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 1999  novembre 29 Lunedì calendario

Martedì scorso la Bbc ha mandato in onda un reportage di un’ora sul mondo della moda realizzato a Milano dal giornalista irlandese Donal MacIntyre, trentatré anni, e dalla collega Lisa Brinkworth, trentadue anni

• Martedì scorso la Bbc ha mandato in onda un reportage di un’ora sul mondo della moda realizzato a Milano dal giornalista irlandese Donal MacIntyre, trentatré anni, e dalla collega Lisa Brinkworth, trentadue anni. I due, fingendosi rispettivamente fotografo e aspirante modella, si sono infiltrati per mesi nell’ambiente, filmando con telecamere segrete modelle drogate dall’età di quindici anni, clienti in cerca di sesso facile, driver e pierre, cioè autisti e procacciatori di modelle per i locali notturni, trasformati in sfruttatori, seri agenti di moda che promettono alle ragazzine brillanti carriere in cambio di prestazioni sessuali, giochi a punti per migliorare la propria posizione nel book, il catalogo da cui vengono scelte (una ragazza che acconsente a un bacio guadagna un punto, se va a letto con il cliente ne prende venti), ecc.
• Donal MacIntyre: «Questo è un programma indirizzato alle migliaia di genitori che ogni anno cedono alle insistenze delle figlie che già a 13 o 14 anni vogliono diventare modelle. In buona fede, mamma e papà mettono queste ragazzine nelle mani di professionisti della moda ed ecco la fine che fanno. Languiscono in residence squallidi e sporchi, vengono portate in discoteca, night, bordelli, come accompagnatrici per ricchi uomini d’affari. Cominciano a fumare, a ubriacarsi, a prendere droghe pesanti e spesso non arrivano in passerella».
• Tra i personaggi coinvolti nello scandalo Gérald Marie, ex marito della top Linda Evangelista, vicepresidente mondiale dell’agenzia incriminata Elite (27 uffici in decine di paesi, 600 dipendenti, 100 miliardi di fatturato, 500 modelle, tra cui Naomi Campbell e Cindy Crawford), ripreso nel video mentre in discoteca propone alla giornalista inglese un milione in cambio di una notte di sesso. Si è autosospeso insieme ad altri tre manager compromessi dal documentario (Daniele Bianco, che si è vantato di aver fatto l’amore con 325 modelle, Olivier Daube e Xavier Moreau).
• Alessandro, «uscito dal giro» due anni fa, conferma che il video della Bbc corrisponde alla realtà: «Facevo il pierre, ma poi quando ad andarci di mezzo è stata la mia fidanzata, mi è venuta la nausea: violentata in una stanza d’albergo a Dubai e io chiuso a chiave in un’altra, guardato a vista da quattro gorilla».
• Luciano Romaniello, 38 anni, milanese, fino ai primi di ottobre responsabile europeo della ricerca e del collocamento di volti nuovi sul mercato per la Elite, è convinto che la corruzione nella moda è determinata dal comportamento di molte modelle, che si fanno portare a letto per i loro obiettivi: «E non si fanno scopare dagli agenti, ma dai clienti: per avere la copertina della grande rivista una ragazza deve scopare non con me, ma con il grande fotografo, o con il direttore del giornale [...] Se io faccio venire in Italia 150 donne l’anno e poi ne faccio lavorare solo 25, che cosa fanno le altre 125? [...] I due della Bbc non sono andati dalle modelle vere: sono andate dalle disgraziate, dalle illuse [...] Non facciamo passare tutte le modelle per prostitute e tutti gli agenti per corruttori. una mistificazione».
• Giuliana Cella, stilista: «Se certe usanze fossero vere, chiunque nell’ambiente, che di sicuro ha il difetto di essere pettegolo, lo saprebbe. Invece no»; Gianfranco Ferré: «Non riesco nemmeno a immaginare che esistano tali realtà»; Marina Ripa di Meana: «Si è sempre saputo e non è una novità»; Francesco Saverio Borrelli: « una montatura anche abbastanza volgare»; Stefano Balassone, consigliere Rai: « una scusa per la solita informazione corriva, sensazionalistica, sporcacciona, che sfrutta ogni pretesto per mostrare donne nude»; Antonio Gallo, pierre: «La moda milanese è al di sopra di ogni sospetto, quelle della Brinkworth sono solo assurdità»; Mariuccia Mandelli, in arte Krizia: «Le mie indossatrici leggono buoni libri e lavorano con serietà. Io la droga alle sfilate non l’ho mai incontrata».
