Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 20 agosto 2001
«Cosa fanno i viandanti? Camminano, non hanno in vista una meta, e incontrano il fiume, la montagna, risolvono cioè la contingenza di volta in volta
• «Cosa fanno i viandanti? Camminano, non hanno in vista una meta, e incontrano il fiume, la montagna, risolvono cioè la contingenza di volta in volta. Fanno i conti con la differenza, sanno aderire ai paesaggi e dire addio. Il viaggio diventa la grande metafora del risolvimento della contingenza» (Umberto Galimberti).
• «Il viaggio era per Gide la fuga per non diventare troppo intelligente» (Daria Galateria).
• «Ma il vero viaggiatore è soltanto chi parte per partire, col cuore lieve, simile a un pallone; chi non si separa mai dal suo destino e, senza sapere perché, dice sempre: ”Andiamo!...”» (Charles Baudelaire).
• «Ho iniziato e portato a termine un viaggio di quarantadue giorni in giro per la mia stanza. Le interessanti osservazioni che ho fatto, e il piacere continuo provato lungo il cammino, mi facevano desiderare di renderlo pubblico; la certezza d’essere utile mi ci ha spinto. Provo un sentimento di soddisfazione inesprimibile quando penso all’infinito numero d’infelici ai quali offro un rimedio sicuro contro la noia, e un lenitivo per i mali che devono sopportare. Il piacere che si gode viaggiando nella propria stanza è al riparo dall’inquieta gelosia degli uomini; è indipendente dalla fortuna» (Xavier de Maistre).
• Elenco delle cose descritte da Gide nei suoi libri di viaggio: «L’abbaglio dei paesaggi in Congo o in Ciad, i portatori neri belli come paggi di Benozzo Gozzoli, le code di vacca color indaco brandite per cacciare le mosche tzètzè, interi villaggi che ignorano il nesso causale, le baleniere e le ore di languore senza contorni».
• «Penso che l’inquietudine si leghi al disagio provocato da una certa nostra inadeguatezza al senso del fare e dell’essere. L’inquietudine insomma spezza il rapporto con la nostra identità. Ha a che vedere con l’anima e con il tempo, in particolare con il modo in cui ne facciamo esperienza. L’irrequietezza, viceversa, comincia dal cervello e mina il nostro rapporto con lo spazio, distrugge le certezze che noi abbiamo di esso: improvvisamente la misura che ci lega a un luogo, la distanza che ci è familiare, diventa asfissiante. Un mistico o un poeta possono coltivare la loro inquietudine. L’irrequietezza appartiene ai bambini o ai viaggiatori» (Bruce Chatwin).
• Temendo che sua sorella venisse derubata durante un viaggio in Italia, Stendhal le consigliò: «Vèstiti male per il viaggio e fai in modo che l’avarizia e la prudenza abbiano la meglio sulla vanità».
• Nell’Ottocento era diffusa tra artisti e intellettuali europei la moda del viaggio in Italia. I motivi che li portavano nel nostro Paese erano i più vari: Montaigne veniva a "passare le acque" nella speranza di liberarsi dei calcoli renali, Montesquieu studiava le fortificazioni delle città, il marchese De Sade cercava di sfuggire alla polizia francese, Rubens e Chateaubriand erano in missione diplomatica. «Tutti, però, alla fine restavano incantati da rovine archeologiche, opere d’arte, natura».
• Quando nel 1893 Salgari pubblicò La Tigre della Malesia, il viaggio più lungo che aveva fatto era una crociera a Brindisi con tappa in Dalmazia al ritorno
• «Oggi si viaggia. Tutti i tuoi amici e conoscenti viaggiano. Al ritorno, quando li incontri con l’aria sorridente, mentre stanno per proporti la seratina con le diapo e gli spaghetti freddi, la prima cosa che viene in mente è: siete già qui?» (Gilberto Severini).
• Il 32 per cento delle coppie in viaggio litiga per chi deve guidare; il 72 per le soste negli autogrill; il 65 per l’aria condizionata; il 62 per l’alta velocità; il 24 per il fumo; il 20 per l’orario del ritorno. Non mancano discussioni su quale genere di musica ascoltare in auto.
• «Se vivi il viaggio come una termocoperta che ti avvolge e tiene al caldo i tuoi pensieri allora sì che siamo nell’abusato. Per me il viaggio è una scrollata, è un togliersi quello che hai addosso, un modo per sentirsi leggeri e a disagio» (Marco Paolini).
• «Naturalmente viaggiare per il mondo non è così bello come sembra, solo dopo che sei tornato da tutto quel caldo e quell’orrore ti dimentichi dei guai passati e ti ricordi le magiche scene che hai visto» (Jack Kerouac).