Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 27 maggio 2006
Estraniamento
• Estraniamento. Mario Segni andava sempre malvolentieri a trovare il padre Antonio al Quirinale quando era Presidente: "Troppo poca intimità, troppo affollata la corte di persone che ti si muove intorno, con lo stesso senso di estraniamento che può darti il prendere alloggio al Louvre".
• Prigioni. "C’è chi mi vuole fare prigioniero qui dentro: lo so, lo sento. So che mi vorrebbero isolato per tagliarmi fuori dalla vita del paese, in questo enorme palazzo dove avrebbero voluto che anche mangiassi e dormissi come faceva Einaudi, tra i corazzieri..." (Giovanni Gronchi).
• Location. Il Quirinale per Francesco Cossiga: "quel palazzo isola", dove viveva con la sensazione "d’essere la comparsa di un film storico".
• Countdown. L’unica consolazione di Oscar Luigi Scalfaro al Quirinale: "Ogni giorno che passa è uno in meno da trascorrere qui".
• Stabilità. Secondo Antonio Maccanico, segretario generale durante il mandato di Sandro Pertini, la linea interventista è stata inaugurata da Luigi Einaudi, salva una precisazione: "Nella permanente instabilità italiana il Quirinale ha costituito l’unico punto fermo per sette anni" (Antonio Maccanico).
• Telegrammi. Il presidente Giuseppe Saragat aveva solo mandato un telegramma di "vive felicitazioni per aver onorato lo sport italiano" al neocampione del mondo dei pesi medi Nino Benvenuti (che il 18 aprile 1967 aveva battuto a New York il pugile americano Emile Griffith), ma per Alessandro Galante Garrone si trattava di un’esternazione inaccettabile: "Non credo che il primo magistrato italiano della Repubblica dovrebbe occuparsi di fatti e fatterelli che con l’onore o il disonore non hanno proprio nulla a che vedere".
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Udienze. Giuseppe Saragat, contestato dall’’Unità” il 19 maggio 1971, per avere ricevuto al Quirinale Gianni Agnelli ("Il capo dello Stato può naturalmente vedere chi vuole... purché al Quirinale talvolta si accolga anche un operaio, un bracciante, un muratore, ricevuti singolarmente e menzionati con nome e cognome"), appena quattro giorni dopo annunciò incontri con i rappresentanti delle maggiori organizzazioni sindacali dei lavoratori.
• Moderazione. Insediatosi al Quirinale il 24 giugno 1985, all’inizio Francesco Cossiga si asteneva dal fare interventi pubblici: "Sono un presidente in punta dei piedi, perché in questa carica occorrono soprattutto prudenza, moderazione e buon senso. Quindi, meglio assente che invadente".
• Atteggiamenti. Francesco Cossiga prima di lasciare il Colle, in un’intervista a Piero Chiambretti: "In un Paese normale, se un Presidente della Repubblica facesse quello che faccio io, nel giro di cinque minuti l’avrebbero mandato al diavolo... I miei atteggiamenti da matto erano tutti voluti. Siamo nella società dello spettacolo, no? Allora io ho dovuto fare così, per bucare il video, per superare il muro di gomma".
• Silenzio. " un piacere ascoltare il silenzio di quest’uomo" (Francesco Cossiga sulla riservatezza di Sergio Berlinguer, segretario generale al Quirinale, nonché suo lontano parente).
• Bambinaie. Titolo dell’’Economist”, alla fine della presidenza di Scalfaro: Scalfaro, Italy’s uneeded nanny, ”la bambinaia di cui l’Italia non ha bisogno”.
• Metodo. Carlo Azeglio Ciampi, prima laurea in Filologia classica, seconda laurea in Giurisprudenza, fece il concorso per entrare in Banca d’Italia spinto dalla moglie Franca Pilla, e vincendolo disse: "Analizzare un documento medievale non è molto diverso dall’analizzare un fatto economico, ciò che conta è il metodo".
• Agorafobia. Carlo Azeglio Ciampi non ama parlare a braccio: "Soffro di agorafobia... prendere la parola in una piazza o davanti a platee troppo vaste mi blocca". Ma è anche questione di prudenza: "Secondo me le parole che vengono dal Quirinale vanno pesate come fossero grammi d’oro".
• Esagerazioni. La domanda retorica di Peter Nichols, sul ”Times”, al tempo della presidenza Pertini: "Pertini esagera? In Italia ci vuole qualcuno che esageri. la prima volta che la gente sente dire da uno che sta in alto quello che dicono i vicini di casa".
• Leghisti. Avvertimento rivolto ai leghisti che alle elezioni del 1992 si aggiudicarono l’8,7 per cento: "Occhio, voi milanesi: quando eravate ancora nelle caverne, noi a Roma eravamo già froci" (secondo l’aneddotica di Montecitorio lo pronunciò Vittorio Sbardella).
• Visioni. "Uno che ogni quarto d’ora vede la Madonna" (definizione di Umberto Bossi).
• Patacche. Conosciuta come ”riordino della zecca delle patacche” è la riduzione del tetto annuo di insigniti dell’Ordine al merito da 23 mila a 8 mila varata durante la presidenza Ciampi (in quanto capo dello Stato anche capo dell’Ordine al merito), dopo che il presidente aveva definito "odiosa" la frase di Vittorio Emanuele III: "Una croce da cavaliere e un mezzo toscano non si negano a nessuno".
• Stelle. La prima onorificenza, inventata nel 1947 su proposta del leader socialista Pietro Nenni: la Stella della solidarietà, dedicata agli emigranti "in segno di riunione della comunità nazionale" (dopo anni di mancato conferimento, Ciampi ha chiesto al suo staff di riabilitarla).
• Vizi. I due nuovi vizi degli italiani, secondo Carlo Azeglio Ciampi: "l’apatia e la sovreccitazione".