L’Illustrazione Italiana, 16 luglio 1916
Necrologi
Domenico Pozzi
Il deputato Domenico Pozzi, di Pavia, morto improvvisamente qui a Milano, nella notte sopra il 10 corrente, va ricordato e pel modo come entrò nella vita parlamentare e per il melanconico episodio che ne fu l’epilogo.
Nel 1892 quando si presentò audacemente contro quel geniale despota della democrazia ufficiale che era Felice Cavallotti, nel collegio di Corteolona, dovette avere, il Pozzi, un certo coraggio. Era sui 46 anni, moderato, ansioso di figurare nella vita pubblica, buon civilista; e le sue ambizioni si combinarono col fermo proposito di Giolitti (e Rattazzi) di volere il Cavallotti fuori del Parlamento. Nel collegio di Corteolona, per fare riuscire il Pozzi, che alla vita pubblica si era addestrato nelle amministrazioni locali, il governo fece cose inverosimili ed innominabili; il Pozzi riuscì, è vero, andò a sedere a destra, stette queto e pavido, avvicinandosi, di scanno in scanno, a sinistra, sperando che la maggioranza giolittiana lo convaliderebbe, ma a quella maggioranza, malgrado l’obbedienza al suo creatore, ripugnò di approvare le enormi corruzioni specificate dalla giunta parlamentare, dopo un’inchiesta; e cinque mesi dopo avvenuta, l’elezione del Pozzi fu annullata, e nel maggio del 1893 Corteolona rielesse Cavallotti, e il Pozzi rimase fuori della Camera. Due anni dopo, presentandosi in collegio a lui più naturale – Borghetto Lodigiano – il Pozzi ricuperò il seggio, senza gravi contrasti elettorali, e divenne un elemento costantemente ministeriale delle maggioranze che seguivano i varii ministeri, mostrandosi in varie discussioni, specialmente amministrative e giuridiche, ben preparato. Fece operosamente la carriera delle commissioni, e nel 1903, nel ministero Giolitti formatosi in quell’anno, ebbe, con Sacchi ministro, il sottosegretariato ai lavori pubblici, conservato fino al 1905 nel successivo Gabinetto Fortis. Fu anche uno dei commissari d’accusa della Camera dinanzi all’Alta Corte di Giustizia contro l’ex ministro Nunzio Nasi; ma, pur troppo, specialmente nella vita politica, c’è l’hodie mihi cras tibi, e nel I9l3 esso Pozzi si trovò appunto fra i censurati, come già sottosegretario di Stato ai lavori pubblici, nell’inchiesta, che fece tanto rumore, per il palazzo di Giustizia, per avere favorita, alcuno disse anche «voluta», una transazione troppo onerosa per lo Stato. Gli elettori di Borghetto Lodigiano, nell’ottobre dello stesso anno 1913, ebbero per il loro Pozzi l’indulgenza sanatrice che altri collegi non ebbero per altri censurati. Riprese il suo posto alla Camera; ma la salute di lui era scossa da un pezzo; la resistenza morale, fors’anche, e logorato a poco a poco, a 70 anni si è spento definitivamente, quando nella vita pubblica il suo ciclo era oramai compiuto.