Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 25 maggio 2002
Stefano, Italiani per bene
• Stefano, Italiani per bene. Venticinque storie esemplari, Gli Specchi Marsilio, Venezia, 2002
0000 Coll. 13F21
• Baci e bracci. ”Il mio preferito è il braccio G8: da una parte i politici, dall’altra i trans”. Perché lo preferisce? ”Che domande! Sono amica intima dei trans. Loro si confidano soltanto con me. Ma andate un po’ anche dai preti, gli dico, sempre da me venite a piangere? Continuano a baciarmi, si danno un dito di rossetto, alla sera esco tutta impataccata. Uno m’ha persino mandato a prendere i soldi delle marchette che gli teneva in deposito il direttore di un albergo. Era pieno di viados anche lì e il bello è che mi conoscevano tutti. Baci che non ti dico! Stiamo freschi, adesso, ci si mettono anche le suore, avranno pensato i passanti” (suor Gervasia Asioli, volontaria nelle carceri).
• Sindoni. Sui muri di Hiroshima e Nagasaki, pare ci fossero delle sagome umane tipo Sindone, prodotte dalla esplosione delle bombe atomiche che ha, per così dire, smaterializzato i corpi.
• Chiodi. ”Dalle colature ematiche sugli avambracci si deduce che i chiodi non furono piantati nel palmo delle mani: la forza di trazione, pari a un paio di quintali, avrebbe strappato le estremità degli arti superiori e il corpo si sarebbe staccato dalla croce”. Furono perciò conficcati nei polsi.
’Sì, in corrispondenza del cosiddetto ”spazio di Destrot”, che si trova tra la prima e la seconda filiera delle ossa del carpo. In pratica lo snodo del polso” (Pierluigi Baima Bollone, anatomo patologo che ha analizzato la Sindone, a proposito della crocifissione).
• Regine. Da dove ha cominciato? ”Da un cesso. Proprio un gabinetto in fondo a via Sammartini, stazione centrale di Milano, nel 1978. Lì ho iniziato a lavare lei, la vedi quant’è bella? Come si chiama?
’Maria Lusbanda. Abbiamo cercato i suoi parenti in Trentino. Niente. Avrà settant’anni. Nessuno è mai riuscito ad avvicinarla. Se i poliziotti tentavano di fermarla, gli faceva la pipì. O la popò. Scappavano tutti”.
E lei come c’è riuscito? ”Con un batuffolo di cotone intriso in acqua di colonia. San Camillo abbia pietà di me, lui dice che la puzza dei poveri è profumo. Per me è fetore. Le ho passato il batuffolo sul viso. Poi le ho tagliato la matassa di capelli sudici. Dopo la doccia sembrava una regina” (Ettore Boschini, frate camilliano).
• Lettori. L’unico giornale per ciechi che si pubblica in Italia è La Settimana in Braille, venti pagine, direttore Giuliano Beltrami, giornalista non vedente che abita in Trentino, fa un migliaio di copie, una ogni cento persone prive della vista, una ogni dieci se consideriamo quelli che conoscono la scrittura Braille.
• Specchi dell’anima. ”Mi manca la possibilità di leggere nello sguardo. Quando in un discorso sopraggiungono i silenzi, gli occhi diventano importanti. Ma io nel silenzio del mio interlocutore non leggo nulla. Solo allora mi sento handicappato” (Davide Cervellin, imprenditore cieco che si occupa di servizi per non vedenti).
• Destinazioni. ”Ieri sera al Grande fratello, una concorrente ha detto che ”le prostitute hanno una funzione per i mongoloidi”. Venga qui e poi vede come la trattano i miei mongoloidi. Una cosa è certa: le battone da strada vanno in paradiso, le mignotte di cervello all’inferno. Il sostantivo ”mongoloide” le ripugna? ”Mi fa ridere”. Allora come dobbiamo chiamarli?
’Per nome e cognome” (Lorenzo Crosta, imprenditore nel settore cablaggi ad alta tecnologia, che dà lavoro a 170 affetti da sindrome di Down).
• British humour. ”Nessuno ricorderebbe il Buon Samaritano se avesse avuto solo buone intenzioni. Aveva anche i soldi” (Margaret Thatcher).
• Suore. ”I malati sono i nostri padroni. Dovete vendere le lampade delle chiese per dare a loro. Se vogliono il brodo, dateci il brodo. Se vogliono la carne, dateci la carne. E se uno è più malato degli altri, metteteci accanto la suora più graziosa” (San Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore dell’omonimo istituto, nativo di Bra, morto nel 1842).
• Bolge e stive. In che condizioni arrivano? ”Dipende dalle condizioni del mare. Se è grosso, pieni di echimosi e fratture. Sulle navi carico la situazione è allucinante. L’unico fesso che scende nella stiva sono io. M’infilo il camice bianco, così mi rispettano. Alla fine, è nero. Ne ho trovati ammassati fino a cinquencento, con i piedi che affondavano in dieci centimetri di merda. Una bolgia dantesca. Molti erano svenuti. Devi prenderli in braccio e portarli sopra. Dalla botola gridavo ai soldati del battaglione San Marco: ehi, aiutatemi, venite giù a darmi una mano. Niente! Grandissimi cornuti. Dopo tre ore sono risalito e mi sono tolto la soddisfazione di mandarli tutti affanculo, truppa e anche ufficiali. Erano rimasti in coperta a farsi le fotografie” (Francesco Mancarella, medico pugliese, che si prende cura degli immigrati sbarcati).
• Desideri. Ai suoi nipotini che cosa regala? Nipotini non ne ho. Proprio a me doveva capitare questa disgrazia. Mio figlio non può avere fioeu e mia figlia è divorziata. Che cosa pagherei per tenermi qua in casa uno, due, tre pinèla, che ruina, che spacca, che pastissa" (Mario Menescardi, 88 anni, riparatore di giocattoli a Milano).
• Toluene. ”Gli aloni di luce che appaiono durante le sedute spiritiche possono essere ottenuti sfregando le mani con una soluzione al 3 per cento di fosforo in toluene. Per muovere o sollevare i tavolini a tre gambe basta un minuscolo chiodino che s’incastra nell’anello del medium” (Giovanni Panunzio, fondatore del Telefono antiplagio).
• Lezioni. ”Ho dovuto persino denunciare un insegnante che aveva tenuto una lezione d’occultismo nella scuola media di Flumini, una frazione di Quartu Sant’Elena” (ancora Panunzio).
• Consapevolezza. ”Le mine non sanno di essere state messe al bando” (Gino Strada).
• Luoghi. Dove vorrebbe essere sepolto? ”Dove capita” (ancora Strada).
• Venticinque incontri con altrettanti italiani (noti e meno noti) che con la loro vita rappresentano un’eccezione, un’alternativa: alla medìetas, alla normalità, al destino programmato: dalla suora che assiste i travestiti in carcere, a Gino Strada che lascia il lavoro in ospedale per andare per il mondo e operare le vittime di guerra, passando per l’imprenditore che dà lavoro a 170 down. Piccoli e grandi miracoli tangibili, quotidiani. Stefano Lorenzetto è editorialista del ”Giornale”.