Corriere della Sera, 4 agosto 2016
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È morta l’infermiera data alle fiamme dall’ex amante
È morta all’alba, Vania Vannucchi, l’operatrice sanitaria di 46 anni devastata con il fuoco da Pasquale Russo, suo ex collega che lei stessa ha denunciato durante l’agonia. Il suo cuore ha cessato di battere alle 6 del mattino nel reparto di terapia intensiva del centro grandi ustionati di Cisanello a Pisa, lo stesso ospedale dove la donna lavorava da alcuni mesi dopo il trasferimento da Lucca. Aveva il 97% del corpo coperto dalle ustioni. A vegliarla c’erano i genitori (il padre Alvaro è il massaggiatore della Lucchese calcio), i due figli e l’ex marito carabiniere. Dal carcere di Lucca, Pasquale Russo, 46 anni, accusato di omicidio volontario (il pm sta valutando la premeditazione) continua a fare mezze ammissioni e tenta un’improbabile giustificazione al gesto.
Ha confessato di aver cosparso la donna con almeno un paio di litri di benzina che aveva nascosto in una tanica del bauletto del suo scooter. «Ma non la volevo uccidere e non le ho dato fuoco – ha detto agli investigatori —, volevo spaventarla. Forse aveva una sigaretta, stava fumando, io non me ne sono accorto e lei ha preso fuoco». Russo, con freddezza e cinismo ha anche lanciato un’accusa contro la sua vittima. «Era lei che non voleva lasciarmi e mi tormentava, era lei la stalker e io la vittima. Mi aveva anche accusato di averle rubato il cellulare e mi voleva denunciare».
In realtà, secondo gli investigatori, proprio quel cellulare rubato alla donna potrebbe essere stata l’esca usata dal presunto killer per attirarla nella trappola dell’ultimo incontro. Poi Russo ha negato di averla picchiata e persino tentato di strangolarla come invece aveva rivelato la donna a un’amica alcuni giorni prima dell’ultima aggressione. E infine ha detto d’essere stanco e confuso, anticipando la linea difensiva. Quale? Quella di un’incapacità di intendere e di volere. Che ieri, gli avvocati dell’uomo, Gianfelice Cesaretti e Paolo Mei hanno confermato. «Il nostro assistito era appena passato da cure psicologiche a cure psichiatriche – dicono i legali —. Aveva una grave sindrome depressiva e assumeva psicofarmaci. Sappiamo che alcuni farmaci antidepressivi possono alterare l’umore. Dunque non è escluso che Russo, nel momento dell’aggressione, avesse un’incapacità parziale o totale di intendere e di volere». Domani il gip deciderà se convalidare l’arresto, una decisione che appare scontata.
Intanto l’ennesimo femminicidio ha provocato reazioni tra politici e rappresentanti delle istituzioni. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, si è augurato che «non si usino più termini ambigui e giustificatori come raptus, gelosia, disagio, rifiuto. Sono solo squallidi criminali e schifosi assassini», mentre la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha chiesto che «oltre alle leggi e ai fondi ai centri antiviolenza» vi sia «un’azione culturale». La ministra Maria Elena Boschi ha annunciato una «cabina di regia per rafforzare e promuovere azioni di contrasto» che si riunirà l’8 settembre.