il Giornale, 6 ottobre 2016
Tags : Anno 1901. Raggruppati per paesi. Russia
I primi cento anni della Transiberiana
Più che un treno la Transiberiana è una dimensione a parte. Da Mosca a Vladivostock il tragitto è lungo 9.829 chilometri e checché se ne dica non è il più lungo al mondo. Perché sugli stessi binari viaggia il treno che settimanalmente unisce Mosca a Pyongyang, che di chilometri ne percorre ben 10.267. Record a parte, la Transiberiana è di gran lunga la ferrovia più affascinante in circolazione. Anche se a voler essere precisi non è un’unica linea ma piuttosto un fascio di vie che attraversano la Russia, con decine di ramificazioni che si dipartono dal percorso principale e arrivano fino in Cina, in Mongolia e in Kazakistan.
I lavori per realizzarla iniziarono nel 1891 per volere dello zar Alessandro III e di suo figlio Nicola II, ma la progettazione durò quasi 10 anni. Avanzando al ritmo di 740 chilometri l’anno, i lavori che coinvolsero oltre 90mila persone vennero ultimati nel 1901, ma in realtà mancavano numerosi tratti. Tra cui il giro del lago Baijkal che fino alla definitiva conclusione dei lavori, avvenuta il 5 ottobre di un secolo fa, veniva attraversato utilizzando navi a vapore in estate e slitte trainate da animali in inverno.
Da allora ogni due giorni un convoglio delle ferrovie russe attraversa il Paese, da Mosca al mar del Giappone: due continenti, dodici regioni e 87 città. Il treno è il numero 2 (il numero 21 fa lo stesso viaggio all’inverso), si chiama Rossiya e parte alle 13.20 dalla stazione di Mosca Yaroslavskaya. Arriva a Vladivostock alle 13.10 del settimo giorno, ora di Mosca. Perché nonostante attraversi dieci fusi orari l’ora segnata su tutte le tabelle è quella della capitale, su cui sono sincronizzati anche gli orologi delle stazioni attraversate. Al di là delle questioni legate agli orologi oggi rimane di gran lunga il mezzo di trasporto più sicuro per muoversi all’interno della Russia. Il paesaggio che si attraversa è sorprendete, immenso e monotono per lunghi tratti: fitti boschi e radure grandi come piscine, dacie di legno con la palizzata malmessa e città scrostate che un tempo erano precluse agli stranieri perché strategiche. Chi ci viaggia senza conoscere il Paese è portato a credere che la Siberia sia un’incredibile distesa di boschi di betulle. Falso. Le piantarono a fine ’800 gli ingegneri dello zar. Servivano per contrastare il vento, che specie in inverno potrebbe causare problemi ai convogli che si susseguono lungo la linea.
Ma lo spettacolo vero è dentro i vagoni. I treni hanno tre classi: la prima con cuccette da due posti. La seconda, o kupé, con cuccette a quattro letti e i platskartny, vagoni aperti che concentrano molta umanità in poco spazio, i preferiti dai proletari russi. Signore incontrastati del treno sono le provodnik, le cuccettiste, inflessibili come ai tempi dell’Unione Sovietica. Durante in tragitto svestono l’elegante divisa dal tono militare decine di volte: una per ogni stazione. Quando il treno riparte si rimettono comode e gestiscono il loro piccolo regno, controllando che nessuno passi dalla terza classe alla seconda. Due volte al giorno spazzano il vagone con l’aspirapolvere. Di tanto in tanto arrivano a offrire snack che ben si accompagnano al tè che si può fare sfruttando i samovar del vagone: immense teiere che ribollono a tutte le ore. A loro volta tutti i viaggiatori russi appena saliti a bordo si mettono il pigiama e iniziano a banchettare a furia di vodka e cetriolini. Le provodnik ascoltano musica pessima e spesso sintonizzano la radio di bordo (che non si può spegnere, solo abbassare) su Radio Nostalgia. Per cui se vi pare di sentire Pupo che canta Firenze Santa Maria Novella non stupitevi. È proprio lui.