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 1995  giugno 22 Giovedì calendario

Età della pietra

• Età della pietra. Dopo aver usato il gabinetto (un foro praticato in una roccia piatta), l’uomo del neolitico si detergeva nel più vicino ruscello.
• Egiziani. Gli egizi si pulivano, sembra, con sabbia intrisa di oli profumati.
• Antichi romani. "Cesso" viene da "recessum"=ritirata. Altri termini adoperati nel corso dei secolli: sala necessaria, guardaroba, cappella privata, sedia traforata, poltrona di ritirata, mobile odoroso.
• Arabi. Per pulirsi, gli arabi si servono della mano sinistra. Ancora oggi è un insulto toccare un arabo o porgergli un oggetto con la sinistra, considerata impura.
• Nei conventi del Trecento i frati si pulivano con pezze ricavate dalle vecchie tonache.
• Nel suo Galateo (1558), monsignor Della Casa prende ad esempio di tutto lo sporco le "pezze degli agiamenti", teli di stoffa appesi nei gabinetti.
• Scienziati inglesi studiano da dodici anni gli escrementi (alcuni quintali) di una guarnigione di centinaia di soldati di Carlo I asserragliati 350 anni fa nel maniero di Dudley assediato dal nemico. Studiando la massa di feci (una serie di crolli ha creato nel pozzo nero la condizione ambientale ideale per la conservazione) si vede che l’alimentazione era a base di carne di coniglio e fichi secchi, fragole selvatiche quando c’era tensione. Come anestetico si usava la cicuta, come carta igienica le foglie o i pezzi di seta e di broccato strappati alle tende nei saloni del castello. I preservativi (antisifilide) erano fatti di budello di capra legato con due nastrini, utilizzati più volte finchè reggevano.
• "Per tutto il giorno un servo, un garzone, a volte il padrone stesso vanno e vengono senza tregua dalla città (Napoli n.d.r.) che ad ogni ora costituisce una miniera preziosa. E con quanta cura raccattano lo sterco dei cavalli e dei muli? A malincuore abbandonano le strade quando si fa buio, e i ricchi che a mezzanotte escono dall’opera certo non pensano che già prima dello spuntar dell’alba qualcuno si metterà a inseguire diligentemente le tracce dei loro cavalli" (Goethe).
• Nel manico del "ventaglio per signora a doppio utilizzo" erano occultati foglietti di carta igienica (detta anche "carta innominabile").
• Nel 1857 negli Usa si cominciò a produrre carta igienica in fibra di canapa, in fogli singoli e nel 1871 venne brevettata una macchina per perforare la carta: il primo rotolo fu prodotta a New York nel 1882.
• Londra, capitale di un impero che si estendeva fino all’Estremo Oriente, era nell’Ottocento una città la cui situazione igienica sarebbe parsa deplorevole anche ai sudditi d’Oltremare, teoricamente "meno civili" della regina Vittoria. La rete fognaria e l’acquedotto servivano soprattutto i quartieri benestanti (e anche qui l’acqua veniva erogata solo per due-tre ore al giorno). I vasi da notte venivano vuotati dalle finestre delle case nelle strade, generalmente non selciate. «Attenzione!», si gridava prima di questa operazione, con britannica sportività. «Un momento!», rispondevano i passanti dandosi alla fuga. I liquami degli ancor rari gabinetti domestici andavano a inquinare i fiumi londinesi opure si raccoglievano nei pozzi neri scavati sotto o accanto agli edifici. Chi aveva il compito di svuotare questi pozzi guadagnava un salario principesco: si trattava di un compito pericoloso e sgradevole, nei pozzi ristagnavano gas infiammabili, bastava la fiammella di una candela o una scintilla per causare un’esplosione. Esistevano numerose latrine pubbliche, ma erano a pagamento e infestate da ladri, prostitute e malintenzionati d’ogni genere. Chi non si poteva permettere neanche un penny per la latrina pubblica si arrangiava come poteva, generalmente sporgendosi dai numerosi ponti che traversavano il Tamigi. A Londra, nell’era vittoriana, chi si avventurava a passare sotto un ponte veniva considerato un cretino. Si aggiunga che le migliaia di cavalli da traino e da passeggio lasciavano quotidianamente per le strade tonnellate di sterco e che l’abitudine di lavarsi le mani era assai poco diffusa (anche perchè chi non era allacciato alla rete idrica doveva rifornirsi a pagamento presso gli acquaioli ambulanti): ecco perchè la Londra ottocentesca era il terreno di coltura ideale per colera, tifo, salmonellosi, persino malaria. Terribile anche l’odore: chi poteva permetterselo circolava per le strade tenendo sotto il naso un sacchetto di spezie oppure una boccetta di profumo o il pomander (un’arancia steccata di chiodi di garofano), già diffusissimo nel MedioEvo.
