21 marzo 2016
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BOLLORE Vincent
• Boulogne-Billancourt (Francia) 1 aprile 1952. Imprenditore. Patrimonio personale di 6,9 miliardi di dollari (fonte: Forbes), presidente di Vivendi, prossimo padrone delle telecomunicazioni italiane da Telecom a Mediaset. «Vorrei che capiste che non sono uno psicopatico».
• Attraverso Vivendi è salito a fine febbraio al 23,8% del capitale di Telecom Italia, sfiorando la soglia Opa. Ha un piede nel Corriere della Sera in quanto socio forte di Mediobanca (con l’8,6%), posizione non secondaria in una fase di riassetto del sistema editoriale italiano, inaugurata con la fusione tra Repubblica e Stampa e l’uscita degli Agnelli da Rcs [Pacifico, pagina99 12/3/2016].
• Vivendi è un gigante dell’entertainment (con Canal + e Universal) che Bolloré ha scalato lentamente dal 2012, prima vendendo in cambio di azioni le sue televisioni Direct 8 e Direct Star e poi diventandone padrone assoluto nel giugno 2014. Con lo stesso meccanismo ha conquistato Telecom, mettendo all’asta la brasiliana Gvt controllata da Vivendi, fino a incassare un prezzo mai visto (7,6 miliardi di euro, un valore dimezzato oggi) di cui una parte corrisposta in azioni Telecom che ha incrementato fino all’attuale 24,9% [Ginori, Rep 21/3/2016].
• «Non capirai mai niente dell’Italia» (così gli disse Antoine Bernheim, ex presidente di Generali e suo mentore) [Ginori, Rep 21/3/2016].
• Gestisce le attività portuali in diverse città dell’Africa equatoriale, in Congo, Nigeria, Mozambico, soprattutto dove ci sono i terminal del petrolio. È proprietario di concessioni ferroviarie e stradali in Costa d’Avorio e Burkina Faso. Investe in infrastrutture pensate per far arrivare nei suoi porti i minerali estratti nelle miniere della zona. Possiede piantagioni di palme per la produzione di olio e di alberi della gomma dalla Liberia al Camerun, dalla Nigeria all’Indonesia. Sta costruendo un nuovo porto in India e altri progetti sono in fase di studio in Asia [Piana, Espresso.it 12/5/2015].
• «Quando ero alle elementari la maestra scrisse sulla mia pagella: “Vincent mette bocca su qualunque cosa, non gli resta che prendere il mio posto”» [Baudriller, Challenge.fr 20/8/2015].
• Ottimo fiuto per gli affari, spesso in visita nei suoi stabilimenti: «Fa un sacco di domande e si tiene aggiornato su tutte le tecniche di produzione» (Alain Pilard, delegato Cgt); «Non puoi fregarlo. Conosce benissimo la differenza tra un binario da 32 kg e uno di 54» (Michel Roussin, suo braccio destro in Africa).
• Figlio di Michel Bolloré e di Monique Follot, una famiglia industriale bretone: «La genealogia risale a un Alain, marinaio, condannato nel 1478 per pirateria dal tribunale di Bordeaux. Leggende a parte, sappiamo che il 17 ottobre 1822, René-Guillaume Bolloré creò una cartiera ad acqua. In compagnia del meccanico inglese mister Dodge e dell’ex quartiermastro di Napoleone Jean-Marie Josset. Presto il Bolloré rimase l’unico padrone dell’azienda installata a Quimpier, dove esiste una targa commemorativa. […] Il trasferimento della sede sociale a Parigi, alcuni investimenti azzardati, l’occupazione tedesca che costringe alcuni membri della famiglia a riparare all’estero, avvicinandosi a Londra al generale De Gaulle. È Michel Bolloré (1922-1997) a far compiere all’azienda il suo terzo salto di qualità, anche in virtù delle buone relazioni con i vertici politici: De Gaulle, Georges Pompidou, Jacques Chirac, François Mitterrand, ecc. [Galli, Avvenire 7/10/2015].
• Vincent si laurea in diritto all’Università di Paris X Nanterre. A diciott’anni già lavorava a la Banque de l’Union européenne industrielle et financière. A 23 anni sfila l’azienda di famiglia al padre e a due zii senza che questi se ne accorgano: «La sua carriera iniziò con “un inganno familiare”. L’azienda di famiglia produceva carta sottile per sigarette, in una piccola cittadina della Bretagna. Michel Bolloré, padre di Vincent, la guidava con i fratelli René e Gwenn, ma gli affari peggioravano ogni anno. Per evitare il peggio, era urgente cambiare registro, compiere un salto tecnologico, e buttarsi nella produzione di carta metallizzata sottile, da usare nei condensatori. Ma il padre e gli zii, divisi da contrasti, non riuscivano mai a prendere una decisione, e il rischio che l’azienda finisse a gambe all’aria era evidente. Fu a quel punto che il giovane Vincent, ultimo di cinque fratelli, entrò in gioco, agendo dietro le quinte. […] Così preparò una bozza di piano per il rilancio della cartiera Bolloré e, insieme a un fratello, lo sottopose al barone Edmond de Rothschild, banchiere tra i più potenti, che aveva un fiuto eccezionale per i giovani talenti. Anche se l’affare era di poco conto per la sua banca, il barone stette al gioco e finanziò la scalata del giovane Vincent all’interno della famiglia. Per Bolloré fu il primo colpo finanziario di una lunga serie [Oldani, ItaliaOggi 8/7/2015].
