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 2002  maggio 13 Lunedì calendario

"In finale, con la Francia, il 30 giugno, ci andiamo noi

• "In finale, con la Francia, il 30 giugno, ci andiamo noi. L’ha detto Platini".
Scusi?
"Ai mondiali di calcio, dico, in finale contro Zidane e compagni ci saranno gli azzurri".
Come mai tanto ottimismo?
"Cominciamo dal portiere, Buffon: non ce n’è un altro uguale al mondo".

• Quest’anno non era partito benissimo... "Sembrava che le papere che avevano reso indispensabile la cessione dell’olandese Van der Sar fossero rimaste impigliate nei guanti. La Juventus l’aveva acquistato dal Parma per 100 miliardi ma contro il Chievo, al Delle Alpi, l’aveva combinata grossa. Gianni Agnelli ci ha messo del suo. Ha cominciato a provocarlo. Una volta: ”Vede Buffon, lei è forte, ma per me Barthez lo è di più”. Due volte: ”Caro Buffon, questo Kahn non mi sembra tanto inferiore”. Però dopo la partita con la Fiorentina è diventato il cocco dell’Avvocato. Lo ha chiamato e gli ha detto: ”Buffon, più il tempo passa e più mi convinco che i soldi pagati per lei sono stati spesi bene”".
• E Toldo? "Fortissimo, ma inferiore. Lo dice anche Zoff, che grazie al portiere dell’Inter due anni fa aveva quasi vinto gli Europei: lo juventino non ha eguali per riflessi".
• Veniamo alla difesa "Maldini, Cannavaro e Nesta, se stanno bene, sono insuperabili". Il capitano non si era infortunato? "A Bergamo contro l’Atalanta, il 19 dicembre scorso: distorsione del ginocchio sinistro con lesione parziale del legamento collaterale mediale. E’ tornato a giocare, anche se non è ancora al massimo della forma. Comunque è l’erede della grande tradzione italiana dei terzini sinistri, dopo De Vecchi, Caligaris, Maroso, Facchetti e Cabrini. Ha esordito in serie A che non aveva ancora 17 anni, ha battuto il record di presenze in nazionale di Zoff. Perfetto nel calciare, eccelle nel tackle in scivolata, che porta con naturale tempismo, e negli interventi in acrobazia. E’ prodigioso nel recupero, grazie allo scatto, ma soprattutto alla velocità in progressione. E’ ancora un difensore tuttofare, diviso tra l’impiego come stopper e quello di marcatore-incursore di fascia".
• Nesta non ha avuto una grande stagione "Il laziale fino ad un anno fa era considerato il miglior difensore del mondo, il Real Madrid aveva offerto a Cragnotti 180 miliardi per averlo, e non tutti hanno cambiato idea. Nel 1998 si infortunò gravemente contro l’Austria, ma non fu un caso: dopo 60 partite giocate durante la stagione , con la Lazio che arrivò in finale sia in coppa Italia che in coppa Uefa, era cotto. Stavolta saprà gestire meglio le energie. Comunque è forte fisicamente, è veloce, ha i piedi di un’ottima mezzala, e infatti quello era quando giocava ancora tra i ragazzi".
• Resta Cannavaro "Ha fatto cinquanta partite in nazionale sottovoce, un Mondiale e un Europeo. Difficile trovare una sua foto senza un sorriso: forse dopo Francia-Italia del 1998, quando beccò quella gomitata da Guivarc’h, quattro punti in faccia. O dopo il Golden Gol di Trezeguet all’Europeo. In ogni caso, uno spot per il calcio, anche per i suoi normalissimi 176 centimetri cui ha sopperito migliorandosi in velocità, nell’anticipo, nell’elevazione".
• Il centrocampo è il punto debole "E’vero. Secondo me giocheremo con Coco, Tommasi, Di Biagio e Zambrotta". Coco è l’unico convocato che gioca all’estero "In Spagna, nel Barcellona, e non è che sia andato benone. E’ uno a cui piace correre lungo la fascia".
