L’Illustrazione Italiana, 11 giugno 1916
Rassegna finanziaria
In questo momento di grande ansia per la Nazione, alla domanda che i lettori di questa mensile rassegna pongono per sapere se e quale ripercussione l’offensiva austriaca abbia avuto nella vita economica e finanziaria del Paese, possiamo rispondere che dopo quindici giorni dacché i tremendi colpi d’ariete battono contro le porte d’Italia, gli indici della fiducia dell’economia nazionale non sono stati menomamente scossi. I risparmiatori non sono corsi alle Banche o alle Casse a ritirare i loro depositi; i cambi non si sono inaspriti per minore fiducia che all’estero ispirasse il nostro credito: i titoli pubblici e privati non han visto le loro quotazioni scendere a precipizio; i crediti e le transazioni non cercarono definizioni più sollecite. La vita industriale, commerciale e finanziaria trascorse invece normale anche nelle regioni più vicine alla eventuale minaccia nemica. Il periodo che l’Italia ora attraversa è senza dubbio il più grave dal principio della guerra: e il fermo nostro equilibrio economico e finanziario è rassicurante indice del senso di fiducia e di sicurezza delle maggioranze che seguono, a casa, con ansia le vicende della guerra sulle Alpi.
Il cambio
Un significato notevole a questo proposito ha il contegno dei cambi, indice importantissimo per quanto riflette i sentimenti e i giudizi dei mercati esteri, sulla nostra complessiva situazione finanziaria e politica.
Come abbiamo riferito nelle precedenti rassegne, l’andamento dei cambi in questi ultimi mesi è stato caratterizzato da un miglioramento quasi continuo e ben apprezzabile. Fu nel gennaio scorso che i corsi dei cambi italiani hanno toccato i limiti più sfavorevoli raggiunti dall’inizio della crisi. Le quotazioni migliori invece furono toccate ai primi di maggio e soltanto dopo le prime avvisaglie e lo scatenarsi dell’offensiva austriaca, si registrò un po’di rincaro il quale peraltro si può dire sostanzialmente trascurabile, tanto più che su esso possono avere influito anche cause puramente commerciali ed economiche.
E riassumiamo nelle poche cifre seguenti i cardini di questo movimento:
CAMBI. Gennaio. 3 Maggio. 5 Giugno.
Parigi 116,28 105,12 107,34
Londra 32,34 29,63 30,31
Svizzera 131,51 119,02 121,05
Nuova York 6,80 6,20 6,36
Aggio sull’oro 125,39 117,50 117,93
Emissione di Buoni del Tesoro
Un fenomeno concordemente rilevato nel mondo economico italiano, è quello dell’abbondanza del denaro. I depositi presso le Banche e presso le Casse di Risparmio si sono aumentati con un crescendo ammirevole, e la larga disponibilità di fondi si è resa tanto più evidente in quanto ormai è ben limitato il numero delle cambiali che si presentano allo sconto. È per questa ragione che i riporti sono facili, oscillando secondo i titoli dal 4 al 5 per per cento: è per questa ragione che il tasso normale dello sconto ufficiale e l’interesse sulle antecipazioni fu ridotto con recente decreto da 5 ½ a 5 per cento, seguendo d’altronde il ribasso che già si era verificato nel tasso dello sconto fuori banca.
L’abbondanza del danaro ha preparato terreno assai propizio all’imminente emissione dei Buoni del Tesoro 5 % con scadenza di 3 e di 5 anni, con cedole al 1° aprile e al 1° ottobre, e abbuono sul prezzo di emissione dell’uno e mezzo per cento per i buoni quinquennali.
Nel mese di giugno, e specialmente in principio di luglio si staccano e si riscuotono molte cedole semestrali: questa circostanza appare particolarmente indicata per tale emissione alla quale è senza dubbio riservato un successo brillante. Il pubblico italiano accoglierà i nuovi Buoni del Tesoro colla stessa simpatia che ha concesso ai Buoni quinquennali 4 %, il cui prezzo è salito alla pari per quelli del 1912, a 99 per quelli del 1913 e a 98 circa per l’emissione 1914.
La pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 17 maggio del decreto che autorizzava l’emissione dei Buoni del Tesoro 5% provocò dei precipitati realizzi e il nostro Consolidato 3 1/2 % perdette circa una lira e mezzo, toccando i prezzi minimi il 18 maggio intorno a 83,70, ma riguadagnò rapidamente il corso di 84, sul quale si mantenne sino a fine mese.
Valori bancari e Valori industriali
L’offensiva austriaca non ha scosso per un solo momento l’ottimismo che dalla dichiarazione di guerra dell’Italia costantemente regnò nel reparto dei valori bancari e industriali.
Né, d’altra parte, tale ottimismo è privo di fondamento, giacché in linea generale è ben giustificata la fede nella salda resistenza del nostro esercito, e in linea specifica le aziende bancarie e industriali realizzano nella maggior parte utili assai notevoli e, di questi, notevoli aliquote accantonano per lo svolgimento del lavoro nel periodo della pace che pur verrà, lavoro nel quale molto si deve sperare se, dopo la vittoria, abili nostri negoziatori sapranno, nei futuri trattati di commercio, tutelare efficacemente l’industria nazionale.
