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 2002  maggio 04 Sabato calendario

Il libro dei motti e delle riflessioni

• «Se scuoti un aforisma ne cade fuori una bugia e ti avanza una banalità» (Arthur Schnitzler).
• «Dilettante è chi non è all’altezza delle proprie idee, ma ne va orgoglioso» (Arthur Schnitzler).
• «Non è una cortesia voler portare il bastone a un paralitico» (Arthur Schnitzler).
• «Una donna è senz’altro in grado di sostituire adeguatamente con la cattiveria il coraggio che le manca per suicidarsi» (Arthur Schnitzler).
• «Nel mondo c’è qualcosa di sbagliato, visto che anche gli artisti più grandi possono disporre solo periodicamente di tutta la loro genialità, mentre anche i furfanti più piccoli si trovano in possesso del loro carattere senza la minima interruzione» (Arthur Schnitzler).
• «Al mondo si starebbe meglio se ogni devoto non si sentisse superiore allo scettico per nobiltà d’animo, e ogni scettico superiore al devoto per saggezza. Anche lo scettico può essere un cretino e il devoto una canaglia... ed entrambi entrambe le cose» (Arthur Schnitzler).
• «Chi crede in Dio può rivolgergli le sue preghiere, per chi lo conosce la preghiera si chiama lavoro» (Arthur Schnitzler).
• «Il percorso dal sentimento religioso al dogma è infinitamente più lungo di quello dal dogma alla follia religiosa» (Arthur Schnitzler).
• «Quando l’odio diventa vile si mette in maschera, va in società e si fa chiamare giustizia» (Arthur Schnitzler).
• «Il fatto di avere fede generalmente non é ben chiaro nemmeno a chi ce l’ha. Dubitare invece, é evidentissimo per ognuno. Solo, non sempre si sa di che cosa» (Arthur Schnitzler).
• Battesimi. "Se al mondo ci fossero soltanto scettici e nessun credente, il dubbio avrebbe perso qualsiasi significato e non gli resterebbe altro che ribattezzarsi ”fede”".
• Gente. "Se ti accosti all’altare della verità, troverai molta gente inginocchiata ai suoi piedi. Ma sulla strada che vi conduce sarai stato sempre solo".
• Vite. "Cesare ha avuto vita più facile di Napoleone. Perché Cesare era Cesare e Napoleone recitava Napoleone... chiaro che nessuno avrebbe potuto recitarlo se non lui"
• Creazioni. "L’essere stati creati per concepire l’inconcepibile e per tollerare l’intollerabile, questo rende la nostra vita così dolorosa e al tempo stesso così ricca".
• Compiti. "I momenti più felici della nostra vita sono quelli in cui avvertiamo la strana sensazione che sia in nostro potere ricominciare questa vita da capo e cancellare quella vissuta finora, con tutti i suoi dolori e i suoi errori, come un compito che adesso speriamo di scrivere meglio di quanto ci sia riuscito nella prima stesura. Ma anche se ne fossimo capaci, a cosa servirebbe? Le stesure precedenti ormai esistono".
• Tegole. "E se ti cade in testa una tegola, sei proprio sicuro che in un certo senso non sia stata colpa tua? Non aver considerato la possibilità della caduta non è stata forse una mancanza di precauzione? E si può davvero escludere assolutamente che sia stato il tuo modo di camminare ad attirare la tegola? O infine non sei passato davanti alla casa dal cui tetto ti è caduta in testa la tegola già con l’intenzione inconscia di scuotere quell’edificio dalle fondamenta?".
• Giri viziosi. "La maggior parte delle buone azioni si compie per motivi di vanità, per scrupoli di coscienza e per paure più o meno consapevoli; sono rarissime le buone azioni che sgorgano dal cuore senza ampi giri viziosi".
• Prossimo. "Ama chi è più lontano da te, visto che non puoi soffrire il tuo prossimo".
• Arie. "Perché l’ultima goccia si dà tante arie per aver fatto traboccare il calice? Anche la prima non è stata meno colpevole: ma lo stolto calice, allora, non l’aveva presagito".
• Nemici. "I tuoi peggiori nemici non sono affatto coloro che hanno un’opinione diversa dalla tua, ma quelli che la pensano allo stesso modo, e per ragioni diverse, per prudenza, per prepotenza, per viltà, sono incapaci di riconoscere quell’opinione come propria".
• Snob. "Lo snob è un uomo che persegue un’apparente autoelevazione sul cammino di un reale autoannientamento. , in senso proprio, il masochista dell’ordinamento sociale".
• Fraintendimenti. "Hai compreso? Hai perdonato? Hai dimenticato? Quale fraintendimento! Hai solo cessato di amare".
• Surrogati. "Il meglio che due amanti possono diventare l’uno per l’altra nel corso del tempo: surrogati dei loro sogni o simboli del loro desiderio" (Arthur Schnitzler).
• Paradossi. "Le donne sono più naturali e al tempo stesso più socialmente condizionate degli uomini: questa è la contraddizione sulla quale si fonda la problematica di quasi tutti i rapporti d’amore".
