L’Illustrazione Italiana, 2 luglio 1916
Malattie celtiche e loro guarigione. La “Vamianine„ è l’ultima parola degli Specifici Moderni
Le malattie celtiche sono tanto diffuse e tanto gravi che i mezzi atti a combatterle non possono dirsi mai bastanti né giammai sufficientemente perfezionati.
A dir il vero, tali mezzi, in ultima analisi, si compendiano nella cura mercuriale: la sola che possa contare al suo attivo più vantaggi che inconvenienti, e più successi che risultati nulli.
Non può dirsi altrettanto dell’arsenico, pel quale tuttavia, or fanno alcuni anni, tanto rumore si sollevò. Certo è che l’arsenico è prezioso antiluetico: i medici francesi lo sapevano benissimo, tanto da formulare ricette speciali a base di composti arsenicali di alto valore curativo dei quali, in dati casi, si servivano e con successo, ma con infinite precauzioni e senza ritenersi autorizzati a strombazzare che avevano domato il flagello. Surse allora un «superuomo» d’Oltre-Reno con una 606°, formula che, a rinforzati squilli di tromba, proclamò sovrana ed infallibile!
Alcuni mesi dopo, gli effetti disastrosi, talvolta mortali, del 606, causati da un preparato il cui uso richiedeva immensa prudenza, furono innumerevoli. Ed ecco finalmente che alla vigilia della guerra l’ Ufficio Imperiale di Sanità Pubblica a Berlino, sentenziava (proprio esso!) che «la vendita del 606 non sarebbe stata più tollerata che alle dosi prescritte dai regolamenti emanati per l’uso dei veleni!».
Non è, giova ripeterlo, che l’arsenico sia privo di virtù curative nella lue. Somministrato con accorgimento, in speciali circostanze, l’arsenico può far miracoli, e segnatamente quando trattasi di ammalati, che siansi già sottoposti alla cura di mercurio: parrebbe che ad un dato momento il mercurio, cui l’organismo si assuefa tanto presto, abbia bisogno di un rinforzo d’altro genere.
Si presentò pertanto il quesito di stabilire, cioè, se per accrescere o per supplire l’azione del pur temibile mercurio, non riescirebbe possibile di trovare un farmaco meno ostico e meno scabroso dell’arsenico.
Fu questo appunto il criterio di inizio cui si informarono assidue e protratte ricerche chimiche e cliniche, le quali doveano poi metter capo alla preparazione della Vamianine.
In questo incomparabile rimedio specifico l’arsenico è stato sostituito da sostanze innocue, da sali d’oro e d’argento (combinati ad una dose debole di jodio), la cui potente azione terapeutica è leggendaria. Vi sono stati associati i principi attivi di talune piante microbicide e depurative, quali la salsapariglia, il legno guaiaco e la Corydalis formosa, il cui valore non lieve è di neutralizzare contemporaneamente il potere infettivo del treponema e gli effetti tossici del mercurio. Deriva da ciò che il mercurio, il quale entra nella Vamianine in dosi infinitesimali, non esplica più azione nociva ed oltre a ciò la efficacia sua curativa, per sinergia, si accresce considerevolmente.
Tutto ciò – penserà qualcuno – non è che teoria, non sono che argomentazioni da laboratorio! – Sia pure…, ma non è sempre da questo che occorre prendere le mosse? – Ci affrettiamo ad aggiungere senz’indugio, però, che la esperienza clinica ha confermato punto per punto gli esperimenti di laboratorio. Le numerose guarigioni dovute alla Vamianine attestano le doti eccellenti di questo preparato, destinato a coronare necessariamente tutti gli altri trattamenti classici tanto di sovente infidi ed incompleti, ma ad assurgere altresì a diventare la cura autonoma di elezione della lue, della malattia del sonno e perfino di talune malattie cutanee.
Così è che l’arsenale terapeutico si è arricchito di una nuova arma di efficacia superiore.
In scienza l’ultima parola non è mai detta!
Dr. J. L. S. Botal
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