• Tommasi è "l’anima candida" "Non è colpa sua, gli hanno costruito intorno un personaggio. Le leggo un brano del ”Messaggero”: ”Il paese dove è nato, un venerdì 17 maggio - era il 1974 - si chiama Negrar. Terra di provincia, lontana dai fascini della Verona shakespeariana. Terra di brava gente che tira sera lavorando all’ombra del campanile. In quel nome, Negrar, che sembra un verbo piegato verso la fatica, senti bontà e bellezza dei puri e semplici ai quali l’impegno non basta mai, padri e figli esemplari da molto prima che esistesse l’oro del Nordest. Tommasi, veneto di Negrar, l’anima candida della Roma, ha 27 anni e le caratteristiche sane del suo popolo. Di lui si conoscono lo spirito positivo, la grinta, l’instancabilità, il cuore generoso. Immagine cara ai giallorossi, nel bene e nel male, vive come dipinto a colori vividi su un’icona bizantina: giovane santo di tanta barba e tanti capelli, labbra carnose, carisma fatto di concretezze e di silenzio. Ma al momento dell’omelia - i fedeli lo sanno - dall’onda rasta della zazzera scura scaturisce anche la rabbia. Damiano delle combattute coscienze, della musica con parole, dei libri che insegnano a vivere. Atleta di successo che avverte l’ingiustizia, la sperequazione sociale, il bisogno di pulizia. Consapevole più che polemico. Roccioso più che ingenuo. Assolutamente lontano dalla naivete”. Ha sentito che roba? Comunque l’anno scorso gli hanno dato la nomination per il pallone d’oro, che per lui è come vincerlo".
• Di Biagio è quello che sbagliò il rigore decisivo contro la Francia nel 1998 "Quest’estate sembrava dovesse andare via dall’Inter, invece ha giocato in difesa e a centrocampo, ha segnato gol importanti, spesso di testa, l’ultimo l’altra domenica contro la Lazio, quello che poteva valere lo scudetto. Ha fermato decine d’avversari, ha corso e taciuto. E’ quello che dovrà fare in Giappone e Corea".
• Infine c’è Zambrotta "Dovrebbe essere l’ala, nella tradizione di Domenghini, Causio, Conti, Donadoni. Ma non lo era prima e ancor meno lo è da quando è arrivato alla Juventus. In più anche in nazionale dovrà conivere con l’ombra di Di Livio, che già lo ha tormentato nei suoi tre anni in bianconero. Si è conquistato il posto grazie all’umiltà e a una duttilità preziosa. Ma i nostri rivali, in quel ruolo, hanno di molto meglio".
• All’attacco invece l’unico problema è l’abbondanza "Eh sì, lì non siamo messi male". Cominciamo da Totti "E’ quello del gol al Santiago Bernabeu, dei due gol in due partite al Real Madrid. Quello che ha umiliato Raul nel suo tempio, livido al punto da coprire di fischi il fenomeno di Porta Metronia. Valcareggi, il cittì della nazionale vicecampione del mondo del 1970, quella del leggendario 4-3 alla Germania, dice che nella top ten dei grandi numeri 10 del dopoguerra, il più grande di tutti resta Valentino Mazzola, che morì a Superga nella tragedia del Grande Torino, poi vengono a parimerito Rivera e Sandro Mazzola e quindi l’ex ”Pupone”. Totti ha la rapidità e il tiro di Sandro Mazzola, l’invenzione e il passaggio di Rivera. Ma quello a cui somiglia di più è Cruyff, l’olandese che nella prima metà degli anni Settanta vinse tre volte il Pallone d’Oro: gli è vicino per carattere e per gioco. Per la forza fisica, per la buona corsa, per come si fa largo con i gomiti in mezzo all’area".
