Corriere della Sera, 27 novembre 1999
«Il Mein Kampf è una collezione di scemenze scritte da cani, che farei leggere nelle scuole» come antidoto alla diffusione del nazismo di ritorno. Parola di Indro Montanelli
Una bomba già innescata e pronta a esplodere è stata trovata all’alba di ieri davanti alla serranda del cinema «Nuovo Olimpia», in via Lucina, a Roma, dove si proietta Uno specialista, ritratto di un criminale moderno dedicato a Eichmann, il famoso e famigerato regista di Auschwitz. Via Lucina è a due passi, anzi sul retro di Montecitorio. Dopo la sua scoperta, l’ordigno è stato rivendicato da un «Movimento antisionista» che già si era presentato con questo suo biglietto da visita lunedì scorso, 22 novembre, con un’altra bomba, questa volta esplosa all’ingresso del Museo della Liberazione in via Tasso. Nessun morto, ma parecchi danni in quella che, durante l’occupazione tedesca, era stata la sede della polizia repubblichina, che lì torturava i suoi prigionieri.
Questo rigurgito di velleità neonaziste non è una esclusiva italiana. In Germania la Amazon.com ha deciso di ritirare dal mercato «on line» il Mein Kampf di Hitler, risultato il libro più richiesto su Internet. (Ricopio pari pari questa notizia dai giornali, sperando che nessuno mi chieda che cos’è Amazon.com e come funziona il mercato «on line». Ma credo che i lettori invece lo sappiano).
Un altro avvertimento ci viene dall’America, dove la rivista Time ha indetto un referendum su quale personaggio abbia più lasciato la sua impronta su questo secolo. Hitler è risultato, nella classifica, al terzo posto. Ma consoliamocene subito perché al primo è stato issato Elvis Presley, che sarà stato anche un grande cantante, ma (...)
(...) sempre un cantante era; mentre Papa Wojtyla deve contentarsi del sesto, e di Gandhi, almeno da quanto ho letto, si è persa traccia.
Dobbiamo preoccuparci di questi segnali?
Sì, dobbiamo preoccuparcene come conferma e riprova di quanto sull’imbecillità umana ebbe a dire Renan che la considerava l’unica cosa al mondo capace di darci il senso dell’infinito. Ma allarmarcene, no; e meno ancora farle l’onore di una contestazione sul piano dei Principi e della Storia. Credo che meglio valga cercar di capire il perché di questi fenomeni e accordarsi sul modo di affrontarli sul piano concreto.
Anzitutto, con un minimo di razzismo bisogna rassegnarsi a convivere, perché nessuno ne è immune. Gli stessi ebrei, che non per secoli, ma per millenni, ne sono stati le più martoriate vittime, ogni tanto ci cascano, e tolgono il saluto a chi glielo fa notare. Va bene: le loro piaghe sono talmente profonde e tuttora sanguinanti che l’ipersensibilità è più che comprensibile e spiegabile. Ma noi non abbiamo questo alibi, e siamo dunque tenuti ad agire secondo logica e ragione.
È stato ragionevole calare il sipario sui motivi che condussero al nazismo come se il loro studio e analisi fossero segno di complicità con le sue perversioni? E non sarà che questa esplosione, sul mercato librario, di Mein Kampf sia dovuta unicamente o quasi all’ostracismo che non so se per un ukase del potere politico, o per autocensura dell’industria editoriale, è stato per decenni e decenni comminato a questo libro che, rivisto col senno del poi (e se neppure il «poi» riesce a fornirci un senno, meglio emigrare su un altro pianeta), è soltanto una collezione di scemenze, in pieno contraddetta dai fatti? Come se la Storia non ci avesse insegnato che come agente pubblicitario l’Indice non teme concorrenza, altro che spot televisivi. Toccasse a me (ma forse debbo ringraziare Dio che a me non sia toccato nulla), il Mein Kampf, che oltretutto è scritto da cani, lo farei leggere nelle scuole.
Possono sembrare paradossi, e magari lo sono. Ma a me la Storia ha insegnato che, come diceva Metternich, contro le idee è inutile drizzare muri: le idee li saltano. Meglio lasciare che ci si rompano l’osso del collo. Per concludere, proporrei di vendere il Mein Kampf all’ingresso degli stadi sulle cui scalinate i tifosi del calcio fanno sventolare le loro bandiere con la svastica.
Purtroppo sono analfabeti: se non lo fossero, non sventolerebbero la svastica.