L’Illustrazione Italiana, 11 giugno 1916
Conversazione scientifica. Locomotive bifronti
Quando rimarrà tempo per scrivere la storia dell’influenza della guerra sullo sviluppo industriale, si vedrà quale sforzo rapido enorme il mondo ha compiuto per riparare l’errore di un sogno di pace e di fraternità del quale la civiltà teutonica voleva punirci con un bagno di sangue.
Lo storico teutonico potrà anche vantarsi di questo trauma alla psiche del mondo che ci ha corretti per secoli del nostro arcadismo di cuore: e potrà vantarsi di avere cafeinizzato, senza desiderarlo, il mondo. E mentre il lupo tenterà di dimostrare le sue miti tendenze di agnello, non sarà difficile ricordargli che le sue frustate orrende, se hanno ucciso la nostra giovinezza, hanno almeno scosso il nostro cervello.
I frutti si mostrano: per le industrie, per la tecnica dei paesi cloroformizzati dall’illusione del mondo adagiato nella quiete in attesa di migliori destini, la guerra ha fatto in diciotto mesi più che l’amor del prossimo in un decennio. Non è un grande elogio per l’uomo e neppure pretende di essere una lode per la guerra: ma prova che i calci sanguinosi valgono pur troppo assai meglio delle carezze.
Ecco un piccolo saggio: piccolo ma curioso e riportato solamente per questa sua qualità.
La Francia ha dovuto aumentare tutte le sue difese e si è persuasa dopo gli inizii poco carezzevoli delle ostilità, che meglio era parlar poco e oprar molto. Nelle Argonne e verso le Alpi svizzere ha per necessità duplicato le difese: anche verso la Svizzera dopo che si era visto il lieto concetto che delle siepi idealistiche coltivate dalle neutralità diarroiche, si faceva la Kultur tedesca.
Forti, opere varie, campi trincerati si sono formati ove nessuno pensava: e improvvisi mezzi di trasporto rapido si sono organati, là ove era necessario montar pezzi o trasportare proiettili. Ma sulle alture e spesso anche in quote modeste, non era possibile valersi di piattaforme giranti: e ne derivava un imbarazzo grande per tutti i servizi, ché le linee ferroviarie non potendo far girare le locomotive e montar la loro fronte, rallentavano i servizi, ingombrando i binari.
Il bisogno creò per queste linee la locomotiva bifronte che può senza richiedere piattaforme giranti passare dalla testa alla coda del treno trainandolo in condizioni perfette.
La curiosa locomotiva che dovrebbe sacrarsi a Giano, è costrutta a Filadelfia e rappresenta una riesumazione del tipo di Allen che aveva rallegrato nel 1831 i nostri nonni.
Porta un doppio sistema di caldaie accoppiate pei focolai, con due aperture distinte, con due camini, con un minor spazio pel macchinista e il fochista. I quali si tengono in uno spazio centrale così da dominare la doppia unità di trazione.
Non occorre toccare i lati tecnici di questa curiosa macchina: soltanto vale ricordare che essa supera anche dislivelli del 9%, salendo rapida ai forti portatrice di grossi pezzi e di proiettili.