• Poi c’è Vieri "Aldo Serena, l’ex attaccante di Milan, Juventus, Inter e nazionale, dice che la sua forza è soprattutto nel fisico mostruoso e nella capacità di sopportare critiche e pressioni, che spesso a San Siro hanno demolito grandi campioni. Un attaccante come lui dà alla squadra la possibilità di sperare in un colpo di scena, anche in una giornata negativa o in una partita di sofferenza, quando gli avversari ti schiacciano in area per 90 minuti. E’ in grado di dare forza e motivazioni speciali ai compagni persino nei momenti più disperati. Uno come lui è capace di vincere la partita anche all’ultimo minuto, è un cuneo che apre la quercia più vecchia e più solida. E’ un centravanti classico, un formidabile uomo da area di rigore, che sa colpire anche in contropiede, partendo da lontano. Perché se in avvio può apparire lento, la sua progressione è notevole. Forte fisicamente, dotato di una tecnica di alto livello, un tiro forte e preciso. Con quella stazza è dotato di una agilità non comune. Direi semplicemente incontenibile di testa. Ha solo bisogno di palloni che attraversino l’area, forti e tesi, possibilmente, e allora pochi lo superano".
• Peccato che sia un po’ fragile "E’ vero, in carriera ha avuto parecchi infortuni: muscolari soprattutto, ma anche tendinei e distorsivi. Diciamo che certe disavventure gli sono capitate spesso, ma definirlo fragile non è giusto. Quest’anno poi non è nemmeno andato così male: a parte quell’infortunio a inizio stagione, in Lituania con la nazionale, è sempre stato in buone condizioni. E quell’incidente si verificò perché prese un calcio da un avversario, non per altro. Quindi la sua stagione è stata senz’altro positiva. E ci fa ben sperare".
• Il terzo attaccante chi sarà, Montella? "L’hanno chiesto anche a Capello, che allena l’’aeroplanino” nella Roma. Sa che ha risposto? ”Totti, Vieri e Montella, giocare con tre così?” e intanto strabuzzava gli occhi. Poi ha aggiunto: ”Se corrono tutti, fanno pressing e rientrano si può fare. Se... Se Trap riesce a fare un centrocampo che può supportare un attacco così... Bah, problema suo”. Ma lo sanno tutti che Capello non è innamorato di Montella, tanto che probabilmente ha perso lo sucdetto per averlo usato troppo poco".
• Allora Inzaghi "E’ il grande amico di Vieri, e questo può essere un punto a suo favore. A dicembre ha subito un grave infortunio, ed è stato a lungo lontano dai campi di gioco, ma è tornato e con i suoi gol ha contribuito a portare il Milan in Champions League. E’ famoso per la sua capacità di giocare sul filo del fuorigioco e ha quel che si chiama ”fiuto del gol”. Il suo punto debole non ha niente a che fare con il campo: è antipatico. Magari nel privato no, ma questa è l’immagine che esce. Chirac è una persona spassosa tra gli amici ma al di fuori passa come uno scorbutico. Succede".
• E allora chi gioca? "La mia idea è che almeno all’inizio il titolare sarà Del Piero". Ma non era finito? "Lo hanno fregato gli inizi. Non segnava moltissimo ma i gol erano capolavori degni di Raffaello più che del Pinturicchio, cui lo accostò l’avvocato Agnelli. Quel tocco al volo per battere la Fiorentina in una storica rimonta nell’inverno del ’94; le reti ugualmente sublimi in Coppa, con la palla che partiva dalla stessa zona, sulla sinistra, appena fuori area, la chiamarono la ”zolla di Del Piero”, e si infilava nell’angolo, con l’effetto a rientrare. La rete storica di Tokyo per l’Intercontinentale contro il River Plate. ”Se fa queste cose a vent’anni, che gli vedremo fare a 25?” ci chiedevamo. Prima che arrivasse a quella età lo bloccò un infortunio, a Udine. Un giorno ne parlai con un chirurgo. ”Non lo scriva ma non sarà mai più lo stesso, è già molto se tornerà a correre senza zoppicare”. Si sbagliò. E’ tornato a giocare con sprazzi dei vecchi tempi, soprattutto in questa stagione. Lo confrontano con l’attaccante che segnò 21 gol nel 1997/98, senza interrogarsi se l’anomalia non fosse in quel campionato, perchè prima non aveva toccato i dieci gol, nè lo fece dopo tranne quest’anno che ne ha fatti sedici. Ci si chiede cosa lo freni, perchè il dribbling gli riesca faticoso, tanto che in certe giornate lo ferma un ragazzino e lui non riesce a liberarsi. Si sono inventate teorie sulla sua vita privata, che invece è regolatissima. Comunque, può anche darsi che in certe partite Trapattoni giochi solo con Totti e Vieri. Ad esempio con l’Ecuador".
