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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Mafia: ai primi del Novecento in America la chiamavano Black Hand (Mano Nera), poi Racket (neologismo derivato dall’italiano "ricatto"), poi Sindacato, infine Cosa Nostra

• Mafia: ai primi del Novecento in America la chiamavano Black Hand (Mano Nera), poi Racket (neologismo derivato dall’italiano "ricatto"), poi Sindacato, infine Cosa Nostra.
• Emigranti italiani a New York tra fine Ottocento e inizio Novecento: mezzo milione, un quarto della popolazione, che si stanziò negli edifici abbandonati dell’East Side, a ridosso del ponte di Brooklin. Little Italy fu isolata da un cordone sanitario, perché i malviventi italiani taglieggiassero solo i connazionali.
• Secondo una superstizione americana, il presidente eletto negli anni che hanno lo zero come ultima cifra è destinato a morire prima di concludere il mandato. Così Harrison, Lincoln, Garflield, Roosevelt, Kennedy. E anche William McKinley, rieletto presidente nel 1900, assassinato nel 1901, nonostante l’avvertimento di Joe Petrosino, il detective italiano che aveva rivelato i complotti degli anarchici contro di lui.
• Un metro e sessanta d’altezza per novanta chili di peso, sul viso tondo le tracce del vaiolo contratto da bambino, Giuseppe Michele Pasquale Petrosino nacque a Padula, Salerno, nel 1860. Emigrato a New York con la famiglia nel 1873, a 13 anni faceva il lustrascarpe davanti alla sede centrale della polizia, a 18 fu assunto come netturbino dal comune. Conoscendo l’italiano, tornò presto utile alla polizia per catturare i malviventi italiani. A 23 anni, ormai noto alla malavita, non potendo più fare l’informatore, divenne poliziotto. Primo agente italiano ad entrare nel Bureau, l’ufficio cui facevano capo i cinque più abili investigatori di New York, da allora (20 luglio 1895) indossò solo completi scuri, soprabiti stile prince Albert., scarpe con doppia suola e bombetta.
• Petrosino in diversi dialetti meridionali significa ”prezzemolo”. Quando l’investigatore si aggirava travestito per le vie di Little Italy, i verdurai ambulanti lo segnalavano ai malviventi decantando le qualità del prezzemolo: «Ecco lu petrosino buono!».
• Da quando Don Vito Cascio Ferro era dovuto tornare in Italia perché ricercato da Joe Petrosino per l’’omicidio del barile” (un cadavere chiuso in un barile con i genitali ficcati in bocca), si portò sempre appresso la foto dell’investigatore.
• Prima di entrare nella Mafia, don Vito, l’assassino di Petrosino, aveva fatto l’anarchico: presidente dei Fasci di Bisacquino del 1892, partecipò all’occupazione delle terre. Per l’abilità dimostrata nel coordinare la malavita, fu riconosciuto contemporaneamente capomafia di Bisacquino, Palermo, Burgio, Corleone, Campofiorito, Contessa Entellina, Chiusa, Sclafani, Sciacca, Sambuca Zabut e Villafranca Sicula. Dal rapporto della Prefettura di Palermo del 1898: «Connotati. Statura: alta. Corporatura: piuttosto snella. Capelli: castani. Fronte: giusta. Naso: a punta con narici aperte. Occhi: piccolo-cervini. Bocca: piuttosto larga. Mento: tondo. Viso: scarno. Colorito: un po’ pallido. Barba: tagliata a punta alla Mefistofele. Portamento: altero. Espressione fisionomica: mafiosa. Abbigliamento abituale: civile. Segni speciali: N. N.». Anche quando cominciò a vestirsi da Bustarino, in via Maqueda, a Palermo, che forniva il meglio dei mercati inglesi, non smise mai di indossare la cinta con incise le tacche che usava per far di conto.
• Fu Don Vito a inventare il ”pizzo”, tangente versata dai commercianti alla mafia: ”pizzo” in siciliano significa ”becco”. Formula per chiedere la tangente: «Fateci vagnari u pizzu», «Fateci bagnare il becco».
• Joe Petrosino fu freddato la sera di venerdì 12 marzo 1909, in piazza Marina, a Palermo, davanti alla cancellata del giardino Garibaldi, la bombetta rotolata fino alla base di un tabellone pubblicitario con affissi due manifesti: «Questa sera, 12 marzo 1909, alle ore 20, al Teatro Biondo, debutto di Paule Silver, l’eccentrica francese», «Cuscini di pura lana da lire 1,75 a lire 2».
• Nel 1942, condannato all’ergastolo per altri delitti e detenuto nel carcere di Pozzuoli, Vito Cascio Ferro confessò di essere stato lui ad uccidere Petrosino: «Era un avversario coraggioso, non meritava una morte infame sotto i colpi di un sicario qualunque». Morì di sete nell’estate del 1942, unico detenuto dimenticato nel penitenziario sgomberato a causa dei bombardamenti. Morì di sete nell’estate del 1942, unico detenuto dimenticato nel penitenziario sgomberato a causa dei bombardamenti.
