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 2001  dicembre 12 Mercoledì calendario

I cagnolini-robot e altri animali domestici fatti di plastica e circuiti elettronici, capaci di obbedire ciecamente ai padroni - cosa che quelli viventi non fanno, specialmente i gatti -, sono diventati oramai giocattoli comuni per i ragazzi di questa parte del mondo in cui non tutti hanno gravi problemi economici

• I cagnolini-robot e altri animali domestici fatti di plastica e circuiti elettronici, capaci di obbedire ciecamente ai padroni - cosa che quelli viventi non fanno, specialmente i gatti -, sono diventati oramai giocattoli comuni per i ragazzi di questa parte del mondo in cui non tutti hanno gravi problemi economici. Dicendo ”questa parte del mondo” dobbiamo includere anche il Giappone, benché sia un po’ lontano. Dopotutto neanche ci sono gravi problemi di denaro e i regaletti ai ragazzi i genitori giapponesi li fanno di sicuro. Tra un po’ di tempo cani, gatti, criceti e scimmiette domestiche passeranno perfino di moda, e nessuno se ne curerà più perché tutto sommato sono giocattoli un po’ banali: non danno sorprese né emozioni, e senza emozioni alla fine è monotono vivere. Gavin Miller, un californiano, ha trovato il modo, però, di fabbricare nel garage di casa un robot veramente spettacolare, di quelli che affascinano perché suscitano spavento: è un serpente che si muove come i rettili veri e ne ha anche l’aspetto, le scaglie, il colore, la lingua bifida. Gli altri tentativi, prima del roboserpente, erano stati una specie di fallimento. I robot si muovevano, è vero, ma riuscivano a imitare solo il modo di avanzare di certi bruchi detti geometridi, che a ogni ”passo” inarcano la schiena, puntano sulla metà posteriore, e poi spingono avanti la parte anteriore del corpo. I serpenti fanno più o meno la stessa cosa, però si muovono lateralmente, disegnando una ’S’ piatta, in genere sulla sabbia.
• Miller ha cominciato col copiare alla meno peggio il moto dei serpenti veri per un cartone animato. partito da lì e studiando e ristudiando ha inventato un meccanismo che funziona davvero. Il suo roboserpente è fatto di tanti segmenti, ciascuno dei quali è sostenuto da una ruota ben mimetizzata. Le ruote, però, e qui sta il punto, non sono mosse da un motore: servono semplicemente per ridurre gli attriti sul terreno. Il modello di Miller è composto di una trentina di segmenti collegati da una specie di colonna vertebrale flessibile. Ogni segmento ha una coppia di servomotori elettrici, ciascuno dei quali fa forza su una delle assicelle che comandano i due segmenti successivi. Il movimento parte dalla testa del serpente: quando i servomotori sono attivati in sequenza, ne risulta che ogni segmento si piega su quelli che gli stanno vicini, esercitando sulla ruota sottostante una forza laterale, che dà la spinta in avanti. Si attivano così i motori del pezzo successivo e il robot avanza, serpeggiando. L’inventore ha già ottenuto un ottimo successo tra i fabbricanti di giocattoli d’avanguardia, ma qualcuno intravede qualcosa di più importante nelle prestazioni del robot: in realtà è un veicolo che può muoversi su qualsiasi tipo di terreno anche molto accidentato, e servirebbe a meraviglia per esplorare altri mondi. Sarebbe utile – e perfino originale - mettere un bel carico di roboserpenti su un pathfinder, connessi a un computer centrale che li comanda dallo spazio, e disseminarli qua e là sui pianeti (e i satelliti) del sistema solare, in modo che forniscano informazioni, spiino le stagioni e i mutamenti, scoprano eventuali alieni. Un umorista inglese, a questo proposito, ha commentato: «E se poi su un pianeta, che magari è all’inizio della sua evoluzione, il serpente incontra l’uomo, la donna e l’albero di mele, non rischiamo di esportare da capo il dramma della Terra? Il serpente elettronico potrebbe essere ancora più demoniaco e spietato di quello che buttò fuori dal paradiso terrestre – cioè da un luogo dove sembra si stesse in pace - Adamo, Eva e quindi tutti noi». Vale la pena di rischiare che una nuova umanità ricominci tutto da capo?