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 2016  giugno 14 Martedì calendario

Se per arrestare un uomo che vuole ammazzare la sua fidanzata è necessario aspettare che la riduca in fin di vita. È successo a Sassari

Un coltello in pugno non basta. E non bastano neanche i pugni in faccia e le minacce di morte. Per arrestare un uomo che vuole ammazzare la sua fidanzata è necessario aspettare che la riduca in fin di vita. Che la colpisca in faccia con una spranga di ferro e che la lasci tramortita sul letto, in un lago di sangue. Lo prevede la legge e così è successo sabato a Sassari. Simone Niort, un diciannovenne con qualche guaio alle spalle, ha aggredito la sua fidanzata di 32 anni a metà mattina in una strada della periferia: i carabinieri sono intervenuti per bloccarlo e hanno potuto soltanto denunciarlo a piede libero. Ma qualche ora dopo lui si è presentato di nuovo a casa della fidanzata e ha deciso di infliggerle una lezione esemplare: l’ha massacrata di botte solo perché era convinto che lo stesse tradendo. Alessandra, la chiameremo così per proteggere la sua identità, ora è ricoverata in gravissime condizioni e Simone è finito in carcere. Da ieri deve rispondere di tentato omicidio, ma le prime 24 ore in cella le ha trascorse con l’accusa molto meno pesante di lesioni gravissime. 
L’ennesimo caso di violenza sulle donne, questa volta si intreccia con una vicenda a dir poco paradossale. Fermare le aggressioni, evidentemente, non è poi così semplice. E quello che è avvenuto a Sassari lo conferma. Sabato mattina, quasi all’ora di pranzo, Simone Niort si è scagliato contro la sua ragazza in mezzo alla strada, in una via del quartiere Monte Rosello. Un raptus di violenza che ha terrorizzato anche i passanti. A parte le minacce e gli insulti, Alessandra è stata colpita in pieno volto con un pugno e un negoziante di via Nurra è intervenuto per salvarla. Ha rischiato grosso anche lui, perché il diciannovenne ha estratto un coltello e ha minacciato di uccidere tutti. Nel frattempo qualcuno ha chiamato il 112, ma quando la pattuglia del Nucleo radiomobile è arrivata in zona, Alessandra era già scappata. C’era solo Simone: a petto nudo, ancora in preda al delirio. Si è scagliato persino contro i carabinieri e ha rovesciato i cassonetti dei rifiuti. Ma alla fine i militari sono riusciti a bloccarlo e a portarlo in caserma. Da lì, però, è uscito con una denuncia a piede libero e ora l’ex sottosegretaria ai Beni Culturali, Francesca Barracciu (Pd), sollecita un’interrogazione parlamentare. «Era trascorsa la flagranza di reato e mancavano le condizioni di procedibilità per un fermo», spiega il tenente colonnello Giuseppe Urpi, comandante del Reparto operativo del comando provinciale dell’Arma. 
Le conseguenze di quella denuncia, evidentemente, non hanno preoccupato più di tanto Simone che dopo qualche ora si è presentato a casa della fidanzata. Furioso, ancor più violento della mattina. Alessandra è stata letteralmente massacrata: schiaffi, pugni e bastonate che le hanno fatto perdere i sensi. «Ad allertarci sono stati i genitori, preoccupati perché la ragazza non rispondeva al telefono e perché Simone Niort non consentiva loro di entrare in casa – racconta il comandante dei carabinieri – Quando siamo riusciti ad aprire la porta abbiamo trovato la giovane distesa a letto, dolorante e con il volto tumefatto delle percosse inferte. È stata aggredita selvaggiamente e ora le sue condizioni sono piuttosto gravi». Per la legge questo è un tentato omicidio, ma ci sarebbe stato il tempo perché finisse molto peggio.