La Stampa, 4 novembre 2016
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Il segreto di Sanremo che ispirò Alfred Nobel
È nata a Sanremo l’idea dei Premi Nobel. Non tutti lo sanno, ma Alfred Nobel scrisse il testamento in quella che molto tempo dopo sarebbe diventata la città dei fiori e delle canzoni, dove aveva scelto di vivere l’ultimo scorcio della sua esistenza (morì a 63 anni, il 10 dicembre 1896). Il documento, redatto il 27 novembre 1895, destinava il suo immenso patrimonio alla creazione di una fondazione i cui proventi avrebbero dovuto essere conferiti annualmente a chi avesse reso all’umanità il miglior servizio nei campi di fisica, chimica, fisiologia, medicina, letteratura e pace. Il seme da cui, nel 1901, sono sbocciati i Premi Nobel. La copia del testamento campeggia nelle sale del museo al piano inferiore di Villa Nobel, suggestiva dimora che l’inventore della dinamite acquistò nel 1891, quando decise di lasciare Parigi per l’Italia.
Belle Époque
Era in rotta con il governo francese, al quale aveva tentato invano di vendere i diritti della balistite, polvere da sparo senza fumo, e aveva bisogno di cambiare aria, in tutti i sensi. Scelse la Sanremo della Belle Époque anche per ragioni di salute: clima mite rispetto ai rigidi inverni parigini.
Fece ristrutturare la villa, affacciata su corso Cavallotti e contornata da un rigoglioso parco, e la ribattezzò «Il mio nido». Già, perché quelle mura erano tutto (o quasi): casa e laboratorio insieme, per lui così riservato e assetato di scoperte. Un solitario che in Riviera si concedeva al massimo qualche uscita con una carrozza trainata dagli amati cavalli neri. L’invenzione della dinamite lo aveva reso ricco e celebre (arrivò a possedere 93 fabbriche in 20 Paesi), ma con l’impiego nelle guerre si era insinuato in lui il tarlo del rimorso. Così, anche negli anni sanremesi, continuò ad alimentare interessi verso altri settori e a maturare l’impegno umanitario. Da qui il Nobel per la pace, che, a differenza degli altri premi, viene assegnato da una commissione norvegese (e non dall’Accademia). Una scelta che risale al periodo in cui Svezia e Norvegia erano ai ferri corti: lo scienziato e filantropo nato a Stoccolma diede così un segnale di distensione, raccolto dopo la sua morte.
Da quasi mezzo secolo Villa Nobel fa parte del patrimonio pubblico, di proprietà della Provincia, che l’ha restaurata e resa accessibile a tutti. Ai piani superiori, ora visitabili a numero contingentato per non appesantire la soletta (tanto che la sottostante sala convegni è stata chiusa per sicurezza, in mancanza di fondi per intervenire), sono anche ricordati episodi della vita privata di Nobel. Ci sono lo studio, un laboratorio, un salottino in velluto verde, la camera da letto originale.
L’esposizione «Scopri l’Ottocento», allestita a livello del parco, offre un quadro generale delle scoperte più importanti del XIX secolo all’interno delle quali si inseriscono le molteplici attività di ricerca a cui lo scienziato imprenditore si è dedicato (era titolare di ben 355 brevetti). Uno spazio è riservato ai premi Nobel italiani.