• Numeri. "Per cento donne che si innamorano non di un uomo ma della sua fama, della sua ricchezza, o anche delle sue predisposizioni criminali, non c’è neppure un uomo che desideri una donna perché è famosa ricca o perché è una criminale".
• Debiti. "Per i debiti d’amore vale la regola: meglio lasciarli scadere che riscuoterli troppo tardi".
• Sogni. "Nei nostri sogni le persone scomparse da poco portano di solito con sé, inizialmente, tutto l’orrore della decomposizione, anche se non le abbiamo mai viste da morte. Solo poco alla volta, da un sogno all’altro, si liberano di quell’orrore, anzi per così dire della loro stessa morte, e attraversano il nostro sonno più vive dei vivi".
• Qualità. "Una grande qualità isolata non produce mai qualcosa di grande, anzi, nel suo isolamento, opera come una componente pericolosa, se non addirittura distruttiva; un’enorme energia, ad esempio, se non è accompagnata da grande intelligenza o vera bontà, non produce mai qualcosa di realmente fecondo".
• Toppe gialle. "Uno sport a cui si dedicano volentieri politici, giornalisti e snob è quello di appiccicare a una certa parola innocua, onesta o persino di nobile origine, una toppa gialla, come nei tempi andati si usava con gli ebrei, in modo che la plebaglia potesse impunemente e comodamente farsene beffe, offenderli o maltrattarli. Nell’epoca attuale sono soprattutto tre le parole cui danno la caccia i ragazzacci di strada del nostro tempo: progresso, libertà, dubbio".
• Prìncipi. "Chi è spaventato spesso si aggrappa a chi gli ha messo paura, come un bambino intimorito. Così le nazioni fanno dei capi della rivoluzione i loro prìncipi".
• Dialoghi. "Che mi importa di tutte queste chiacchiere? In vita mia non mi sono mai occupato di politica! E quale vantaggio ne ricavi, amico mio? lei a occuparsi di te in ogni attimo della tua vita!".
• Superfici del reale. "Essere artista significa saper levigare le ruvide superfici del reale fino a renderle così lisce da rispecchiare tutta l’immensità, dalle altezze del cielo fino ai baratri dell’inferno".
• Qualità. "In genere definiamo natura d’artista la somma delle qualità che ostacolano il lavoro dell’artista".
• Presunzione del pubblico. "Il pubblico è molto più intelligente di quanto creda, ma è meglio non ammetterlo, altrimenti diventa ancor più presuntuoso di quanto è normalmente".
• Presunzione del critico. "La prima domanda del critico dovrebbe essere: opera che cos’hai da dirmi? Ma questo di solito lo preoccupa poco. Il suo primo impulso è piuttosto: dunque, opera, fa’ attenzione a quello che ho da dirti".
• Carattere e sentimento. "Quante volte – e nei nostri riguardi ancor più spesso che nei riguardi degli altri – riteniamo forza di carattere ciò che alla fine è soltanto debolezza di sentimento".
• Perdite. "Perdere un’illusione significa arricchirsi di una verità. Ma chi lamenta la perdita non è stato degno del guadagno".
• Perdite. "Siamo veramente spietati solo verso le persone che sappiamo di non poter mai perdere".
• Furto. "Puoi impedire a un uomo di rubare, ma non di essere un ladro".
• Maschere. "Quando l’odio diventa vile si mette la maschera, va in società e si fa chiamare giustizia".
• Anima. "Ciò che logora più rapidamente e nel modo peggiore la nostra anima è perdonare senza dimenticare".
• Posterità. "Si perda pure nel nulla il mio nome! Basta che cantino la mia canzone!"
• Terra. "Sulla terra non c’è nessuna nuova verità: e tu pensavi di trovarla proprio in queste frasette?"
• Nato a Vienna il 15 maggio del 1862, Arthur Schnitzler è figlio di un affermato laringoiatra, di religione ebraica. Dopo avere seguito le orme del padre Johann ed essersi laureato in medicina (subendo però più il fascino della psicanalisi), si dedica alla scrittura. Diventa ben presto, tra pièce e romanzi, una delle stelle del crepuscolo viennese compreso tra la fine secolo e la prima guerra mondiale, insieme a von Hofmannsthal, Kraus, Musil, Klimt, e altri. Muore nel ’31, a causa di un ictus celebrale. Tra le varie riduzioni cinematografiche della sua opera, quella recente di Kubrik, Eyes wide shut (dal romanzo Doppio sogno). Anche se nella prefazione l’autore ci illumina sulla natura dell’aforisma, che rientra nel genere della riflessione diaristica arguta e non in quello dell’enunciato filosofico e come tale non va preso troppo sul serio, è, difficile, pagina dopo pagina, sottrarsi a una seconda chiave di lettura. Il libro dei motti e della riflessioni si configura infatti come il grande pillolario del dottor Schnitzler, una raccolta di frammenti sotto i quali si intuiscono romanzi potenziali.