Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 6 giugno 2004
el 1970 Picasso confidò al suo amico Pierre Daix che le critiche sfavorevoli che leggeva sui giornali lo riempivano di gioia
• el 1970 Picasso confidò al suo amico Pierre Daix che le critiche sfavorevoli che leggeva sui giornali lo riempivano di gioia. Per lunga parte della sua vita il maestro spagnolo fu abbonato al Courrier de la Presse, grazie al quale si teneva aggiornato su quanto si pubblicava sulla sua persona.
Gli articoli apologetici sicuramente sopravanzano per quantità quelli critici, ma questi ultimi hanno comunque un’innegabile importanza per comprendere il cataclisma che Picasso ha rappresentato nell’arte (dovremmo dire nella società?) moderna. Ne diamo qui una silloge, non certo esauriente, ma che riteniamo indicativa di alcuni dei più diffusi atteggiamenti negativi rispetto al pittore di Barcellona.
Si va dalle critiche più sfumate agli insulti grossolani, dall’arte alla politica. In genere abbiamo deciso di riprodurre le polemiche che risultassero alla lettura più divertenti che ostili.
• abominevole
«Picasso è colossale nella sua audacia. Oro puro. Nelle sue tele si respira l’insolenza della giovinezza; esse sono altrettanti affronti alla natura, alla tradizione, alla buona creanza. Sono abominevoli. Se voi gli domandate se si serve di modelli, egli vi guarda con aria strafottente: ”Dove volete che li trovi?” risponde con un sorriso narciso, abbassando lo sguardo. I suoi quadri sorgono dal caos in tutto il loro orrore. Rappresentano delle donne, no, dei mostri monolitici, delle creature assimilabili ai totem dell’Alaska tagliate a colpi di colore denso e brutale. E quest’ometto di Picasso, così giovane, così pieno di humour, così diabolico è talmente fiero dei suoi crimini! [...] Sta a noi fissare gli occhi di queste donne piramidali, queste grossolane caricature delle sculture d’Africa, queste figure dagli occhi storti, dalle gambe storte, e peggio ancora, concluderne ciò che se ne può concludere...»
Gelett Burgess,
The Architectural Record,
1910
•
da buttare
«L’oltraggioso Homme nu assis che l’artista ha probabilmente recuperato dal cestino della carta straccia o dalla pattumiera non avrebbe mai dovuto essere esibito in pubblico».
P. C. Konody,
The Observer, 9 gennaio 1916
• generazioni a confronto
«Oggi che dei maestri come Picasso e Matisse si sforzano di disegnare come dei bambini, conviene forse che i giovani si applichino a dipingere come le nostre nonne?»
J. Nys, Demain di Bruxelles, 29 febbraio 1920
• alla gogna
«La scenografia di Picasso fu accolta dalle urla indignate della sala. I militari in licenza reclamavano per Satie, Picasso, Massine e Cocteau il consiglio di guerra, una blanda tortura e la pubblica gogna».
Roland Manuel, L’Eclair, 3 gennaio 1921
• occhi sani e occhi malati
«Purtroppo io possiedo un paio di occhi normali, mentre Picasso evidentemente soffre di una qualche malattia della vista derivata senza dubbio dal troppo studio. Poverino!»
Windham Lewis, Daily Mail, 10 gennaio 1921
• senza grazia
«Picasso resta terribile. La Femme à la fontaine esprime sinistramente ancora la sua possibilità di essere un colorista rimarchevole, ma che disegno pessimo, senza grazia! Si sente in lui la capacità di una visione potente sviata da un’esecuzione malindirizzata e veramente disdicevole».
La Vie Littéraire et Artistique, 14 giugno 1923
• che tempi!
«Viviamo in un tempo in cui André Breton è succhiato come latte per neonati da una dozzina di cretini che lo seguono, in un tempo in cui si eleva la pederastia a religione e in cui il mio portinaio può farsi con i soldi una piccola reputazione letteraria, in cui qualche ridicolo Soutines è un grande pittore e in cui il signor Picasso è considerato un genio».
Fernand Parliel, Latinité di Parigi, ottobre 1930
• lungimiranza
« già accaduto che un artista che si cerchi senza trovarsi si getti nel caos. Questo salto, disperato per alcuni, è risultato fortemente vantaggioso per il signor Picasso. Quest’uomo accorto si è guadagnato in questo modo la reputazione e la fortuna che gli avevano tenuto il broncio al suo debutto. Purtroppo egli stenta ancor oggi a ritrovarsi. Picasso è anonimo proprio come i suoi mostri ed è inoltre un gran bel caso freudiano. A dire il vero, nonostante qualche momento del suo periodo iniziale fosse abbastanza forte da far rimpiangere l’abbandono del vero dipingere in cui si è trasformata oggi la sua maniera, io penso che la memoria del signor Picasso morirà interamente. Sarebbe veramente bellissimo fra qualche tempo poter raccogliere gli sproloqui magniloquenti che gli furono dedicati: e per di più da una manica di idioti».
La Gazette, luglio 1932
•
affettuosità
«Qualcuno ha domandato a Picasso che cosa pensasse di Derain: ”Oh!”, ha risposto accompagnando l’espressione con un buffetto. Invece Derain, interrogato a sua volta: ”Picasso? Un Genio!... un vero peccato che non sappia dipingere!”».