• Benedetta Barzini, indossatrice degli anni Sessanta: «L’inchiesta della Bbc non ha fatto altro che scoprire l’acqua calda. Le agenzie di modelle sono bordelli invisibili. Case raffinate di moderna prostituzione per addetti ai lavori. Luoghi di ricatto sessuale, sia maschile che femminile».
• Natalia Aspesi sulla ”Repubblica” di mercoledì: «La Bbc magari esagera [...] Ma sbaglia anche il mondo della moda milanese a saltar su indignato per proteggere il suo candido mercato degli affari, dove parrebbe che solo pie signorine salgano in passerella e posino per pubblicità e giornali, per rientrare immediatamente in convento, in tempo per il rosario [...] Intervistata, non c’è Miss, non c’è studentessa, non c’è adolescente al mare che non esprima il desiderio di usare la sua fragile freschezza per sfilare seminuda nel nuovo paradiso femminile, una mitica passerella di grande firma. Ancora più che in altri luoghi di lavoro, in quello della moda la concorrenza è quasi insopportabile [...] E come riuscire a distinguersi, a fare carriera, ad arrivare, se non, come in altri luoghi di lavoro, con qualche spintarella, qualche cedimento, qualche notte antipatica, qualche molestia sessuale anche molto schifosa, ma che al momento giusto può essere utile? La vita di queste ragazzine certo è penosa, ma il fine mai come in questo campo, giustifica i tristi mezzi [...] C’è un tempo sempre più angusto per sfondare, perché mentre la bella del momento compie venticinque anni, di colpo la spingono via orde di quindicenni angelicate, che dopo un anno saranno ignorate a vantaggio di certe polpute more sudamericane, che non troveranno più un ingaggio quando la moda si innamorerà di androgine nere, o di sadiche asiatiche ecc. [...]».
• Negli anni Settanta in tutto il mondo c’erano venti agenzie di moda e circa duecento indossatrici. Oggi, tra piccole e grandi, si contano quindicimila agenzie e diecimila mannequin professioniste, in un panorama complessivo di un milione e mezzo di ragazze tra aspiranti, emergenti e comparse occasionali. In Italia le agenzie maggiori sono Fashion, Riccardo Gay ed Elite, venti miliardi di fatturato e 20-60 dipendenti ciascuna. Non esiste albo, né sindacato, né regole deontologiche. Chiunque abbia la partita iva può aprire un’agenzia.
• L’ex pierre che ha accompagnato i due giornalisti inglesi nelle discoteche milanesi: «Lei si è presentata come giornalista, aveva raccontato di lavorare per un magazine londinese e di essere in Italia per fare un servizio sulla moda; mi sembra proprio che sia stata un’ipocrita, anche perché certe sere magari si beveva un po’ più del solito, ma vi assicuro che a fine serata i più ubriachi nei locali erano sempre loro due: giornalista e fotografo».
• Diego Fuga, 25 anni, ex pierre: «Ogni donna al mondo vuole essere portata a letto. Dagli solo una buona ragione e lo farà anche con te. Lo fanno tutte. Sia che siano sposate o abbiano figli, sia che lavorino oppure no [...]. Meglio userai le donne, più diventerai famoso e più soldi riceverai dai club».
• Luciano Romaniello: «In Italia c’è il culto del machismo. Farsi vedere con una modella equivale a essere invidiato. umano. La modella ha un valore costruito da giornali, tv, mass media. Chi si fa vedere con una modella guadagna punti; è come un tassametro. Chi esce tutte le sere con una modella diversa ne guadagna tanti. Io, però, credo che l’80 per cento sia show: non scopano affatto».
• Eric Parceval, direttore del più grande cartello europeo di agenzie per modelle: «molte drogano le loro modelle perché lo psicofarmaco, inibendo l’appetito, garantisce la linea, toglie stress nei momenti chiave e crea una formidabile dipendenza tra la ragazza e chi la rifornisce. Ossia il datore di lavoro».
• Pat Cleveland, l’indossatrice che si muoveva «come una duchessa»: «Il segreto di tutto è mettersi una monetina fra le natiche e camminare veloce».