• Nel 1872, il governo di Sua Maestà lanciò un grido d’allarme: i fiumi londinesi erano al tempo stesso cloache e fonti d’approvigionamento d’acqua potabile e la pulizia dei gabinetti comportava un’enorme spreco d’acqua. A quell’epoca, ogni edificio disponeva di una cisterna dalla quale, con una valvola manovrata dalla classica catenella, si poteva richiamare un flusso d’acqua per pulire la tazza dopo l’uso. Vuoi perchè le valvole non assicuravano mai una tenuta perfetta, vuoi perchè quasi tutti, per pigrizia, fissavano la catenella a un chiodo perchè fosse sempre tirata, nelle case londinesi c’era sempre giorno e notte un rivolo d’acqua che scendeva dalla cisterna ai gabinetti. Il governo temeva che questo malcostume avrebbe prima o poi esaurito le riserve idriche della capitale, e quindi esortò a farsi avanti chi fosse tecnicamente in grado di eliminare questo spreco. Fu così che Thomas Gapper entrò gloriosamente nella storia dei servizi igienici.
• Nato nel 1837, all’età di undici anni Gapper lasciò la disoccupazione cronica dello Yorkshire per offrirsi come apprendista idraulico a Londra, che raggiunse percorrendo a piedi 270 chilometri. Nel 1861 riuscì a mettersi in proprio, aprendo nel quartiere di Chelsea un negozio con annessi magazzino e fonderia. Fu qui, nel suo laboratorio di Malborough Street, che Gapper riuscì a risolvere il problema del continuo spreco d’acqua nei gabinetti. In quale anno preciso non è dato sapere, ma certamente non molto dopo l’accorato appello del governo di Sua Maestà. L’idraulico concetrò la sua attenzione sulla piccola vasca posta al di sopra della tazza e rifornita dal serbatoio sul tetto del palazzo. Come far si che non fosse necessario tenere continuamente tirata la catenella per fare scorrere l’acqua anche quando non ce n’era bisogno? La vasca ideata da Gapper conteneva uno scomparto circolare rifornito direttamente dal serbatoio posto alla sinistra del tubo centrale che scendeva fino alla tazza. In fondo a questo scomparto c’era una piastra, azionata da un braccio che la sollevava quando la catenella veniva tirata. Questo movimento della piastra sollevava l’acqua che superava così la parete dello scomparto ed entrava nel tubo principale. La sommità di quest’ultimo si trovava solitamente al di sopra del livello dell’acqua, ma l’acqua sollevata dallo scomparto rimpiazzava l’aria e determinava un effetto sifone che spingeva tutta l’acqua presente nello scomparto nel tubo centralee infine nella tazza: nessuno spreco, poichè l’acqua non poteva risalire oltre il bordo dello scomparto senza che si tirasse la catenella. L’acqua precipitava nella tazza con una velocità tale da ripurirla totalmente. Per sincerarsene Gapper gettò nella tazza una serie di oggetti generalmente ritenuti inaffondabili (mele, spugne, palloncini e persino i berretto di un suo operaio), e il collaudo risultò più che soddisfacente. Punto focale del suo sistema era il galleggiante: con l’abbassarsi del livello dell’acqua durante lo svuotamento anche il galleggiante (a quell’epoca una grossa sfera di rame) si abbassava, e il braccio metallico a cui era fissato apriva il foro dal quale l’acqua del serbatoio tornava a riempire la cisterna. Quando l’acqua giungeva a un certo livello il galleggiante si sollevava e il suo braccio chiudeva il foro. A questo punto, l’acqua stazionava nella cisterna finché non si tirava la catenella: nessuno spreco.