Fantasio, 15 agosto 1932
• picasso commerciante
«Il senior Caballero sta per nominare Picasso curatore del Museo del Prado. Sempre che lo curi... D’altra parte Picasso è l’uomo che meglio conosce i musei di pittura. L’assurdità della sua maniera deriva evidentemente da un disgusto per la pittura unito al senso del commercio».
Art Vivant, 26 settembre 1936
• pessimo esempio
«Gli spettatori che hanno visitato all’Esposizione di Parigi il padiglione spagnolo hanno potuto vedere una specie di pietra fungaia che rappresentava, o meglio aveva la pretesa di rappresentare, il busto di Pablo Picasso, realizzato dallo stesso artista spagnolo. Passato il primo istante di meraviglia, il pubblico ha riso e ne ha giustamente dedotto che, se tutti gli spagnoli guardano e ragionano come Picasso, non c’è da stupirsi del fatto che combattano fra loro».
Gerad Plouvier, L’Avenir de l’Artois,
5 settembre 1937
• il vero orrore di guernica
«Al padiglione spagnolo c’è un quadro, anzi uno pseudo affresco, firmato Picasso, che rappresenta quanto di meglio si è fatto nel campo dell’incomprensibilmente idiota. Questo capolavoro si chiama Guernica, per quanto potrebbe tranquillamente prendere un altro nome. Si parla di orrori di Guernica? Eccone uno incontestabile!»
Le Patriote des Pyrénées, Pau, 30 settembre 1937
• coerenza della critica
«Un tempo, chiunque non facesse professione di fede nella preminenza di Pablo Picasso, padre dell’arte moderna, dopo essersi scappellato e aver religiosamente poggiato in terra il ginocchio, sarebbe stato pubblicamente dichiarato un cretino. Oggi ci dicono che Picasso, dopo tutto, non è che un individuo abbastanza ordinario e che, per essere un padre, anzi un patriarca, dell’arte, egli manca singolarmente d’arte. Ditemi: quand’è che la critica ci ha preso in giro?».
La Métropole, Anversa, 3 ottobre 1937
• non vale il peto di un coniglio!
«Marie Laurencin, Picasso, Vlaminck e tutti i moderni non valgono il peto di un coniglio. Anzi, di più. Essi sono stati inventati dai mercanti d’arte che creano le mode e si arricchiscono indegnamente».
François Ribadeau-Dumas, La Semaine a Paris,
26 gennaio 1938
• nel cesso
«Il signor Maurice de Rothschild fu di una violenza estrema e chiese che la natura morta di Picasso fosse gettata nel water».
Georges Besson, Le Soir, 21 novembre 1938
la perfida arte dei giudei
«In scultura, in pittura come in letteratura gli eccessi dei Giudei si succedono: futurismo, dadaismo, cubismo... Queste stupide opere, quando sono esposte, scandalizzano il pubblico solo un po’, ma il Giudeo adulatore ha subito convinto quelli che credono di costituire l’élite del paese, che è di buon gusto ammirare questi capolavori sottili e profondi, e adesso tutti si estasiano davanti ad un Kisling, ad uno Chagall, alla scuola di Picasso... veramente facile, suvvia!, constatare che anche l’arte è divenuta disgustosa e perfida nelle mani dei Giudei e che la sua influenza sui gusti e la morale del pubblico francese è tra le più nefaste».
Tablettes des Deux Charentes,
8 novembre 1941
•
niente di peggio
«Non ho mai visto nulla di più detestabile, di più simile ad un incubo, di più orribile, di più terrificante del dipinto detto Donna col gallo di Picasso».
Sol Shapiro,
Life Magazine - Letters to the editors, 1941
• va sulla forca
«Signori, se Picasso osa chiamare il suo dipinto Donna col gallo opera d’arte dovrebbe essere impiccato al più vicino palo del telefono. Se questa è arte moderna io conosco una grande quantità di persone (nelle scuole elementari) che potrebbe dipingere molto meglio. Gli esseri umani sono tutti imperfetti, ma quelli del Moulin de la Galette e di La vie io li chiamo ”La Spazzatura”. Non mi piace criticare gli anziani, ma so riconoscere l’arte quando la vedo».
Jo Ann Frederick,
Life Magazine - Letters to the editors, 1941
• vecchio maniaco...
«C’è in Picasso un vecchio adolescente che mescola ai sogni della pubertà le immonde divagazioni mentali degli erotomani invecchiati. E il mito del Minotauro gli serve da valvola di sfogo. Ah, la china scivolosa che va dall’ossessione all’oscenità!»
Albert Rheinwaldt, Journal de Genève,
13 maggio 1942
• ...e pure impotente
«Innanzitutto non esiste il cubismo, esiste Picasso. E che cos’è Picasso? ”l’impotenza fatta uomo”. il niente, la morte. Ma attenzione: è uno di quei morti che bisogna uccidere».
Claude Jamet, La France Socialiste,
20-21 marzo 1943
•
semplicemente immondizia
«Bisognerebbe innanzitutto non confondere i tovaglioli con i canovacci, e i canovacci con i cenci per spolverare. Ogni cosa al suo posto se non vi dispiace. Rubens con Leonardo e El Greco? D’accordo! Un pochino più in basso Monet, Cézanne e Van Gogh! Ma Braque, Picasso e Matisse in fondo. Nella pattumiera! insieme a bucce di cipolle e raschiatura di carote».
Au Pilori,
1 aprile 1943