• Che sarà il nostro primo avversario, il 3 giugno a Sapporo "Una squadra da non sottovalutare: è vero che questa sarà la loro prima partecipazione alla fase finale di un mondiale, ma nel girone di qualificazione sudamericano sono arrivati secondi dietro l’Argentina e davanti a Colombia, Brasile, Uruguay. Fanno un gioco tecnico e ragionato, anche se i ritmi non sono irresistibili. Il reparto più forte è l’attacco, dove dovrebbe esserci Agustin ”El Tin” Delgado, un bisonte che gioca in Inghilterra col Southampton, e Kaviedes, che ha giocato anche da noi col Perugia. Dietro di loro ci dovrebbe essere Aguinaga, 34 anni a luglio: si distingue per il passaggio filtrante e per il cambio di passo. Per festeggiare la qualificazione si è tagliato il codino biondo, e pensi che non lo faceva dal 1993. Sa qual è il loro motto? ”Se puede”. Ma con noi perderanno".
• L’8 giugno, a Ibaraki, avremo di fronte la Croazia "Dobbiamo ringraziare la Juventus: Igor Tudor, il loro elemento più forte, ha sacrificato una caviglia allo scudetto bianconero, finito il campionato si è dovuto operare e resterà a casa. A Zagabria si sono arrabbiati di brutto, ma a Torino dicono che è colpa del giocatore, che non si era voluto operare prima. Punteranno su Boksic, quello che giocava con Lazio e Juventus ed adesso sta in Inghilterra col Middlesbrough. Non sono più quelli del 1998, quando arrivarono terzi, ma con loro potrebbe andar bene anche un pareggio".
• A questo punto saremmo costretti a battere il Messico "E lo faremo, il 13 giugno a Oita. Javier Aguirre, l’allenatore, dice che puntano addirittura alle semifinali, ma io sono certo che li batteremo. Loro a casa e noi negli ottavi come primi del girone, diciamo per differenza reti".
• Chi ci tocca? "Secondo me la Polonia, seconda dietro il Portogallo nel gruppo D, il 17 giugno a Jeonju. Hanno un grande portiere, Jerzy Dudek del Liverpool, e un forte attaccante di colore: Olisadebe. L’hanno scovato durante una spedizione in Nigeria, siccome in campionato faceva sfracelli e la nazionale era a corto d’attaccanti a Boniek, l’ex giocatore di Juventus e Roma, è venuta l’idea di naturalizzarlo. Si è mosso anche il presidente della Repubblica, tanto che lo hanno fatto sposare con una Beata Smolinka ed hanno risolto il problema".
• Vabbe’. Li battiamo e andiamo ai quarti. Quando, dove e con chi? "Il 21 giugno, a Ulsan, contro la Germania. E’ opinione diffusa che il loro portiere, Oliver Kahn, sia il migliore del mondo. Hanno un altro grande giocatore, Ballack del Bayer Leverkusen, lo avrà visto in Champions League. Le loro squadre nelle coppe Europee hanno fatto molto meglio delle nostre, comunque stanno ricostruendo la squadra dopo il disastro degli ultimi Europei, il loro vero obiettivo sono i mondiali del 2006, che giocheranno in casa. E poi, storicamente, con noi ai mondiali perdono".