Ancora una volta non ci resta che a segnalare gli indirizzi generali delle industrie e dei commerci nostri. La navigazione, la siderurgia, le officine meccaniche, quelle automobilistiche, le miniere, le industrie tessili, marciano col vento in poppa e l’apprezzamento dei titoli di queste aziende è per ciò ben spiegabile. Per la industria cotoniera, tutti gli stocks di manufatto in Italia come all’estero sono esauriti, per modo che la proficua attività di questa industria per alcuni anni non sarà inceppata da giacenze di magazzino.
Un impiego prediletto, e con ragione, da molti capitalisti sono le azioni e obbligazioni delle imprese idroelettriche, delle quali il Governo dovrà ben decidersi a favorire il grande sviluppo per diminuire la soggezione nostra verso l’estero, pel carbone. Sono quindi titoli di ottimo avvenire, tali da rappresentare valori di sicuro impiego non correndo le alee di aziende industriali, e cioè quelle derivanti dalle oscillazioni di prezzo delle materie prime, dalla concorrenza, dagli scioperi.
Spigolando fra le cronache per le singole aziende, rileviamo che la Metallurgia Italiana, per i suoi nuovi impianti, ha deliberato l’emissione di 50 mila azioni da L. 100 concedendole in opzione ai vecchi azionisti. Le nuove azioni saranno certamente accolte con simpatia, sapendosi con quanta attività lavorano gli stabilimenti di questa anonima, fin dal tempo di pace specializzata nella produzione delle cartucce.
La Spa si dedica alla fabbricazione dei motori per aviazione e all’uopo ha acquistato lo stabilimento Aquila Italiana di Torino.
Altre società intendono aumentare il proprio capitale servendosi degli utili di esercizio. Tra queste oggi si citano le Officine Netro ex Rubino che portano degli utili sociali in aumento di capitale per L. 1.100.000, elevando il valore delle azioni da L. 100 a l50. Facciamo seguire il raffronto dei prezzi dei valori a principio di maggio e a principio di giugno a consueto complemento delle brevi note:
AZIONI. 5 Maggio. 2 Giugno.
Banca d’Italia 1308 1290
Banca Comm. Ital 651 622
Credito Italiano 525 526
Banco Ital. di Sconto 481 478
Ferrovie Meridionali 430 429
» Mediterranee 176 180
» Venete Sec. 128 110 ex 8
Navigazione Gen. Ital. 510 514
Lanificio Rossi 1410 —
Lin. Canap. Nazionale 186 180 ex
Lan. Naz. Targetti 145 168
Coton. Cantoni 395 400 ex 5
» Veneziano 55 58
» Valseriano 190 190
» Furter 75 76
» Turati 160 150
Man. Rossari e Varzi 335 334
Tessuti Stampati 139 156
Acciaierie di Terni 1185 1226
AZIONI 5 Maggio 2 Giugno
Siderurgica di Savona 216 256
Elba 270 305
Ferriere Italiane 176 199
Ansaldo 271 276
Miani Silvestri 87 91
Off. Meccaniche Ital 45 47
Miniere Montecatini 130 138
Metallurgica Italiana 138 135
Autom. Fiat 430 436
» Spa 73 76
» Bianchi 115 119
» Isotta Frasch. 69,50 68
Off. S. S. Giov. (Cam). 21 20
Edison 498 494
Vizzola 730 725
Elettrica Conti 315 316
Marconi 71 68
Unione Concimi 130 127
Distillerie Italiane 87 83
Raffineria Lig. Lomb 320 320
Industria Zuccheri 278 280
Zucch. Gulinelli 78 82
Eridania 492 492
Molini Alta Italia 197 205
Esp. Italo-Americana. 163 165
Dell’Acqua (esport.) 136 131
Il mercato dei valori e la necessità di riaprire le Borse
Ci piace segnalare un interessante studio dell’attuale momento finanziario pubblicato nel Corriere Economico di Roma per cura del cav. Gustavo Deslex di Torino. In esso l’autore, dopo avere rilevato con copia di dati e di notizie la sana situazione della nostra economia bancaria e industriale e dopo avere lumeggiato con osservazioni acute di economista la situazione dei nostri mercati finanziari, constatava come in questi ultimi mesi le transazioni siano state attivissime e come, malgrado la chiusura delle Borse, molti titoli abbiano cambiato di mano con notevoli spostamenti dei prezzi. Affermate le circostanze, nel citato suo studio, il cavaliere Gustavo Deslex giunge a conclusione che ci piace accettare, quella cioè che sia giunto il momento di riaprire le Borse. È certo che a Borsa chiusa danni evidenti sorgono contro il normale svolgimento dell’offerta e della domanda nei Cambi, nella Rendita, negli altri titoli pubblici e privati. Col mercato abbandonato a sé stesso, senza controllo alcuno, tutte le manovre sui cambi o sui titoli sono possibili. Per quanto, ad onore del vero, il Deslex, ben conoscitore del mondo bancario, finanziario e speculatore, abbia a rilevare che il contegno dei frequentatori delle riunioni private fu sempre ispirato a perfetta correttezza e fino ad ora non diede a lamentare nessun inconveniente.
L’invocazione che si riaprano le Borse è per ciò oggi legittima. E se il fatto sarà presto compiuto, esso varrà ad accertare per noi stessi e sopratutto di fronte all’estero, che l’economia e la finanza nostra sono sane, salde e fiduciose e che per esse, in quest’ora, il Paese può avere giusto orgoglio.