• Nella malavita italo americana per dichiarare la propria approvazione a un progetto si diceva "gus by me", letteralmente ”oca per me”. Ai primi tempi dell’immigrazione, infatti, il termine ”okay”, era stato scambiato dagli emigrati per ”oca”, e in seguito ritradotto nell’inglese goos, pronunciato gus.
• Nel marzo 1891 i cittadini di New Orleans, raccolti dal sindaco per linciare diciotto mafiosi in attesa di essere scarcerati dopo il verdetto favorevole della giuria, invasero armati le prigioni. Si salvarono solo in sei, scappati nel settore femminile e accolti sotto le ampie gonne dalle prostitute. Gli altri, impiccati agli alberi di Treme Street, ancora agonizzanti, furono fucilati. Le donne intinsero i loro fazzoletti nel sangue o strapparono lembi dei vestiti delle vittime per esporli a casa. Seguì la rottura delle relazioni diplomatiche con l’Italia, dove qualcuno invocò perfino la dichiarazione di guerra. Temendo l’attacco della flotta italiana, composta di ventidue navi da battaglia, fu proprio allora che il governo americano diede il via allo sviluppo della marina militare Usa, potenziando la flotta, che allora disponeva di una sola nave da battaglia.
• Linciaggio. Da ”Lynch”, il nome dell’americano, un giudice di pace, che ricorse per primo a questo sistema di giustizia.
• L’8 dicembre 1899, quando l’onorevole Raffaele Palizzolo fu arrestato per l’omicidio del marchese Emanuele Notarbartolo, direttore del Banco di Sicilia, che aveva ostacolato le sue speculazioni e poi denunciato i suoi brogli al governo, tutti i negozianti di Palermo chiusero bottega per lutto cittadino. I giurati di Firenze che infine lo assolsero, furono per questo nominati cittadini onorari di Palermo.
• Candidato nel collegio di Palermo per le elezioni del 1° marzo 1909, Raffaele Palizzolo andò in visita alla colonia siciliana degli Stati Uniti per raccogliere fondi. Con sé ventimila copie del libro autobiografico intitolato Le mie prigioni, prezzo un dollaro a copia.
• «A prima vista egli sembra proprietario di un caffè o un bottegaio della Little Italy. rozzo e sembra piuttosto tardo di comprendonio. Il suo volto è inespressivo e potrebbe attraversare la folla senza attrarre l’attenzione dei passanti. Ma proprio qui sta la forza del detective. Egli è padrone dell’arte di assumere un’aria di sbigottita semplicità. Ma più di un ladro e di un assassino hanno scoperto a proprie spese quanto sia rapida la sua mente e svelto il suo braccio» (un giornalista americano a proposito di Joe Petrosino).
• Lezione di Vito Cascio Ferro ai suoi accoliti: «Bisogna schiumare il latte senza rompere la ciotola. Voi invece vi state comportando come degli scassapagliara, dei ladri di poco conto. Provate a cambiare sistema. Evitate di mandare in rovina la gente con richieste assurde di denaro. Offrite la vostra protezione, favorite la prosperità dei loro commerci ed essi non solo saranno felici di pagare il pizzu, ma vi baceranno le mani per la gratitudine».
• Nel 1908 Theodore Bingham, che dirigeva il dipartimento di polizia a New York, istituì un servizio segreto per combattere la Mano Nera. La squadra di agenti "con licenza di uccidere", guidata da Joe Petrosino, era libera di agire con ogni mezzo, anche fuori della legalità, senza le restrizioni della Costituzione americana. Avendo il comune rifiutato il progetto, l’organismo fu finanziato da privati cittadini (trentamila dollari per il primo anno di attività).
• Nel 1909 Petrosino partì in missione per l’Italia: ufficialmente per svolgere un’inchiesta, verificare i precedenti penali degli emigrati italiani ricercati dalla polizia americana, in realtà per costituire una rete informativa segreta che avrebbe operato in contatto diretto con la polizia americana, all’insaputa di quella italiana (previsto, tra l’altro, un compenso di 2 o 3 dollari agli agenti creati in Italia, per ogni criminale individuato).
• Il 2 aprile 1909 il questore di Palermo, Baldassarre Ceola, indirizzò al presidente della sezione d’accusa del tribunale di Palermo un rapporto con l’indicazione dei colpevoli dell’uccisione di Petrosino. Tra questi era attribuito un ruolo fondamentale al Cascio Ferro, che il 3 aprile fu fermato e la sera stessa tradotto nelle carceri dove erano rinchiusi quattordici dei suoi presunti complici. Don Vito chiese una cella a pagamento e l’autorizzazione a farsi inviare i pasti da un vicino ristorante. Il 17 luglio 1909, a quattro mesi dalla morte di Petrosino, Baldassarre era esonerato dall’incarico e richiamato a Roma, per essere pochi giorni dopo collocato a riposo col titolo onorario di prefetto del regno. Nel giro di pochi mesi gli uomini da lui denunciati furono rilasciati e due anni dopo prosciolti per insufficienza d’indizi.