati dalla prima, giocatori che in prima non giocheranno mai, giocatori che si allenano due volte la settimana, che non si allenano proprio, che si sono allenati tanto e un’idea del rugby ce l’hanno, che è un peccato che non si allenino proprio perché se solo si allenassero renderebbero il doppio e si farebbero la metà del male. Allenare la seconda squadra è fare solo opposizione, il primo placca, il secondo monta, il terzo pascola, il quarto manda tutti a cagare, il quinto sta tornando nello spogliatoio, il sesto è già sotto la doccia. Allenare la seconda squadra è, a volte, contare solo su sei eroici disgraziati" (Pastonesi e Pessina).
• Religione/2. Per i neozelandesi il rugby è una religione. Come ha detto il giornalista Stu Wilson, ex trequarti ala degli All Blacks: "Giocare ogni partita come se fosse l’ultima della vita e non si avrà più la possibilità di mettersi le scarpe. Non svegliarsi il giorno dopo con neppure un ”se solo” in testa. Il dolore di ”se solo avessi preso quel pallone” e di ”se solo avessi fatto quel placcaggio” è insopportabile".
• Reggiseno. "Gli All Blacks hanno lanciato un nuovo reggiseno. Pieno di sostegno, soffice e senza coppa" (battuta circolata all’indomani della semifinale di Coppa del mondo 2003, in cui la Nuova Zelanda è stata sconfitta dall’Australia).
• Ghiaccio. I postumi e i rimedi di una partita contro gli All Blacks nel diario dei Mondiali di Matteo Mazzantini, mediano di mischia degli azzurri: "Mi faceva male qui, là, anche su e giù, un po’ sopra e perfino sotto. Ma più di tutto mi faceva male il polpaccio. In questi casi ci consigliano: fa’ la ”vasca fredda”. Non c’è niente di più triste al mondo. Ti portano in camera una vagonata di ghiaccio, la depositi nella vasca, ci aggiungi qualche litro di acqua fredda, poi ci tuffi dentro le gambe. Se ci metti dentro anche il resto del corpo, il bagno si allaga e tu rischi di crepare".
• Galera. "Di rugby non so nulla. So soltanto che in campo si possono fare cose che, fuori, frutterebbero quaranta giorni di galera" (P.G. Wodehouse).
• Jazz. "Se il mediano di apertura sceglie la tattica e comanda il gioco, il mediano di mischia detta il ritmo. come se il primo scrivesse le note sul pentagramma e l’altro dirigesse l’orchestra. Ora, c’è modo e modo: una certa armonia la puoi eseguire a 33 giri o a 78, beccheggiante come un valzer o strappacuore come un blues o nervosa come un rap. Il rugby è, in un certo senso, musica. musica che ti passa tra le mani, come capita a un pianista, o a un batterista, o anche a un contrabbassista. Se penso a quanto si improvvisa, direi che è jazz" (Mazzantini).
• Mamme. "Le mamme non sanno bene cos’è il rugby. Pensano sia un luogo. Lontano. Il figlio va al rugby, come va al mare o al campeggio. Il problema è che poi torna dal rugby, ma non come tornerebbe dal mare o dal campeggio. Uscito pulito, stirato, bello e biondo, torna scapigliato con le ginocchia sbucciate e con striature di fango misto nei posti più impensati. Ma la vera tragedia è la borsa. Uscita al seguito del figlio bella, pulita, piena di magliette odorose di bucato, pantaloncini con la riga e confezioni famiglia di bagnoschiuma al pino silvestre, torna senza cerniera, con manici sulle ventitré, irriconoscibile all’olfatto anche per il commissario Rex" (Pastonesi e Pessina).
• Fighette. "Tutti quelli degli altri sport sono fighette. Perché non sanno cos’è allenarsi e giocare con qualsiasi tempo e temperatura; e se solo sanno, allora non sanno cos’è ritrovarsi davanti a due occhi e un naso appiccicati ai tuoi; e se lo sanno, allora non sanno cos’è un cambio di direzione, una ”furba”, un tuffo in meta; e se lo sanno, allora poche balle: vuol dire che giocano a rugby" (Gianca, un appassionato di rugby).
• Pareri. Una disputa filosofica tra appassionati: "Rugbisti si nasce", predicava Ezio. "Rugbisti si diventa", spiegava Lino. "Rugbisti si è", era la tesi di Luciano.