Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 19 aprile 2004
Olimpo - "Enrico Ameri non era bravo, era bravissimo
• Olimpo. "Enrico Ameri non era bravo, era bravissimo. Aveva la voce forte e squillante, che si sarebbe sentita dalle Alpi al Lilibeo, se lui fosse nato sull’Olimpo, dove soggiornano gli Dei, anziché a Lucca, tra i comuni mortali" (Giuseppe Pistilli).
• Repliche. Antonello Marescalchi, celebre inviato Rai a New York, in readazione diceva sempre: "Ad Ameri non ditegli che l’Italia non produce perché sennò lui replica subito: chi parla male del Duce?".
• Maestri. "Un giorno, nel ’93 ricapito all’Olimpico per sedermi al fianco di un altro grande, Sandro Ciotti. Venivo dal bar. Il secondo tempo era ripreso da poco. Salendo le scale, con lo sguardo ritrovo Ameri. Era tutto solo. Indeciso se portare prima il caffè a Ciotti o salutare il vecchio maestro che non vedevo da due anni, mi accorgo che lui parla e gesticola. Al suo fianco però non c’è nessuno. Incredulo salgo ancora un po’ per capire meglio. Man mano che mi avvicino sento la sua voce. Ameri stava facendo la radiocronaca della partita, con un particolare: non era collegato con alcuna radio o televisione. Raccontava la partita non più per milioni di appassionati, ma solo per se stesso. Era la sua vita" (Giulio Delfino, trentaseienne radiocronista Rai).
• Popolino. "Se ti capisce uno del popolino ti capiscono tutti. Non devi catturare l’ascolto del commendatore, ma quello del posteggiatore abusivo che ha la radiolina all’orecchio" (Ameri).
• Trentun’anni. Nel 1960 nacque ”Tutto il calcio minuto per minuto”: Ameri non perse una stagione per trentun’anni, fino alla pensione che lo raggiunse nel 1991.
• Scuse. Ameri aveva un debole per tutte e due le squadre romane. E alla Roma è legata una data storica di ”Tutto il calcio minuto per minuto”, il 31 dicembre 1961: a San Siro la Roma di Carniglia batte l’Inter per 1-0, gol-capolavoro di Manfredini. A quei tempi non esistevano le interruzioni, un collega non poteva intervenire sull’altro, i gol venivano annunciati soltanto quando i radiocronisti venivano chiamati in collegamento. Quel gol di Manfredini però era troppo bello, andava raccontato subito. Ameri interruppe un’altra voce storica, quella di Roberto Bortoluzzi, entrò in trasmissione come un ciclone e coniò la parola vincente, la parola che ancora oggi precede ogni gol: "Scusa-scusa: Goool di Manfredini, Roma in vantaggio, 1-0!".
• Europhon. "Fu l’innovazione. Si capì subito che quello ”scusa” funzionava, era il preludio di una grande emozione, era il momento in cui l’Italia del calcio si fermava, in cui i primi transistor invadevano le strade e gli stadi. Erano radioline a forma di pallone prodotte dall’Europhon di proprietà del presidente del Mantova, Zenesini. Ameri ne possedeva una e la teneva vicino ad un vecchio registratore a bobine, il glorioso Nagra, pesante come sei bottiglie d’acqua minerale, cimeli della radio di una volta" (Bruno Gentili).
• Affanni. Tra gli insegnamenti di Ameri, la necessità di ricorrere al ritmo e non alla velocità: "Il ritmo è una cadenza che ti fa stare sempre allineato sull’azione di gioco e ti consente di seguirla senza affanni. La velocità, invece, ti fa dire cose inutili, ti fa mangiare le parole e chi ti ascolta non ci capisce più niente".
• Cena. Nel ’65, nel bel mezzo di Inter-Independente, rimase senza voce dopo un gol di Corso. Lui diede la colpa alle sue cento sigarette al giorno, e decise quindi di smettere. Si fece organizzare dalla moglie una cena sontuosa, con ottimo vino, e cinque minuti prima della mezzanotte si fumò l’ultima, godutissima, sigaretta.