• A 24 anni è directeur adjoint della Compagnia Financière e sposa la ricca e bella Sophie Fossorier che lo presenta a Jacques Chirac. Poi, col patronage di Bernheim, rivolta come un guanto le vecchie Papeteries acquisendo la Scac, azienda commerciale fondata nel 1885 che gestisce i traffici con l’Africa subequatoriale: 12mila dipendenti, 15 miliardi di franchi di fatturato [Galli, Avvenire 7/10/2015].
• Ai successi in campo finanziario, ne ha aggiunti molti altri in quello industriale, così che il gruppo Bolloré si presenta come una conglomerata di livello mondiale (11 miliardi di fatturato, 600 milioni di utili), che opera in Europa e in Africa in diversi settori (energia, agroalimentare, trasporti, logistica), ai quali ora si sono aggiunti due settori proiettati nel futuro: media e telecomunicazioni [Oldani, ItaliaOggi 8/7/2015].
• Pochi osano parlare male di lui o, peggio, indagare sui suoi innumerevoli affari, soprattutto quelli in Africa, vero giacimento di cash flow della holding e all’origine di molti rumors su presunti legami del gruppo con i servizi segreti [Ginori, Rep 21/3/2016].
• Esiste solo una biografia autorizzata, quella di Jean Bothorel, giornalista economico, bretone pure lui. Rare le interviste, la riservatezza è un dogma in casa Bolloré. Nei salotti parigini fece scalpore il divorzio dalla prima moglie, Sophie Fossorier, negli anni Novanta, dopo una liaison tra Bolloré e la cognata. Poi tutto è rientrato nella normalità e l’imprenditore si è sposato con l’ex attrice e romanziera Anaïs Jeanneret [Ginori, Rep 21/3/2016]. Nel 2015 si parlava di una fidanzata segreta ma poi della sua storia con la giovane mannequin Vanessa Modely ha scritto persino l’agenzia ufficiale France Presse [Cingolani, Il Foglio 16/04/2015].
• «Bollo», come lo chiama il suo entourage, si sveglia alle sei ogni mattina, lavora quindici ore al giorno, va a messa la domenica, evita le mondanità. Il suo carattere forte, autoritario, è diventato leggenda [Ginori, Rep 21/3/2016].
• «Sul cellulare ha messo un contatore per segnare i giorni che mancano al 17 febbraio 2022, quando l’impero di famiglia nato da una piccola cartiera di Quimper, angolo selvaggio della Bretagna, compirà duecento anni. Quel giorno, Vincent Bolloré passerà le redini del gruppo alla settima generazione» (Anais Ginori) [Rep, 21/3/2016].
• Una volta in pensione dice che si trasferirà a Quimpier, in Bretagne, per pescare gamberi, una passione che ha sin da ragazzino [Baudriller, Challenge.fr 20/8/2015].
• L’asse ereditario è già deciso. La guida del gruppo andrà al primogenito Yannick, 36 anni, attualmente presidente di Havas e sposato con la nipote di Martin Bouygues. Cyrille 31 anni, il più simile al padre fisicamente, segue l’avventura Bluecar ed è designato come il “successore per le attività industriali e logistiche”. Sébastien, il più defilato, è amministratore di Blue Solutions mentre la giovane Marie, 27 anni, è l’ambasciatrice a Milano, catapultata nel cda di Mediobanca [Ginori, Rep 21/3/2016].
• Padre molto tenero, non ha mai contraddetto o rimproverato i figli davanti a terzi né tanto meno li ha mai fatti sentire sotto pressione.
• «Quando ero piccolo sono stato cullato dalla storia del litio. Ci si chiedeva se le risorse fossero sufficiente. Nel mio lettino mi addormentavo dicendomi: “Dobbiamo assolutamente trovare delle miniere di litio”» (il figlio Cyrille) [Baudriller, Challenge.fr 20/8/2015].
• A Parigi vive nel 16° arrondissement. A Villa Montmorency Bolloré fa il bello e il cattivo tempo. Sempre presente in prima fila alle assemblee dei condomini: mai un incarico ufficiale ma sempre a tramare dietro le quinte. È arrivato a possedervi 3.750 metri quadrati: l’anno scorso un appartamento di 300 mq con giardino di 500 era venduto a sei milioni di euro [Martinelli, Sta 1/11/2015].
• Intimo di Sarkozy: «Tutti ricordano lo yacht prestato per festeggiare la vittoria del 2007 – ma non sarà questo a fermare le discussioni con il Cavaliere. Il finanziere bretone ora ha ottime relazioni con il potere socialista, François Hollande gradirebbe l’operazione Telecom in vista di un avvicinamento con Orange» (Anaïs Ginori) [Rep 21/3/2016].
• Alcuni dei progetti di Bolloré in Italia si sono formati a Villa Montmorency, dove vive l’amico Tarak Ben Ammar, conosciuto nel 2002 alla proiezione di “Femme Fatale”. È attraverso di lui che si è aperta la trattativa con Silvio Berlusconi, nemico giurato di Sarkozy. Ma assicura: «Non faccio campagna per nessuno» [Ginori, Rep 21/3/2016].
• Ama giocare a bridge.