• Rispettato, facoltoso e fornitore della Real casa, Thomas Gapper morì nel 1910 e il suo monumento è quella vasca che ancora oggi, praticamente immutata, svuota e pulisce i gabinetti di tutto il mondo. Una vasca oggi invisibile, perchè murata alle spalle della tazza per motivi che mai il geniale idraulico avrebbe potuto prevedere. I gabinetti di Crapper erano cosiì efficienti che il governo inglese li installò nelle carceri e nei manicomi , ma gli ospiti di queste istituzioni scoprirono presto che i galeggianti di rame si prestavano a essere usate come mazze ferrate, e che anche le catenelle di bronzo fatte roteare con le loro pesanti manopole di porcellana erano armi terribili. Si decise così di incassare le vasche e di sostituire la catenella con un pulsante, sistema poi adottato nell’edilizia civile.
• Il gabinetto , come oggi viene inteso (cisterna tazza e collegamenteo alla rete fognaria), ha quasi 200 anni, ed è un po’ sconcertante constatare che, nel corso di due secoli, l’unica innovazione apportata fu la cisterna di Crapper. La tazza di ceramica, centro del servizio igienico, è sempre la stessa mentre nello stesso arco di tempo tanti altri oggetti si sono evoluti fino a essere irriconoscibili: per esempio la bicicletta, un tempo trespolo di legno a ruote, spinto dai piedi del passeggero, e oggi mezzo di locomazione ipertecnoogico, con tubi in titanio o in fibre di carbonio, ruote lenticolari e struttura aerodinamica. Come mai l’umile tazza lascia indifferenti i designer e gli scienziati dei materiali? Forse perchè questo guscio di ceramica cotta a più di mille gradi e poi vetrificata (il risultato è con la "vetrochina") va benissimo così com’è, ed è uno di quei rari oggetti non passibili di miglioramento. Qualche anno fa, un’azienda produttirice di saniari incaricò un’equipe di architetti di reinterpretare la tazza in chiave ergonomica, cioè di renderla più funzionale al suo scopo. Fu un fiasco: i water ergonomici andarono invenduti. Altri hanno cercato di realizzare tazze in materiali hi tech, ma si sono dovuti arrendere al fatto che per resistenza agli acidi, scorrevolezza e facilità di pulizia, la vecchia vetrochina è ancora imbattibile. Insomma, una mancata evoluzione giustificata dall’insuperabile eccellenza dell’oggetto. E pensare che a questo classico della vita quotidiana non si è ancora in grado di attribuire una "data di nascita" o un inventore.
• Secondo Henry Mayhew, un cavallo londinese depositava in media nelle strade cittadine sei tonnellate di sterco all’anno, e in città di cavalli ce n’era almeno un milione (Michael Crichton).
• Gli americani presero a dire crapper dopo che i loro soldati in Gran Bretagna per la Prima guerra mondiale lessero su tutte le cisterne la scritta "Thos. Crapper & Co". Senonchè nell’inglese britannico crap significa cacca, ragion per cui il termine crapper non prese piede e anche oggi è sconsigliato adoperarlo dato che suona come uno sgradevole "caccatoio".
• "Mio nonno Alfredo raccoglieva la merda: me lo ricordo benissimo, lui vecchio e io bambino di cinque e sei anni, lungo la strada sterrata che portava dalla piazza del paese al suo casolare. Era buono nonno Alfredo, lasciava sempre a me le belle merdone di bove, che gli portavo orgoglioso sulle palme aperte. Meno contento era se mi disperdevo a selezionare le palline di pecora e capre, mentre lui si dedicava coscienziosamente ai robusti escrementi d’asini e di muli" (Giordano Bruni Guerri).
• Sgarbi giudica l’andar di corpo "una funzione essenziale nella mia vita, che esercito con precisione, intensità, autorevolezza".