• Reclame. Una volta un famoso pubblicitario televisivo offrì a Enrico Ameri un contratto principesco per reclamizzare un prodotto: "Con quel timbro lei mi farebbe vendere il triplo...". Risposta: "Grazie, ma non sarei più credibile agli orecchi dei tifosi, gli unici con i quali mi piace avere un contatto, anche perché soltanto con la radio mi sento in una scatola di ferro. Mi piace regalare immagini senza essere visto, mi piace il dono dell’invisibilità che soltanto la radio ti può dare".
• Heysel. Bruno Gentili a proposito della tragedia all’Heysel: "Ero entrato in possesso della lista degli italiani che avevano perso la vita, Ameri la consultò senza dire una parola, la mise da una parte e, nonostante le pressanti richieste degli ascoltatori che chiedevano notizie dei propri familiari, non volle mai comunicare quei nomi".
• Terrore. Ameri, solito dire nei momenti d’incertezza: "Il terrore è la decisione".
• San Siro. Ameri era un tipo ansioso, al punto che quando doveva andare allo stadio per lavoro, arrivava sempre tre ore prima. Poi, per passare il tempo, si metteva a giocare a scopone con il barista o con qualche inserviente. A San Siro ce n’è ancora uno che giocava sempre con lui.
• Scopone. "Quando si giocava a scopone lui e Ciotti erano sempre l’uno contro l’altro, seduti di fronte" (Bruno Pizzul).
• Immagini. "Se per Sandro Ciotti c’era una grande presenza scenica con il suo lessico ricercato, per Ameri la presenza era vocale, grazie al ritmo, alla pastosità, alla rotondità della voce così calda, passionale. Enrico Ameri è stato il primo radiocronista a rendere al microfono un’immagine emotiva del gol" (Bruno Gentili).
• Foto. José Altafini regalò un giorno una foto ad Ameri con dedica: "Al più brasiliano dei radiocronisti".
• Lapsus. Ameri era solito raccontare, ridendo come un pazzo, uno dei suoi lapsus più suggestivi a proposito di un tunnel non riuscito: "... cerca di fargli passare la gamba fra le palle, non ci riesce...".
• Gol. "Basta un gol di una squadra o di un’altra: ci metto poco a diventare antipatico agli ascoltatori" (Ameri).
• Gherminelle. La sera del ritiro del Milan dal campo di Marsiglia, Ameri non voleva lasciare il microfono, non voleva credere al gesto di Galliani: "Non è possibile che una società come il Milan, che un dirigente come Galliani, abbiano deciso di abbandonare il campo, sono sicuro che ci ripenseranno, restiamo ancora qui, vedrai che è tutta una finta...". Aveva un concetto molto alto dello sport, non tollerava "le gherminelle, le invasioni dialettiche".
• Interruzioni. Sulla frase di Ciotti all’indirizzo di Ameri in piena radiocronaca ("’sto rompicoglioni"), Alfredo Provenzali che era in diretta: "Ero in trasmissione quel giorno. Credo che ci siano rimasti male entrambi. Ciotti voleva intervenire continuamente, Ameri non sopportava di essere interrotto, e Ciotti intervenne con la famosa frase".
• Urlo. "Devi cercare di dire ”rete” un attimo prima dell’urlo del pubblico che va nel microfono e copre la tua voce" (Ameri).
• Umorismo. Se il Padreterno ha un buon senso dell’umorismo come si deduce dalla mela di Adamo, lo avrà chiamato con un bisbiglio gentile: ”Scusa, Ameri, è ora...”" (Luigi Garlando).
• Ponti. "Il guaio di una morte è che ti fanno credere che il mondo non sarà più lo stesso senza di te, e in genere non è vero. Ma di sicuro la morte di Enrico Ameri, dopo quella di Sandro Ciotti, taglia ancora di più i ponti col passato di un certo sport, vagamente eroico e raccontato per radio come se fosse un affresco".