• Siamo arrivati in semifinale, l’’obiettivo minimo” "Il 25 giugno a Seul. Contro la Spagna, che da qualche hanno ci ha fregato il titolo di ”Campionato più bello del mondo”. Il fatto è che loro non scartano il muscolo, ma prediligono la tecnica, il talento. Ma le squadre di club possono contare su talenti come Zidane, Figo, Rivaldo, Saviola, Kluivert. La nazionale è un’altra cosa. In finale ci andiamo noi".
• La finale si gioca il 30 giugno a Yokohama, questo lo so anch’io. Ma contro chi? "Contro la Francia" Qui gli avversari sono tutti pericolosi. Cominciamo da Trezeguet "Lo juventino ha appena vinto la classifica cannonieri del campionato, a parimerito con il vecchio Hubenr del Piacenza, 24 gol senza tirare neanche un rigore. E’ un attaccante che vive e si muove in area di rigore come se fosse a casa sua. Sa sempre dov’è la porta, anche quando è di spalle; anticipa l’arrivo del pallone, seguendo il suo istinto da killer del gol. La squadra è però obbligata ad avere una manovra offensiva che coinvolga più elementi, perché un attaccante come lui deve avere il sostegno e l’aiuto dei compagni. Se la squadra ha il baricentro basso, cioè è troppo arretrata rispetto alla linea d’attacco, diventa un giocatore scarico, anche perché non ha qualità da contropiedista. Ma se è assistito bene, in area ha lucidità e freddezza straordinarie, anticipa i tempi, è un maestro nello stoppare il pallone. una lama pronta ad entrare nella difesa avversaria per far male, però ha bisogno di qualcuno che riesca a metterla in azione"
• Cioè Zidane "L’uomo delle veroniche e della palla sotto la suola dello scarpino, il giocoliere dell’impossibile, colui che trasforma l’assurdo in normalità. Alla Juve arrivò dopo i primi anni del tremendismo atletico di Lippi e Ventrone, l’epoca che ora è sotto inchiesta per doping. Comunque sia andata, in palestra e in farmacia, la Juventus di Zidane correva la metà di quella di Vialli e Ravanelli. E lui correva solo quando ne aveva voglia. La discontinuità è sempre stata il suo vero limite. Impiegò molto tempo per ambientarsi, all’inizio il gioco bianconero lo scavalcava e lui restava ad osservarlo, nel mezzo, galleggiando come un turacciolo sotto la pioggia dei palloni che nessuno gli passava. Poi, con calma, forse troppa, caricò la squadra sulle sue spalle di torero rugbista e furono, talvolta, meraviglie assolute. E’ l’unico genio di centrocampo robusto come un mediano e fantasioso come un trequartista. Non è un trascinatore, ma regala immagini di pura bellezza".
• Non ci resta che sperare nel portiere... "Sì, ma non Buffon: Barthez! Finora era famoso per i baci che riceveva sulla testa pelata da Blanc e per quelli domestici dalla moglie Linda Evangelista: ognuno poteva invidiare quelli o questi. Ma quest’anno ha attraversato un momento difficile, tanto che un’azienda inglese che fa il burro l’ha preso come testimonial. Si è costruito un personaggio: fuma, va a nuotare con i delfini, ha sposato una delle più belle top model degli anni ’90. Forse la porta gli va stretta, vorrebbe partecipare di più al gioco, come dimostrano le sue passeggiate a spasso per il campo. Ma tutto questo non è corrisposto dal rendimento tra i pali. Il rosario delle papere è lungo. C’è da sperare".
• Insomma, come finisce? "Secondo le mie previsioni, i campioni d’Europa e del Mondo affronteranno negli ottavi l’Inghilterra, nei quarti il Brasile, in semifinale l’Argentina. Potrebbero arrivare alla sfida decisiva stremati. Però, arrivati a questo punto, mi permetta di concedere qualcosa alla scaramanzia: Platini ha detto che vinceranno loro con un gol di Trezeguet, come agli europei...". E noi lo lasciamo dire.