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 2016  maggio 19 Giovedì calendario

In giro per New York, in cerca di segnali di decadenza

New York è la città del mondo che meglio di tutte interpreta il concetto di obsolescenza pianificata, un termine comunistoide per indicare una filosofia capitalista. Non per nulla NY, del mondo occidentale è la capitale, morale o immorale decidetelo voi. Un esempio, al solito banale, come sono tutti quelli che faccio quando affronto temi alti. Esattamente un anno fa comprai un paio di scarpe da un leader mondiale del settore (americano), il «by» con nome di uno stilista celebre (in teoria il massimo della qualità). Taglio tecnologico-elegante, una vera sneaker, borderline per eccellenza, la poteva indossare anche un ottantenne senza apparire ridicolo, sposava lo «street style» con la spudoratezza del grande couturier: 499 $. Non un grammo di natura (cuoio, gomma, tela), solo sottoprodotti del petrolio, all’apparenza indistruttibili. A occhio, un full cost industriale non superiore a 10-15$. Un anno e la suola è irrimediabilmente usurata, mentre cammino emette suoni imbarazzanti, due fori da pallottola sono comparsi su quella che un tempo si chiamava tomaia, e si allargano, insomma, da buttare. Mi è parso politicamente corretto riportarle a New York, e gettarle in un cassonetto a stelle e strisce, ove raccolgono tutte le schifezze nazional popolari.
L’obsolescenza pianificata fu messa a punto appena i nostri nonni e bisnonni capirono che l’unico modo di fare quattrini era di aumentare la produzione per abbattere i costi, quindi i prezzi. Visto che il giochino funzionava bene, s’inventarono l’obsolescenza pianificata, lo fecero in modo subdolo, astuto, con molta lentezza, lavorando sulla percezione. Il primo caso fu la lampadina elettrica, quando comparve ebbe subito i connotati del miracolo, per cui fu facile far passare per lei lo status di obsolescenza percepita: era talmente un miracolo che pareva ovvio che la sua vita fosse breve.
Un falso colossale. Se vi capita, andate in California, a Livermore, nella locale piccola caserma dei pompieri, troverete una lampadina che è accesa dal 1901 (sic!), quando la vidi aveva 90 anni, ora ne ha 115, e sta benissimo.
Ultimamente si è verificata una innovativa scelta strategica, da tutti praticata ma da tutti negata, che ha alterato il famoso mercato, di cui molti, si riempiono la bocca. Il business di oggi si basa su prodotti volutamente progettati con difetti e carenze strutturali tali da accorciare loro la vita, concepiti per rendere sconveniente o impossibile la riparazione, se non basta, attraverso il marketing lavorare sull’idiozia tipica consumatore, vittima dell’obsolescenza percepita. Una persona normale, perbene, si rifiuta di credere a ciò che scrivo. Dice: «Che senso ha che le aziende produttrici sabotino i loro prodotti?».
Sembra assurdo ma è così, e il motivo c’è, è insito nell’attuale modello politico-economico. L’elevata durabilità dei prodotti mina il ritmo di ciclicità dei consumi. I produttori cercano così di annullare il rischio della caduta dei profitti, gli addetti temono per i loro posti di lavoro, e tacciono. Cosa è successo? L’etica del lavoro è stata trasformata in una attività fittizia, frutto dell’inganno, un lavoro inutile, che a cascata produce, spreco di risorse minerarie, di risorse energetiche, inquinamento ambientale, e, a fine ciclo, la crescita del business dello smaltimento rifiuti. Una genialata in termini di fatturato, un’oscenità in termini etico-strategici.
Questo modello non è modificabile, bisogna o abbatterlo o accettarlo. Arrivati a questo stadio, vedrete, imporranno proprio loro il cosiddetto «Reddito di Cittadinanza» (infiniti i nomi che assume), un’autentica oscenità. Se lo accetti, peggio se lo pratichi, hai la certezza che sarai trasformato in un «non cittadino», tutti noi in un popolo di consumatori, zombi che vivono e invecchiano sì senza lavorare, ma consumando schifezze, passando il tempo con uno smartphone in mano, polpastrelli agili e sensibili, cervelli da gallina.